Conferenza dell'Adus Trinacria (ass. Difesa Utenti Sanità) del 3 febbraio alla Sala delle Capriate

ritratto di Pino Lo Presti

Versione stampabile

Pubblichiamo gli “Atti” di quell’importantissimo convegno non certo per la cronaca ma perchè quanto detto quella sera costituisce certamente un documento importante nella storia del rapporto tra la città di Cefalù e la Fondazione San Raffaele per la ottimale gestione dell’Ospedale Giglio-San Raffaele.

Argomenti : Mancate visite specialistiche in regime ordinario e frequente ricorso a prestazioni intramoenia presso l'Ospedale Fond. S. Raffaele Giglio

La presentazione di Salvatore Guarcello, Presidente della Adus-Trinacria-Onlus

Prima di iniziare i lavori, mi sia consentito ricordare a me stesso e a voi che ricade il 150º anno dell'unità d'Italia; al riguardo vorrei ricordare un sunto del discorso inaugurale di Saragat: “Fate che il volto di questa Repubblica sia un volto umano, ricordatevi che la democrazia non è soltanto un rapporto tra maggioranza e minoranza, non è soltanto un armonico equilibrio di poteri sotto il presidio di quello sovrano della nazione, ma è soprattutto un problema di rapporti tra uomo e uomo; dove questi rapporti sono “umani” la democrazia esiste, dove sono inumani essa non è che la maschera di una nuova tirannide”.

Consentitemi anche, visto che si parla di costituzione, di citarvi l'articolo 32.

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Mi sia consentita inoltre una riflessione, a nome dell'Adus (questa riflessione la rivolgo agli organi istituzionali che sono poi quelli che detengono il “borsellino”, per quanto riguarda l'aspetto sanitario):

“La salute non può essere governata dal budget o dal bilancio, non si può morire di budget o per mancanza dell'approvazione del bilancio”.

Procedo alla lettura del testo della lettera inoltrata dall’Adus agli organi competenti il 7 gennaio:


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AL SINDACO DELLA CITTA’ DI CEFALU’
A S.E. MONS. VESCOVO DELLA DIOCESI DI CEFALU’
Vincenzo MANZELLA
AL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE SAN RAFFAELE-GIGLIO Dott. Stefano CIRILLO - CEFALU’
AL DIRETTORE SANITARIO DELLA FONDAZIONE SAN RAFFAELE-GIGLIO Dott. Domenico COLIMBERTI
AL CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE DELLA FONDAZIONE SAN RAFFAELE –GIGLIO - CEFALU’
E, per conoscenza:
AL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIA
Dott. Raffaele LOMBARDO
ALL’ASSESSORE REGIONALE ALLA SANITA’
Dott. Massimo RUSSO
AL GIORNALE DI SICILIA
A LA REPUBBLICA PALERMO
A CEFALU’ NEWS
E, per estensione:
AI CITTADINI DI CEFALU’ E DEL BACINO D’ UTENZA

OGGETTO: Mancata assistenza sanitaria specialistica in regime ordinario.

Pervengono a questa Associazione lamentele da parte dell’utenza sanitaria “NON AGIATA” locale e del bacino tutto per quanto concerne le visite specialistiche in genere ed interventi di microchirurgia.
Si fa rilevare, invece che dette prestazioni vengono eseguite ESCLUSIVAMENTE in regime “INTRAMOENIA”: E’ notorio che non tutta l’utenza è economicamente in condizioni di poter fruire della Sanità intramoenia. Nel mentre, la medesima utenza viene invitata dai responsabili a rivolgersi ad altre strutture sanitarie regionali.
L’utenza, in particolare quella cefaludese, si ritiene avvilita da tale prassi e defraudata in quanto s’è dovuta,nel tempo, far carico di ingenti risorse economiche per la realizzazione del nosocomio (rete fognaria, cabina elettrica, allacci rete idrica etc.) nonché di esosi oneri di espropriazione delle aree per l’edificazione delle strutture su cui gravano ancor oggi contenziosi che vanno ad aggravare il disastrato bilancio del Comune di Cefalù e NON quello dell’ASP Palermo e della Fondazione San Raffaele.

Fra l’altro, si ricorda al Sindaco di Cefalù ed agli altri organi in indirizzo che da oltre un ventennio le Amministrazioni Comunali del Comune di Cefalù, che si sono successe, hanno profuso impegno e risorse non ultimo l’approvazione della modifica al piano regolatore per la realizzazione del Polo Oncologico.
E’ risaputo, come fatto meritorio, che la Fondazione San Raffaele non disdegna di dare il proprio contributo a realtà meno fortunate (Paesi sottosviluppati) e non può non tener conto,invece, di quella cefaludese e dei centri limitrofi che certamente non brillano economicamente.
Per quanto segnalato, si sensibilizzano gli organi responsabili competenti a dare risposte urgenti affinchè vengano rimossi gli ostacoli che non permettono all’utenza di fruire appieno delle risorse sanitarie di cui hanno diritto per dettato costituzionale.

In mancanza di risposte positive, questa Associazione si attiverà per promuovere,presso le località del bacino d’utenza, azioni popolari di grande respiro democratico.

Cefalù, lì 7, Gennaio 2011

IL PRESIDENTE
(Salvatore GUARCELLO)
IL SEGRETARIO
(Castrenze DE VINCENZI)
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Procedo alla lettura della risposta della Fondazione Giglio-S. Raffaele in data 27 gennaio

(vedi allegato pdf alla fine)


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Questo è il primo momento di una manifestazione popolare che non si presenta come controparte di nessuno. L'Associazione Difesa Utenti della Sanità è il ponte che si pone tra le parti sociali e le istituzioni perchè queste ne siano democraticamente stimolate.
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Viene data ora la parola ai rappresentanti dei Comuni

Giuseppe Muffolletto, sindaco di Gratteri
Per la parte che mi riguarda, quella lettera la reputo assolutamente esaustiva; credo che con quella lettera venga individuato il nocciolo della questione. Cioè a dire, la Regione siciliana ha stretto le borse, c'è un problema di budget: 6 milioni di euro che non sono stati rimborsati, c'è un'ulteriore esposizione finanziaria; si parla di una riduzione di posti letto che apprendo essere indicata in circa 68 - di cui 58 per i cosiddetti acuti e 10 per la lunga degenza, pare -.
Allora, un Sindaco che sente queste cose non può che, dovendo fare il suo dovere, dire: siamo pronti a fare il nostro dovere, ad intervenire, a creare un comitato di sindaci - allargato a chi voi ritenete - per poter intervenire sulla Regione siciliana a sostegno di questo Ospedale: una realtà ingentissima, di uno spessore e di una valenza enorme, che anche per esperienza personale ho avuto modo di apprezzare.
Sento parlare di una lista di attesa - è una notizia che mi mancava - di ben 30.000 persone. E, se c'è una lista di 30.000 persone significa che il “prodotto” è un prodotto importante!
Però ho sentito il Presidente della Fondazione dire che ci sarebbero state delle inesattezze nella relazione introduttiva. E quindi per dare noi un contributo più fattivo, più completo, vorremmo capire se queste inesattezze ci sono e in cosa consistono, per poere meglio arrivare poi, con il concorso di tutti, ad una sintesi che abbia come comune denominatore il diritto alla salute delle persone: un diritto sacrosanto che, come è stato ricordato, è scritto nella carta fondamentale; a tutela del quale - per primi noi sindaci - abbiamo il dovere di intervenire adottando le opportune iniziative nel rispetto della legge.

Giuseppe Guercio, sindaco di Cefalù
Io, come sindaco di Cefalù, non posso essere che fiero di questa struttura ospedaliera.
Oggi, Cefalù è conosciuta nel meridione d'Italia. Soprattutto nel mondo conosciuta nel campo del turismo, però nell'Italia meridionale è conosciuta soprattutto anche per questa struttura sanitaria che è un fiore all'occhiello non solo per Cefalù ma soprattutto per la Sanità siciliana. Oggi, l'Ospedale San Raffaele è un Ospedale che è frequentato dalla popolazione che ne ha di bisogno, dai malati dell'Italia meridionale; e il fatto che molti arrivano anche solo per curarsi deriva dal fatto che l'Ospedale “San Raffaele” è un fiore all'occhiello della Sanità siciliana. Ed è questo il motivo per cui molti vengono a Cefalù a curarsi. E’ per questo abbiamo delle liste di attesa che sono abbastanza (attorno ai 26/30.000).
L'Ospedale “San Raffaele” nel 2003 era destinato a chiudersi - come l'ospedale di Petralia - per le vicende che sappiamo nel campo della Sanità regionale. Soltanto per l'accortezza di chi allora amministrava Cefalù, ed anche la Regione siciliana, si è cercato di fare questa Fondazione: “Ospedale San Raffaele-Giglio”, dove i partner erano la Regione siciliana, l'Asp (la vecchia Usl), il Comune di Cefalù e il “San Raffaele” di Milano.
Si è costituita questa Fondazione che ha portato avanti questa struttura che - come dicevo prima - rappresenta un punto di riferimento per la Sanità siciliana.

Io intervengo anche nella veste di medico, oltre che come Sindaco e Consigliere del Consiglio di amministrazione del San Raffaele.
Mi rendo conto che la struttura ospedaliera del San Raffaele, oggi, è qualcosa di importante. Noi abbiamo evitato quella mobilità passiva che era “il viaggio della speranza” che veniva fatto nei paesi delle città del Nord, ma anche fuori Italia. Oggi, abbiamo ridotto questa mobilità passiva, questo “viaggio della speranza”; e anzi è aumentata la mobilità attiva: abbiamo quà dei malati che vengono da altre regioni, come dicevo prima. Quindi non possiamo che essere fieri di questa situazione!
Per quanto riguarda i posti letto, io ho notizie freschissime: nel senso che sulla Gazzetta ufficiale, l'altro giorno, è arrivata la comunicazione che il numero dei posti letti erano stati ridotti di circa 60 unità. Oggi, apprendo che sta per essere firmato un nuovo Decreto di correzione per cui, addirittura, avremo ben sei posti letto in più rispetto ai 256 precedenti. Questo dato viene ribaltato quindi a favore del San Raffaele-Giglio di Cefalù, e, quindi, di tutto il territorio delle Madonie e di tutto il territorio siciliano.

Per quanto riguarda le visite ambulatoriali, io ho qui dei dati - che mi sono stati forniti dal direttore Colimberti - dove noi abbiamo 241.891 visite ambulatoriali nelle varie branche. Abbiamo avuto, rispetto all'anno 2009, un aumento del 3% circa. Di tutte le visite ambulatoriali, nella relazione del dott. Pomi si diceva poco fa che, il 10% era “attività intra-moenia”. Io sò che soltanto il 4% è rappresentato dalle visite “intra-moenia”: una quantità abbastanza esigua.
Quindi, io penso che l'ospedale San Raffaele dia una risposta concreta a quelle che sono le esigenze del territorio non solo madonita ma anche dell'intera Sicilia.

Noi, come diceva poco fa il signor Guarcello, abbiamo approvato in Consiglio comunale, l'area del Polo oncologico, cioè abbiamo fatto una Variante per consentire alla Lato, che è un laboratorio di tecnologia oncologica, di costruire il Polo oncologico, perché - come tutti sappiamo - l'ospedale San Raffaele-Giglio di Cefalù ha come indirizzo quello della “eccellenza”, quello di curare soprattutto le malattie tumorali che purtroppo sono in continuo aumento. Giorno per giorno, noi, come medici, abbiamo appunto un aumento delle diagnosi di tumore.
Quindi credo che questo sia qualcosa di importante per il nostro territorio, per la nostra Sicilia.

Per quanto riguardo la micro-chirurgia, io direi di fare una correzione: non si tratta di micro-chirurgia ma di “piccola chirurgia”, perché la micro-chirurgia è quella che si effettua con i microscopi, questa è invece “piccola chirurgia”: la erniectomia, la colicisti; questa è “piccola chirurgia” e non micro-chirurgia.
Io sò che già da qualche settimana questa è ritornata “a regime” - proprio così -; si è ri-iniziata a fare questa chirurgia diciamo “minore” (mi è stato confermato dal Presidente).
Quindi io penso che, tutto sommato, le cose vanno abbastanza bene, e credo che, nel giro di qualche settimana, si possa ritornare nel regime di prima per quanto riguarda proprio questa “piccola chirurgia”.

Il Vicesindaco del Comune di Isnello
Come diceva lei prima: “di budget non si può morire”.
Nessuno vuol togliere che il San Raffaele a Cefalù è un “Polo di eccellenza”, dove c'è tantissima mobilità in entrata. Però il dubbio in questo momento è che noi, per quanto riguarda le riviste specialistiche, abbiamo della mobilità in uscita; perché se continuiamo ad avere queste lunghe liste di attesa, (si parla di luglio 2012 e si sente dire anche 2013), noi rischiamo di avere della grossa “mobilità in uscita”!
Qualcuno mi corregga se sbaglio: il San Raffaele è partito come un Polo di eccellenza - è un Polo di eccellenza - a cui la Regione penso che rimborsi le prestazioni in maniera maggiorata rispetto ad altre strutture private (spero che mi sbagli).
Volevo fare una semplice premessa: il problema Sanità penso che sia un problema molto più ampio perché appunto la Sanità non può essere trattata come un'industria, come una fabbrica, per cui “in base al budget, ai tagli, etc...”; è un problema molto più ampio che va affrontato sia livello regionale sia a livello nazionale, però vorrei dire che, fermo restando il risultato ottenuto e che nessuno vuole mettere in dubbio - noi rischiamo che, trattandosi di una struttura “soggetta a budget”, nel 2011 potremmo arrivare anche che al mese di giugno questo è esaurito e non potremo quindi fare più visite specialistiche.
Nel Distretto di Cefalù purtroppo noi non abbiamo altri ospedali pubblici, quindi il rischio che corriamo ogni anno è quello che più volte abbiamo detto. Siamo sempre stati favorevoli ad una sanità diffusa sul territorio, per quanto riguarda certa specialistica, ma è un discorso che va affrontato in maniera più ampia, al di là dei risultati nell’ “eccellenza”, stiamo pure attenti alla prevenzione!
Parliamo di assistenza garantita tutti cittadini, agli indigenti.
Perfetto siamo tutti d'accordo con l'alta specializzazione ma penso che sia pure importante la medicina della prevenzione. Tutti oggi parliamo di prevenzione però alla fine non si può aspettare un anno per una visita. Abbiamo tanta mobilità in entrata ma continuando di questo passo, penso che chi non può pagare una visita si dovrà recare in un'altra struttura pubblica, a Petralia, a Termini o a Palermo.
Quindi affrontiamo il problema da tutti i lati; nessuno mette in dubbio il discorso che (il San Raffaele) funzioni. (Applausi)

La rappresentante del Comune di Castelbuono
Volevo rappresentare il disagio dei cittadini di Castelbuono.
Noi, attraverso il Segretariato sociale, offriamo il servizio di prenotazione on-line delle visite al San Raffaele, e abbiamo sempre riscontrato nel San Raffaele una grande disponibilità. Questo servizio infatti funziona molto bene.
Però, negli ultimi tempi, succede che gli utenti che vengono a prenotare si sentono indicare date come il 2013, mentre, nello stesso tempo, viene detto che per le visite “intra-moenia” invece i tempi sono notevolmente ridotti. Voglio solo far presente che la gente che si reca a questo nostro sportello è in genere la gente più disagiata; è la gente che, quando si sente dire che non può andare a fare una visita all'Ospedale di Cefalù, si confonde perché dovrà spostarsi in luoghi meno abituali. Cioè è la gente che ha più bisogno, che deve essere più aiutata.
Volevo solo esprimere questo, e spero che qua, tutti assieme: noi, l’Amministrazione di Cefalù, l’Adus - che si prende pensiero della salute dei cittadini e soprattutto dei più deboli -, e il San Raffaele, assieme possiamo trovare delle soluzioni a questi problemi.

Delegato del sindaco di Pollina
Anche io, come il collega Guercio, sono un medico di base è quindi vivo il disagio della popolazione che si sta determinando in questi ultimi mesi. E’ perfettamente condivisibile l'apprezzamento per le professionalità del San Raffaele, però a me pare che negli ultimi mesi si stiano creando dei problemi organizzativi che portano tanto disagio nella popolazione.
Per esempio, per le prenotazioni - come diceva la collega di Castelbuono - si parla ormai del 2013. Oltre che come cittadino, ho molto disagio - come medico - a stabilire un rapporto professionale con i miei assistiti. Come faccio a gestire un paziente quando si parla di tempi come il 2012/13 o, addirittura, ci si sente dire che si deve telefonare l'anno prossimo per prenotare?
Questo credo che non sia accettabile proprio in base a quel principio costituzionale che è stato detto prima!
Ma volevo entrare un po' sul piano tecnico.
Poco fa, ascoltando la lettera del direttore del San Raffaele, si diceva che viene assicurata comunque l'esecuzione delle prestazioni “secondo i codici di priorità”. I codici di priorità, sono quei codici che - a seguito di un decreto entrato in vigore qualche mese fa -, il medico deve segnalare sulla propria richiesta. Ebbene mi accade che prescrivo una richiesta di elettro-cardiogramma da sforzo (tra l'altro, una prestazione suggerita da un altro specialista in tempi brevi molto brevi), con scritto “urgente”, cioè da farsi almeno entro le quarantott'ore. Ebbene la prenotazione è stata fatta per giugno! Che senso ha tutto questo? I nostri codici di priorità non vengono assolutamente presi in considerazione.
A questo punto, diteci come dobbiamo comportarci perché non serve a nulla questo “codice di priorità”, serve solamente a deludere il paziente.
Vorrei dei chiarimenti da parte del direttore del San Raffaele in merito a questa situazione dei “codici di priorità”. (Applausi)

Il Presidente della Fondazione Giglio-San Raffaele, Dott. Cirillo
Siamo presenti, come vedete, per onorare la cittadinanza di Cefalù e il Sindaco.
Siamo venuti al completo tutto il management del San Raffaele e non per accogliere una polemica che si fonda assolutamente su dei dati inesatti, nè tantomeno per accogliere la polemica di chi rappresentando anche le istituzioni fa anche il medico di famiglia e rappresenta delle informazioni distorte alla popolazione; perché mi risulta che l'elettro-cardiogramma da sforzo non rientra tra i codici di urgenza, e quindi spero che andrà a studiare un attimino meglio quello che c’è nella tabella dei codici di urgenza, prima di informare o di disinformare i suoi pazienti. Su questo ci tengo visto che lei fa il medico di base. E, se la base è disinformata, questo ricade proprio su quel diritto alla salute, che viene a mancare perché il medico di base - in questo caso, lei, dottore, mi scusi - ha prescritto qualcosa segnalando una urgenza dove urgenza non esiste e che quindi non rientra fra tutti quei codici.
Questa è la prima cosa!

Però, al di là della nota polemica (perché non siamo venuti qui per fare nessuna polemica ma semplicemente per sottolineare dei dati giunti attraverso questa disinformazione e per correggerli) prima di tutto vorrei dire che il San Raffaele di Cefalù, malgrado naturalmente i tagli che sicuramente hanno colpito tutta la Sanità siciliana, ha continuato ad operare incrementando tutte le attività chirurgiche, quindi i ricoveri ordinari, incluso le attività ambulatoriali. Cioè, il fatto di aver subito dei tagli non ha assolutamente rallentato la nostra corsa per rispondere a tutte le esigenze dei cittadini!
È pure vero che diventando “attrattivi”, non più solo per Cefalù e i paesi limitrofi, ma per tutto il territorio della Regione Sicilia, più abbiamo richieste. Per cui la gente non si interessa tanto del fatto che esistono anche delle prestazioni ambulatoriali che possono essere assolutamente erogate dal Distretto sanitario di Cefalù ma pretende che la Fondazione San Raffaele - avendo appunto sicuramente consolidato una qualità e un'eccellenza che pochi altri hanno - eroghi quelle prestazioni. Quindi noi svolgiamo sicuramente un lavoro che dovrebbero svolgere altri, da un punto di vista delle prestazioni ambulatoriali. Ciò nonostante, malgrado i tagli e malgrado la quantità sempre esponenziale di richieste di attività, anche ambulatoriali, abbiamo continuato a “rispondere”, incrementando anche per il 2010 la nostra attività. Questo per rispondere al “criterio del budget”!
Il fatto che noi siamo stati schiacciati economicamente non ha rallentato minimamente la nostra corsa e la nostra risposta alle esigenze, sia per quanto riguarda i ricoveri ordinari sia per quanto riguarda la attività ambulatoriale.

- Castrenze De Vincenzi, Segretario dell'Adus-Trinacria-Onlus di Cefalù

Devo dire un paio di cose. Perché è strumentale parlare di soggetti che sicuramente sono disagiati è mettere, nello stesso piano della bilancia, la “solvenza”. Che cosa è la “solvenza”?
La solvenza - che noi svolgiamo soltanto per una attività del 4% - è quella attività che il medico, dipendente da qualsiasi struttura ospedaliera, ha diritto a svolgere nell'ambito della propria struttura!
Noi, per non togliere un diritto ai nostri lavoratori e quindi ai nostri medici, diamo la possibilità di svolgere questa attività che non inficia minimamente e non incide minimamente sulla risposta che diamo all'attività ambulatoriale in regime di convenzione.
Quindi, anche questo dato, assolutamente strumentale, assolutamente inesatto, va corretto.
Anche per questo mi fa piacere rispondere, intanto al Sindaco che è ben informato e vi ha dato dei dati assolutamente esatti, è poi alla popolazione che troppo spesso viene volutamente e strumentalmente disinformata. “Strumentalmente disinformata” perché?
Perché l'Ospedale di Cefalù, e quindi il San Raffaele, oggi raccoglie una risposta, rispetto a tutti gli altri ospedali, sicuramente d'interesse maggiore anche da parte dell'Assessorato, il quale ci riconosce, rispetto ai 250 posti letto precedenti, oggi 256 posti letto: sei posti letto che per noi fanno la differenza nel senso che ci consentiranno a breve di aprire un'altra branca specialistica. Vado oltre.
Noi siamo l'unico Ospedale che, già da un anno - e quindi vi invito a fare il giro di tutti gli ospedali siciliani, prima di parlare del San Raffaele -, ha attivato, nelle proprie aree di emergenza, ben sei posti letto, di osservazione breve ... Cosa sono? Vengo e mi spiego.
Se il paziente X se si reca in qualsiasi Ospedale, in un qualsiasi Pronto Soccorso, troverà o la barella o - come si legge sui giornali di oggi e di ieri - la sedia per la vecchietta che ha aspettato tre giorni. Noi, già da un anno, abbiamo attivato un percorso per cui il paziente che deve stazionare dentro la nostra sala di attesa, nelle aree di emergenza, ha un letto dedicato in un'area riservata, consentendo a questi pazienti un rispetto della privacy e della attesa, e quindi - ora ci vuole - quel diritto alla salute che veramente nessuno riesce a garantire sulla regione Sicilia; ma - mi posso allargare un pochettino -sono poche le strutture che oggi hanno attivato questi percorsi anche nell'area di emergenza.
Quindi sui posti letto: altra inesattezza in più; in più abbiamo attivato questa area di emergenza importantissima che è l' “osservazione breve”.

Altro punto che mi preme personalmente, assolutamente chiarire, è quel punto che strumentalmente viene utilizzato per dire: come mai la fondazione San Raffaele riesce ad andare a soddisfare le esigenze di qualche povero disgraziato in paesi lontani e non riesce a rispondere al territorio cefaludese o delle Madonie?
Un'altra fandonia!
Perché noi siamo riusciti - attraverso un fondo di solidarietà internazionale offerto dalla parte del Presidente della regione Sicilia - a completare un Ospedale in un paese veramente disgraziato - tra i primi 10 paesi più poveri del mondo: il Burundi -. Con quelle risorse che “non erano” risorse dedicate alla Fondazione, che siamo riusciti a reperire, siamo riusciti a dare una risposta in un posto dove i ragazzini, abbiamo visto - anche qui con qualche presente - muoiono ogni giorno a migliaia e le mamme muoiono di conseguenza per mancata assistenza sanitaria. C siamo fatti carico, ci siamo presi anche quest'onere di soddisfare chi assolutamente è dimenticato da Dio e dagli uomini e questo assolutamente senza togliere un solo euro a quello che è il nostro budget che serve per la risposta al territorio, per quello che riguarda i ricoveri ordinari e le prestazioni ambulatoriali.

Altra assoluta disinformazione strumentale è quella che fa riferimento alla micro-chirurgia o ai piccoli interventi, perché?
Perché intanto, in Fondazione, la micro-chirurgia non si è mai fatta, secondo, parliamo degli interventi minori o della chirurgia ambulatoriale!
Vero è che fino a un anno fa i piccoli interventi di chirurgia ambulatoriale, pur non essendo previsti all'interno della Fondazione, venivano fatti - diciamo così - in maniera “riservata” da qualche medico.
Abbiamo stabilito una regola che non permette al chirurgo, all'interno della Fondazione, di fare i piccoli interventi chirurgici che possono essere fatti presso qualsiasi ambulatorio medico. Quindi non c'è bisogno per togliere il porretto di venire in Fondazione, fare l'intervento; non togliamo niente a nessuno avendo, diciamo, limitato questa attività di chirurgia ambulatoriale!

Per quanto riguarda invece gli interventi di chirurgia minore ... eh lì, eh lì non siamo perfetti! Davvero non siamo perfetti!
Perché non siamo perfetti?
Perché, ad un certo punto, dall’inizio di ottobre del 2010, abbiamo accolto un chirurgo di fama internazionale che ha deciso di tornare da Milano in Sicilia ad operare, un chirurgo che normalmente si occupa di alta chirurgia e di chirurgia oncologica radicale.
L'arrivo di questo chirurgo all'interno della Fondazione ha attratto talmente tanti pazienti, anche da fuori regione - pazienti che normalmente erano abituati a fare le valigie per andare a Milano, a Roma per farsi operare - che finalmente hanno scoperto che possono essere trattati, anche per la chirurgia oncologica radicale quindi anche per patologie che normalmente obbligavano il siciliano ... Il bel nome di Trinacria di questa Onlus che crea questa polemica mi fa riflettere perchè, fino a oggi, i siciliani non avevano una risposta adeguata per quello che riguarda certe patologie ed erano costretti a migrare attivando quindi quella mobilità passiva che tanto, poi, finisce per logorare e di influire su quello che voi chiamate “il diritto alla salute”! Signori, se c'è qualcuno che difende il diritto alla salute dei siciliani, se c'è qualcuno, mi sento di poter dire, che difende quella utenza che ha bisogno di risposte sulla regione Sicilia, sicuramente il San Raffaele occupa il podio più alto. E questo è fuori discussione; lo dimostrano i fatti, non lo dimostrano le mie parole: se oggi abbiamo ricoverato in ginecologia oncologica dei pazienti di Milano significa che qualcuno da Milano ha scelto di venire al San Raffaele di Cefalù per farsi operare, cosa che fino a qualche anno fa non sarebbe stato inpensabile o inimmaginabile, sembrava fantascienza o fanta-medicina.
Il che significa che il San Raffaele, con molti sacrifici di tutti quelli che ci operano e ci lavorano, e anche con delle scelte molto spesso anche coraggiose, ha deciso di investire per fare realmente, del Polo di Cefalù, un Polo di alta specialità, e un Polo oncologico!
Questo che cosa determina? E, rispondo al dottore di Pollina: determina che o l'esigenza della urgenza è reale e noi rispondiamo realmente alle persone che hanno bisogno ..., e quindi il paziente oncologico per noi ha la priorità assoluta; perché sapete che in una famiglia scoprire che c'è un soggetto affetto da una patologia tumorale scatena, in ordine psicologico, un marasma. Noi ,a quei pazienti, prima di qualsiasi altro paziente, vogliamo rispondere, anche perché, ripeto, la Fondazione di Cefalù nasce come soggetto che doveva sviluppare un'alta specialità e soprattutto sviluppare una specialità oncologica. Noi grazie ai professionisti che oggi occupano la chirurgia generale e quindi la chirurgia oncologica, l'urologia, la ginecologia oncologica, siamo in assoluto l'Ospedale siciliano che sviluppa maggiori interventi di chirurgia radicale oncologica. E, quindi siamo il primo Ospedale di regione Sicilia che risponde - percentualmente rispetto ai posti letto che ha e le attività che sviluppa - che risponde a questo tipo di esigenze. Quindi cosa abbiamo fatto?

Verissimo che anche chi ha l'ernia inguinale ho chi ha una colicestectomia da fare deve essere gestito nel territorio, soltanto che noi abbiamo dato la precedenza negli ultimi mesi, proprio per questi arrivi importanti di professionisti che attraevano moltissimo, abbiamo dato la priorità a chi soffriva di più, a chi aveva più esigenza di risposte immediate. Abbiamo voluto tutelare quelle famiglie per evitare che - come succedeva una volta -, dovessero fare la valigia, dovessero trasferirsi a Milano o a Roma per avere quelle risposte che invece oggi riusciamo a dare nel territorio di Cefalù. Questo cosa significa?
Significa che certo qualche volta è successo di dover trasferire un paziente a Termine Imerese, o forse di chiedere all'ospedale di Petralia di sviluppare un po' di attività chirurgica maggiore: eh questo sta nelle cose, non potete pensare che, oltre una certa capienza noi riusciamo a produrre di più! Non perché c'è stato tagliato un budget o ci vengono distolte delle risorse, ripeto, perché noi siamo riusciti - e questo è stato il nostro biglietto di presentazione (di questa Direzione generale, di questo Direttore sanitario, del Consiglio di amministrazione, del Collegio sindacale); il nostro biglietto di presentazione è stato arrivare e risanare un bilancio che vedeva 18 milioni di perdite - che ereditavamo - e nel 2009 abbiamo portato un bilancio in pareggio, anzi con un minimo di attivo. Quindi, da questo punto di vista, assolutamente continuando rispondere a tutte le attività sanitarie che ci venivano richieste.

Un altro piccolo particolare che vorrei aggiungere.
È chiaro che non si può guardare solo all'alta specialità e alle attività minori, ma proprio perché vogliamo rispondere prima di tutto a quei cittadini bisognosi di cui parliamo, siamo l'unico Ospedale siciliano, dico l'unico Ospedale siciliano, che da qualche mese ha attivato un percorso pilota sperimentale di assistenza domiciliare proprio per quei pazienti svantaggiati. Cosa facciamo?

Una cosa che nessuno prima aveva fatto: prendiamo il paziente che ha bisogno della dimissione, lo accompagniamo a casa con un nostro operatore sanitario, lo assistiamo per i primi giorni di rientro - soprattutto lo abbiamo fatto con dei pazienti disagiati e delle persone anziane che abbiamo riaccompagnato - uno proprio a Pollina da dove viene il dottore!
Quindi vi invito a guardare oltre a quella che è la disinformazione che vi viene trasmessa, perché rischia di sembrare estremamente strumentale, anche perché, a parte il discorso che c'è una incongruità dei posti letto, un’altra risposta importante - proprio per il fatto che noi siamo un'eccellenza -: c’è stata data recente, c'è stato concesso un finanziamento di 11 milioni di euro che ci permetteranno, all'interno della struttura, di acquisire nuove tecnologie sanitarie, di ristrutturare due piani - che abbiamo sin adesso tenuto al greggio - e quindi costituire una nuova struttura di accoglienza per la rianimazione e per i pazienti in stato neurovegetativo cronico. Oltre questo, faremo due sale operatorie nuove che sono state, appunto, “badgettizzate” in questi 11.000.010 concessi, e utilizzeremo questa somma per altra tecnologia assolutamente innovativa.

Perché ve lo racconto?
Perché troppo spesso si vuole dipingere un quadro più nero di quello che è, assolutamente anzi si punta sul San Raffaele di Cefalù per rilanciare, permettetemi di dire, non soltanto quello che è uno strumento sanitario nel territorio, non soltanto per rispondere dal punto di vista sanitario, ma per incidere anche su quella che è l'economia di questo territorio. E, se riusciamo ad attrarre gli investimenti, sicuramente riusciamo a dare risposte economiche.
Per questo noi siamo voluti andare anche oltre a quello che è il nostro mandato - perché si potremo fermare ritengo su quello che facciamo -, ma siamo andati oltre e abbiamo fatto partire una serie di progetti, per rispondere anche dal punto di vista occupazionale - visto che avevamo trovato una saturazione occupazionale importante e visto che abbiamo rilevato comunque che il territorio ha una esigenza di risposte occupazionali che nessun'altro riesce dare - e quindi sicuramente la quantità di richieste che ricevevamo ci ha fatto sorgere il dubbio: come possiamo rispondere noi, visto che comunque abbiamo una saturazione importante?
E, abbiamo fatto partire una serie di progetti che oggi sono andati in porto - uno, un progetto di inclusione sociale con il comune di Termini Imerese - per cui accoglieremo una ventina di operatori sociosanitari che riusciranno, con uno stipendio di ottocento euro al mese, a stare in Fondazione, ad acquisire un noau specifico nella Sanità grazie a questo progetto al quale abbiamo aderito proprio per dare risposte.
Inoltre abbiamo portato avanti, abbiamo aderito a progetti anche di formazione - per quello che riguarda sempre operatori che potrebbero lavorare all'interno della Fondazione -, e lo abbiamo fatto con dei soggetti “formatori” del territorio.
Non ultimo, per importanza, anzi - come contenuti - è sicuramente l'aspetto più importante che speriamo di centrare come obiettivo, quello che riguarda il progetto della rete operativa di assistenza domiciliare intesa come “dimissione protetta”. Abbiamo depositato alla Famiglia e alle Politiche sociali un progetto che prevede un finanziamento, da parte della Famiglia e alle Politiche sociali, alla Fondazione per una somma che è di circa 4 milioni di euro, che ci dovrebbe consentire, se dovesse essere approvato dalla Famiglia e le Politiche sociali, di occupare circa 90 soggetti sull'attività socio-assistenziale domiciliare. Il che significa che - permettetemi di dire che siamo andati anche oltre il nostro mandato -, assolutamente in sinergia poi con il Distretto, ove sarà possibile, vogliamo rispondere a quella che è un'esigenza che pochi altri riescono a coprire: normalmente l'assistenza domiciliare nei paesi, nei paesi minori, è delegata ai Distretti, e noi invece ci siamo fatti carico anche di questa idea progettuale.

Non voglio aggiungere altro perché rischierei di parlarmi di sopra, non siamo venuti per autoreferenziarci assolutamente, vorrei che questo fosse stressato, siamo venuti per accogliere l'invito intanto del Sindaco del comune di Cefalù, che con molta costanza è presente all'interno della Fondazione, non soltanto perché fa parte del Consiglio di amministrazione che ha consentito di raggiungere questi risultati, ma perché è sicuramente una persona, essendo medico ma essendo particolarmente sensibile ai problemi della popolazione, ci rappresenta costantemente quelle che sono le esigenze e ci permette quindi di interfacciarsi attraverso lui col territorio per rispondere al meglio.

Ovviamente non siamo perfetti e quindi qualche cosa si sfugge assolutamente.
Devo dire un'altra cosa - ma, ripeto, non per autoreferenziarci -, sicuramente il fatto che oggi alcuni paesi del Mediterraneo - e non sono stati pochi ultimamente (veniamo contattati dai Rettori dell'Università, dal Presidente di qualche Repubblica dei paesi mediterranei) -, per sviluppare un progetto, un copia-incolla lo chiamo io, del San Raffaele di Cefalù nel loro paese, ha un significato. Significa che l'eco di quello che noi produciamo in termini sanitari è sicuramente andato oltre. Il che non significa minimamente che perdiamo l'attenzione per quello che è il rispetto assoluto che mettiamo davanti ad ogni nostro obiettivo che è quello sicuramente di rispondere “prima di tutto e soprattutto” a chi ha bisogno, prima di tutto e soprattutto a chi soffre. Quindi io ripeto voglia chiudere semplicemente ripetendo quello che detto all'inizio: la difesa dei diritti sanitari, la difesa di chi ha bisogno, all'interno di questo territorio e di regione Sicilia, sicuramente per prima li porta avanti la fondazione San Raffaele!

Rosario Lapunzina, consigliere comunale del Partito democratico
L'argomento sarà trattato nel prossimo Consiglio comunale, dove abbiamo chiesto una Relazione al Sindaco, nella qualità di Consigliere di amministrazione del Giglio-San Raffaele.
Parto da quello che, per ultimo, ha detto il dott. Cirillo: “Se c'è qualcuno che ha a cuore la difesa della salute della popolazione e di corrispondere al suo bisogno di assistenza, questo è la fondazione Giglio-San Raffaele”!
Partendo da questa affermazione, a me l'approccio - che il Presidente della stessa Fondazione ha portato avanti questa sera - non è piaciuto, perché bollare di “disinformazione” quando questa sera vi è un confronto - e senza che ci siano assolutamente pregiudizievoli contrapposizione - un confronto che proviene da un'esigenza nata dal territorio?
A me non meraviglia il fatto che è esaustiva la relazione del dott. Pomi per quanto riguarda l'avvocato muffoletto che è il Sindaco del comune di Gratteri, mi meraviglia invece che è esaustiva per quanto riguarda il Sindaco del comune di Cefalù e anche per qualche altro che magari fa il medico! Perché, sapete qual è la differenza tra un Sindaco del comune di Gratteri e un Sindaco del comune di Cefalù in quanto medico? Il Sindaco del comune di Gratteri sicuramente potrà sentire i suoi cittadini sui servizi resi loro dalla fondazione Giglio-San Raffaele, il Sindaco del comune di Cefalù, oltre a sentirli come cittadini-utenti, li sente anche come pazienti; e il Sindaco del comune di Cefalù ha parecchi pazienti. Non è una polemica!

Perché dico questo?
Perché oggi siamo qui in quanto sicuramente c'erano delle cose che non non hanno funzionato per quanto riguarda i servizi resi. Non stiamo dicendo che la responsabilità è al 100% della fondazione Giglio-San Raffaele. Abbiamo sentito che ci sono budget, che ci sono tagli, ascoltiamo, leggiamo tutti giorni dall'assessore Russo quelli che sono i tagli in corso e quelli che si dovranno fare ancora per rientrare nelle spese del sistema sanitario nazionale.
Però è sicuro che ci sono delle cose che non vanno qui. Perché ascoltare, dal Presidente della fondazione Giglio-San Raffaele, che si ammette che la piccola chirurgia, l'operazione di coliciste, di appendicite, non si faranno più “perché abbiamo fatto questa scelta in quest'Ospedale” ci preoccupa non poco.
Perché ci preoccupa non poco?
Non perché noi siamo convinti che l'Ospedale Giglio-San Raffaele sia un Ospedale vocato soltanto al bacino del territorio, come lo era prima. Sappiamo benissimo - non ce ne siamo resi conto soltanto contando le macchine che ogni giorno vi affluiscono, ma conoscendo quali sono i numeri che sviluppa la Fondazione - che ormai questo è Ospedale dove, oltre che a venire da Milano, vengono da Naro, da Siracusa e da altri posti; ma questo non significa che devono essere sacrificati, completamente macinati, quelli che sono i diritti e le necessità della popolazione dei comuni del Distretto. L'ospedale ha una struttura: è una struttura della Regione siciliana, il servizio alla Gestione viene reso dalla fondazione Giglio-San Raffaele.
Noi siamo contentissimi che la fondazione Giglio-San Raffaele abbia risanato il bilancio!
Ho letto una Delibera, del precedente Presidente della Fondazione, dove si davano ampi poteri al precedente Presidente, dove si poteva fare di tutto. Io penso che addirittura poteva venderne le mura, cioè una Delibera incredibile!Eppure, senza entrare nel merito, quel tipo di gestione - centralizzata nelle mani soltanto di una persona - ha portato a un deficit.
Apprendiamo dai dati che ci fornisce la Fondazione che abbiamo risolto i problemi, che abbiamo acquisito anche ulteriori finanziamenti - che non hanno niente che vedere con quelli della Lato - e che ci sono progetti di formazione, di inserimento occupazionale; occupazione che ha già raggiunto un buon livello, lo dice uno che con l'occupazione si lavora.

Ma questo non c'entra col problema che stiamo trattando questa sera.
Questa sera non stiamo facendo una relazione sul tema: Fondazione si, Fondazione no, gestione sì, gestione no: questo non è il tema!
L'Ospedale in gestione non ve l'abbiamo dato noi.

L'affidamento in gestione dell’Ospedale, convinta della capacità dell'Istituto San Raffaele di Milano e di quelle che erano il Noau e la organizzazione che da lì venivano e che qui si sarebbero trasferiti, è competenza della Regione siciliana, data per cinque anni e rinnovata, sulla quale noi questa sera non mettiamo dito - non avremmo titolo per mettere dito -.
Dottore Cirillo glielo dico con una franchezza massima, io non ci sto a dire come lei che utto va bene ed è tutto frutto di disinformazione, non è così.
Io sono uno che tutti giorni - e non lo faccio soltanto nel periodo preelettorale - lavora a contatto con la gente, sto a parlare con la gente; e quando la gente si lamenta del fatto che quella prestazione non può essere resa se non fra 8/9 mesi, e gli si dice: “se vuoi a pagamento la facciamo subito”... Guardi, lei fa un gesto come se io dico sciocchezze, la prego guardi per la sincerità ... (applausi) ... appunto perché io sono uno di quelli che ha votato, all'unanimità con tutto il Consiglio, il progetto della Lato, e sono uno di quelli che ha contribuito, come Gruppo consiliare - insieme ai miei due colleghi -, a costruire un documento (insieme ad altri colleghi a cui non voglio togliere il merito) che fosse approvato e che ha fatto sì che tutto il Consiglio comunale credesse in questa scommessa che voi state portando avanti, io - mi creda - , stasera, non verrei qui a dirle sciocchezze.
Guardi le faccio solo un esempio o anche due.
C'è un dipendente del Giglio-San Raffaele che, purtroppo, non potrà più lavorare con voi perché ha perso la vista - sapete benissimo di chi si tratta -, e che recentemente doveva sottoporsi ad un piccolo intervento chirurgico; mi telefonato l’altro giorno per dirmi che si doveva sottoporre a intervento ma che gli avevano chiesto € 500!

Ecco, quando un paziente ha bisogno, è costretto a pagare perché se nò deve andare a Petralia o a Termini, e questo quando noi abbiamo un Ospedale che dovrebbe rendergli un servizio, un servizio che per quanto riguarda l'oncologia invece è un servizio ben fatto. Ma non è che si può aspettare che ci si ammali di tumore per essere serviti dall'Ospedale Giglio-San Raffaele?(applausi) E’ una disgrazia che io ho pagato di persona; ho perso papà per questa malattia, e per questo, avendo girato il mondo (America e 13 volte in Francia) so cosa significa ammalarsi di tumore. Però non è possibile - e scusatemi l'emozione - che l'ospedale del territorio - che ha avuto ora una eco regionale (siamo felicissimi) -, che ha dato sviluppo, poi però alla fine risponda - come lei ha fatto questa sera - “si su questo vi diamo la conferma: noi le piccole operazioni non le eseguiamo più”!
Guardi, mi creda - questo è il secondo esempio - sono decine i casi di pazienti che soffrono di malattie tiroidee, e che si rivolgono a una dottoressa vostra (che nel tempo si è fatto una fama e si è fatta voler bene), ebbene questa dottoressa ha detto già nei mesi scorsi - ma anche in questi giorni -: “non sappiamo perché forse sarà a pagamento”!
La terza cosa l’ ho provata di persona.
Guardate io sono stato in settimana, per due casi di carattere familiare, in due diversi giorni, al Pronto soccorso. Guardate due medici al Pronto soccorso, in giornate che mi hanno detto non essere particolari, costretti ad avere una utenza di 60/70 persone! Ci sono persone in entrata con il codice verde che hanno aspettato dalle tre del pomeriggio sino all'una di notte. Ma non hanno aspettato perché avevano delle particolari situazioni, hanno aspettato perché purtroppo, i “gialli” passano prima, chiaramente il “rosso” ancor di più, ma “due medici” come possono sopperire alle esigenze di un Pronto soccorso? La mia è solo una forte preoccupazione, dott. Cirillo, non è un'accusa alla Fondazione o alla organizzazione che deve migliorare. Se c'è da fare battaglia presso l'assessorato alla Sanità, andremo tutti dall'assessore Russo (applausi) a lamentarci delle situazioni che l'Ospedale Giglio- San Raffaele è costretto poi di riflesso ad offrire alla cittadinanza.
Di questo noi dobbiamo farcene carico insieme a lei.
Se invece lei bolla tutto questo come disinformazione, non c'è un dialogo possibile tra di noi!
Quei due medici rischiano grosso, dott. Cirillo, perché se - su 60 pazienti che visitano con la premura e con la confusione che c'è al Pronto soccorso - ne sbagliano uno poi pagano di persona, e non è giusto (applausi).

Salvatore Guarcello
Noi ci siamo presentati non come politici ma come una cellula attiva della società civile, che non vuole - e lo ripeto - contrapporsi, egregio dott. Cirillo; lungi da noi fare polemiche.
Una cosa voglio ricordare.
Questa associazione - che rappresenta tanti utenti - ebbene, ha chiesto da ben tre anni - è documentato - degli incontri, ma il silenzio è stato sempre la vostra risposta.

Dott. Piergiorgio Pomi, direttore generale del Giglio-S. Raffaele
Io sicuramente non riceverò applausi; sono un tecnico, non devo fare propaganda. Vorrei ricondurre questa al fatto tecnico relativo a questo discorso delle liste di attesa.
Premetto che sono un cittadino come voi e quando ho bisogno di qualche cosa, di una prestazione, e mi sento dire che posso andare tra un anno: questa è la situazione più disumanizzante che ci sia nel nostro servizio. Un infermiere che ci tratta male cerchiamo di evitarlo, un medico che sbaglia si cerca di fare il possibile perché non lo faccia, ma una risposta di questo tipo determina, in una persona che soffre, un problema.
Uno è il discorso del Presidente che ha parlato del successo - lo si vede anche da quelle che sono anche le liste di attesa - un altro discorso è quello che invece riguarda la quotidianità del cittadino di Cefalù e del suo territorio. Bisogna che voi capiate una cosa abbastanza banale: dobbiamo renderci conto di quello che è ormai il Servizio sanitario nazionale in termini di risorse -che molte volte sono anche non utilizzate bene - e che quello per cui noi combattiamo è di avere un Ospedale che possa dare un maggior numero di servizi rispetto al finanziamento che ci viene dato. Noi produciamo tantissimo rispetto a quello che ci viene finanziato. È però molte volte la inefficienza, lo spreco ecc. comporta che Servizio sanitario nazionale non è più in grado di far fronte a quelle che sono le esigenze dei cittadini.
Oggi c'è un allungamento della vita, le richieste aumentano sempre di più, e questo ha comportato che - a livello giuridico-nazionale - è prevista una normativa per la quale il medico fuori dall'orario di lavoro - se vuole sviluppare la sua libera attività-professionale - la può sviluppare nell'ospedale anziché fuori. Questo fatto - che ha creato tanto caos e tanta sorpresa e che rappresenta il 4/5% sul totale - è un fatto abbastanza incredibile per me che lo vivo e so le vostre esigenze; e se vi corrispondo dopo un anno, un anno e mezzo è di questo che dobbiamo discutere. Il fatto che noi dovremo dare delle prestazioni nei termini adeguati in relazione anche la gravità del fatto!

Intanto cominciamo a dire che noi non abbiamo diminuito - come diceva anche prima il Presidente - le prestazioni ambulatoriali diagnostiche rispetto negli anni passati: l'anno scorso su 100.000 pazienti pochissimi sono stati “in libera professione”. Un dato che mi ha allietato è che il totale delle prestazioni sanitarie assistenziali ambulatoriali - non ricoveri -, per il territorio della Usl di Palermo, è dell'84%. Questo vuol dire che effettivamente questo problema che nei ricoveri è molto più presente - perché dei ricoveri più del 40% provengono fuori dalla Usl di Palermo - mentre invece per l'attività ambulatoriale - perchè uno non viene da Agrigento per fare una visita - abbiamo l’84% di attività ambulatoriale che viene sviluppata per i cittadini del territorio (Cefalù per il 28% , poi c'è San Mauro, Isnello, Cerda ); c’è una percentuale di tutte queste cose. Quindi noi cerchiamo di far fronte alle esigenze del territorio; però mi chiedo anche: perchè sorprenderci se non riusciamo a dare l'assistenza entro una settimana? Una cosa che vorrei dire più di tutto è che bisognerebbe alzar la voce, far tanta propaganda: è che il territorio “non esiste”: tutto quanto arriva all'ospedale! Ma io non ho visto da nessuna parte una cosa del genere, ma cos'avete fatto - scusate se mi prendo questa responsabilità accusatoria - ma cosa avete fatto fino adesso, uno che ha bisogno di fare una visita deve venire “in Ospedale”? Ma cosa vuol dire?

Adesso si stanno organizzando per fare i Pta - i presidi territoriali assistenziali -, trasformando degli Ospedali - probabilmente inutili - per creare un filtro all'Ospedale.
Noi siamo un Ospedale! Non possiamo pensare che dobbiamo far fronte a 30/40.000 pazienti, perché poi il “centro unico di prenotazione” viene escluso con voi, perché l'ho chiuso all'una, perché farlo anche il pomeriggio, metterci 5/10 persone che rispondono ... ; il centro di prenotazione non funziona “in regionale”; perché avverrà anche questo che dopo uno telefona e dice: posso andare a Cefalù o a Termini Imerese, secondo dove mi conviene; la gente sta al telefono delle ore... io mi rendo conto del vostro disagio ma mi chiedo anche: ma possibile che tutto arrivi al San Raffaele di Cefalù?
Allora questo non si può risolvere dall'oggi al domani.

Mi diceva il consigliere Lapunzina: andiamo alla regione; va bene, se la Regione ci da in rapporto alla richiesta del territorio, ci dà le risorse per far fronte a questo discorso della utenza a questa sua esigenza, io credo che - se il Consiglio d'amministrazione e d'accordo - noi potremmo ampliare l'attività al sabato e alla domenica notte.
Io non ho questo problema perché provengo da una situazione in cui i concetti di gestione e di efficienza, di organizzazione sono come quelli di un'officina, di un supermercato - inutile che ci facciamo tante storie -! Poi c'è il fatto, diciamo clinico, e il fatto mano che naturalmente è differente rispetto a fare un bullone - questo è chiaro - però le tecniche gestionali sono più o meno le stesse, avuto riguardo al paziente che non può mai evidentemente essere standardizzato, perché il paziente ah un discorso di sofferenza e di sue richieste e che sono naturalmente diverse caso per caso. Noi quindi siamo disposti.
Noi, a ottobre, avevamo terminato il famoso finanziamento per le prestazioni ambulatoriali, ma le abbiamo fatto fatto stesso come dice il presidente però adesso non so chi ce rimborserà. Però noi, fra l'altro - e questo mi pare che sia un concetto che forse esula da questa riunione ma che voglio dire anche ai politici qui presenti -, noi vogliamo realizzare un modello di Ospedale organizzato, efficiente che sia autosufficiente sia per quanto riguarda gli aspetti clinici sia per quanto riguarda gli aspetti gestionali. Cioè noi non saremo di quelli che vanno poi a pietire alla regione o all'assessorato per ripianare le perdite; noi cerchiamo di far equilibrare i conti economico-finanziari, perché se non li ripianiamo noi, poi li pagate voi con le tasse!

Quindi problema è che dobbiamo lavorare insieme in questo senso, però naturalmente dateci anche - come diceva giustamente il Presidente prima - la possibilità di poter operare; questo comporta un'intesa tra Regione, popolazione, Istituzione, Ospedale, anche in rapporto a quelle che sono le possibilità che esistano di delegare il Distretto, il territorio, a chè vi vengano fatte al più presto alcune delle attività che potrebbero sgravare l'Ospedale.

Adesso si parlava del Pronto soccorso. Noi abbiamo 29.000 accessi all'anno al Pronto soccorso e non è una cosa indifferente.
Io credo che la nostra volontà assolutamente è quella di migliorar al massimo per dare tutti i servizi possibili, riteniamo che ci sono dei vincoli forti - ma non esistono solo a Cefalù o in Sicilia, ma in tutta Italia - e quindi noi dobbiamo fare questo discorso e anche poi il fatto dell'informazione.
Però vogliamo sfatare questo discorso dei rimborsi: noi abbiamo lo stesso rimborso che ha l'ospedale pubblico!
Voi sapete quanto paga la Regione, qualsiasi regione, per una visita ambulatoriale? € 19,80. C'è anche un problema di rapporto tra prestazione e servizio reso, quindi cerchiamo di non esagerare, qui non è che “facciamo i margini”, a parte il fatto che si è detto- anche nella nostra relazione - che la Fondazione San Raffaele è senza scopo di lucro è quindi non intasca niente nessuno, cerchiamo di fare il meglio, il massimo per andare in incontro alle vostre esigenze. Riteniamo che voi abbiate ragione però ritengo anche che noi per risolvere il problema non possiamo dire: lo facciamo così in due minuti. Abbiamo bisogno di dire che ci deve essere qualcuno che ci aiuta - nel senso di un filtro sul territorio -, c'è un problema di ampliamento di finanziamento (che oggi non esiste, è teorica, perché oggi il Piano di rientro della Regione è tale per cui, per i prossimi tre anni, comporta una riduzione dei posti letto, un aumento delle prestazioni ambulatoriali - che massimo supera il 2% dell'anno precedente -). E’ quindi difficile parlare di budget e di tecniche perchè questa è la realtà. Quindi dovete rendervi conto che noi vi vogliamo bene, siete nostri pazienti, se non ci foste voi ... noi vogliamo collaborare per determinare una situazione nella quale non dobbiamo sentire queste cose di un anno, di un anno e mezzo.
E’ un problema anche per noi che ci lavoriamo dentro!

Salvatore Guarcello
Ringrazia il dott. Pomi per il suo intervento “tecnico e di prospettiva”, perché ha capito benissimo che qui gli scontri non fanno bene a nessuno.

Antonio Franco, consigliere comunale del Partito Democratico
In quanto consigliere comunale, sentoo, come già diceva il mio collega Rosario Lapunzina, il dovere di rappresentare i cittadini, quello che i cittadini reclamano, a differenza anche del Sindaco di questa città il quale, questa sera, ha parlato più da portavoce del San Raffaele. Io mi sarei aspettato che, oltre che a lodare - credo che sia anche una cosa molto scontate, banale, sulla quale siamo d'accordo tutti - la presenza del San Raffaele sul nostro territorio, avesse lodato la presenza anche di questa Associazione “Adus-Trinacria-Onlus”, perché paradossalmente mentre nei paesi del terzo mondo in via di sviluppo è la Sanità a salvare e a tutelare la vita umana, molto spesso - nei paesi della società avanzata - si devono costituire invece associazioni di cittadini per difendersi dalla Sanità. E’ un grande mistero, una grande contraddizione della nostra epoca della nostra società ...!

Io credo fermamente che il San Raffaele ha dato molto a questo territorio da quando si è impiantato insieme all'Ospedale Giglio; e - credo che sia il pensiero di molti cittadini, della totalità dei cittadini - per la professionalità e per tutto quello che, appunto, ha offerto in più e meglio. Ma io credo che anche il San Raffaele abbia ricevuto da Cefalù e dal territorio. Perché noi gli abbiamo offerto una struttura, abbiamo offerto un'intera realtà che - se il San Raffaele nobilita (come dice il Sindaco di Cefalù), con il suo nome - certamente anche il San Raffaele si nobilita quando viene associato a Cefalù e alle Madonie (applausi).

Avrei voluto ascoltare dalle parole del dott Cirillo e del dott. Pomi qualche parola anche di riconoscenza e di rispetto nei confronti di Cefalù e dei paesi delle Madonie, dei suoi rappresentanti politici, delle sue istituzioni. Un maggiore rispetto anche dalle associazioni di cittadini che non fanno disinformazione, non fanno demagogia ma raccolgono le lamentele di coloro che magari voci non ne hanno. Perché il problema sta proprio in questo!

Io credo, e mi assumo ogni responsabilità di quello che dico, che non vanno certamente qui accusati - e nessuno ha intenzione di accusare -, non c'è contrapposizione con il lavoro che medici, personale sanitario, paramedici, impiegati, fanno all'interno della struttura del Giglio-San Raffaele. Non è questo il punto!
Quello che a noi preoccupa e preoccupa tantissimi cittadini, e che preoccupa ovviamente coloro che amministrano i paesi del nostro circondario, è l'impostazione manageriale di questa struttura del Giglio-San Raffaele. Questa sera abbiamo gli interlocutori giusti, non ci interessa interloquire con i medici o con il personale sanitario dal San Raffaele, noi vogliamo delle risposte - e le vogliamo concrete - sui programmi di gestione, sui progetti, sulle modalità. Perché l'impressione che cittadini hanno, e che sentono come un'ingiustizia, è quella che da qualche tempo nel nostro territorio ciò che prima era sentito come un abuso, un'ingiustizia - cioè che per avere delle prestazioni rapide immediate che fronteggiassero i problemi concreti e più tragici delle nostre giornate si dovesse pagare - oggi drammaticamente ci accorgiamo che questo è diventato “managemant” , cioè che questo è diventato un “programma di gestione”! Cioè chi vuole ottenere subito una prestazione, chi vuole una corsia preferenziale, se paga, ottiene immediatamente quella prestazione, altrimenti deve marcire in attesa per mesi così come avviene là dove non c'è una Sanità “di eccellenza”. Noi ci aspettavamo, e ci eravamo certamente - non illusi, perché io continuo a dire che possiamo continuare a lavorare per migliorare e che ci sono prospettive concrete di miglioramento - ma certamente ci aspettavamo, in questi anni, che la presenza a cefalù di un'Istituzione di eccellenza, come il San Raffaele a livello nazionale, avrebbe garantito non certo la perfezione, non certo il disbrigo di ogni problematica in un arco temporale brevissimo, ma certamente non avrebbe garantito questo obrobrioso “doppio canale”. Perché quello che la gente percepisce come un'ingiustizia, che tutti noi percepiamo come un'ingiustizia, è quello che io ho vissuto per esperienza personale, telefonando al San Raffaele per avere una prenotazione e - nella impossibilità di averla nell'arco di poche settimane - di essere dirottato presso un altro numero di telefono (che uno s'immagina appartenere ad una struttura diversa, ad una struttura nella quale si ottiene una prestazione a pagamento); poi il sottoscritto chiede: ma voi chi siete? “Siamo sempre il San Raffaele però abbiamo questa disponibilità, che se vuole la prestazione specialistica, la visita specialistica te la possiamo dare domani mattina”; mentre io dovevo aspettare tre mesi, quattro mesi per avere quella che normalmente - per mio diritto di prestazione sanitaria - un ospedale pubblico deve offrire.

Questo è percepito come ingiustizia. È percepito come ingiustizia per il fatto che si possono creare dei posti di chirurgia nei quali - è vero, dite voi, vengono persone da Milano, ci nobilitano con loro presenza, ci fanno molto piacere (purtroppo non è per motivi piacevoli che sono presenti) -, però la loro presenza qui noi lo sappiamo a che cosa legata: sarà anche legata al nome e al valore certamente dei chirurghi che operano in questo momento, ma è soprattutto legata alla possibilità, spendendo cifre consistenti, di potere ottenere una prestazione in tempi brevi ed immediati presso il chirurgo che si desidera. Questo viene percepito dai cittadini come un'ingiustizia: la creazione di 10, 15, 8 - quelli che siano - posti di chirurgia nei quali vengono sbrigate le operazioni in maniera tempestiva!

E io mi chiedo: se il bravo chirurgo di fama mondiale impegna la sala operatoria per 20 ore per una operazione che dura così tanto, con una persona che viene da Milano? A Milano sappiamo che ci sono decine di cliniche e ci sono decine di ospedali; noi ne abbiamo uno solo dott. Pomi. Lei si meraviglia perché la gente chiama sempre il San Raffaele, ma perché si meraviglia? In questo territorio di Ospedale ne abbiamo uno solo, la gente chi deve chiamare? Dove si deve rivolgere, dove li mandano i medici di base? Li mandano in quell'Ospedale che una volta si chiamava Presidio sanitario del territorio. Bene questo è il punto fondamentale!
Quando si opera in questo regime di doppio canale, la gente percepisce certamente una ingiustizia, percepisce che si ci sono quelli che portano magari qualche po' di denaro, facendo girare l'economia, però - a fronte di una persona che da Milano viene qui per farsi operare per 20 ore - ci sono cinque operazioni di quattro ore che si potevano fare e che non si fanno perché la sala operatoria è impegnata per il famoso chirurgo!
La politica del territorio che voi avete così - anche con un po' di sufficienza -liquidato come demagogica, la politica del territorio non è vostra nemica, la politica del territorio ha l'obbligo morale e politico di essere di controllo nei confronti vostri. Perché voi siete nati non come un'operazione coloniale o come una operazione che è stata gestito dall'alto - guai se fosse nata così -; la politica del territorio è incarnata fortemente nella nascita di questa Convenzione tra la Sanità locale e il San Raffaele. La politica del territorio deve quindi avere risposte sulla sua gestione. Vuole conoscere e vuole che ci sia massima pubblicità dei bilanci, e vuole che ci sia la spiegazione concreta sul perché questi benedetti budget vengono sfiorati mesi prima della conclusione dell'anno. Vuole conoscere con quali criteri vengono retribuiti i funzionari, i manager, le prestazioni di operatori sanitari che vengono anche in trasferta, vuole conoscere tutto quello che può chiarire come viene amministrato e come viene gestito quest'Ospedale Giglio-San Raffaele. Questo non per contrapposizione frontale; questo per chiarezza, per limpidezza. E questo anche perché - come voi dite di essere ispirati cristianamente, come lo sono io nella mia politica -, per dire sì, sì, nò, nò, cioè per la chiarezza e la limpidezza che dobbiamo ai cittadini, voi come operatori del settore della Sanità, noi come operatori della Politica.
Quindi l'unico obiettivo è quello di fornire ai cittadini di questo territorio garanzie, garanzie nelle risposte e garanzie della trasparenza (applausi).

Dott. Colimberti Domenico, direttore sanitario del San Raffaele .
Sono molto contento di essere qui questa sera a sentire quello che sto sentendo.
Mi fa molto piacere cioè che nella mia terra, la Sicilia, ci si confronti, si ragioni a viso aperto, guardandosi negli occhi, su una problematica, su una serie di problematiche, quali quelle descritte, attraverso una serie di esperienze che sono state raccolte da una associazione che ha il merito di aver dato voce a queste esperienze e di averci offerto questa opportunità: quella di confrontarci.
Non sono numerose le occasioni in cui nella nostra terra ci sono queste opportunità. Per cui è un'occasione, questa, nella quale sto facendo una grande, interessante e significativa esperienza, e sto ascoltando, sto ricevendo informazioni. Chi dedica la propria vita alla organizzazione sanitaria deve necessariamente ricevere, acquisire informazioni, attraverso tutti i canali possibili, dai singoli cittadini che hanno problemi, dai rappresentanti dei cittadini, le Istituzioni, i giornali. Abbiamo tutti letto ad esempio sui giornali quello che sta succedendo a Palermo, quello che è successo all'Ospedale civico di Palermo. Dove - anche per problemi legati all'andamento stagionale delle malattie (dei quali occorre sempre tener conto) - i colleghi del Pronto soccorso non sono riusciti a far fronte alla pletora di pazienti che si sono rivolti al Pronto soccorso.


Si è fatto un ragionamento estremamente interessante, importantissimo, sulle priorità, sulle urgenze, sui diritti e sul sistema di garanzie dei cittadini, per ricevere le giuste risposte rispetto ai loro bisogni, rispetto ai loro diritti che giustamente - è stato detto in premessa - sono tutelati dalla nostra bella Costituzione.
Un'istituzione come quella nella quale ho l'onore di lavorare, la Fondazione San Raffaele-Giglio di Cefalù, che ha un respiro regionale, ha come prassi come abitudine professionale, quella di confrontarsi con le altre regioni, con gli altri ospedali, grandi e piccoli, specialistici e generali.
Ebbene il polso della situazione del Servizio sanitario nazionale Italiano è che, in questo momento, non solo a Cefalù ma in tutte le regioni uno solo è il problema e si chiama “sostenibilità”. In questo momento, di fronte ad una gigantesca, gravissima crisi economica mondiale - mi allargo un pochino di più ma è appropriato -, non solo l'Italia, non solo la Sicilia ma tutta l'Europa fanno i conti con la possibilità di garantire lo stesso livello di complessità, di qualità delle prestazioni rispetto alla crisi che dicevo prima e ai costi crescenti, complessivi di materiali, materie prime, tecnologie e tutto ciò che serve per erogare, per fare prestazioni sanitarie.
Allora discorsi come questi, in questo momento, se ne stanno svolgendo in tutte le regioni italiane, in tutti i paesi europei.

Benissimo, lodevole, i complimenti a chi rende possibile questi confronti.
Si sono sciorinati una serie di numeri. I numeri sono quelli che ufficialmente vengono trasmessi regolarmente alle istituzioni competenti, all'assessorato. Si è parlato di limiti alle urgenze, sono state raccontate una serie di esperienze tutto estremamente interessanti per me. Raccolgo queste esperienze e le elaboro per provare a fornire delle risposte, tempestive, concrete, coerenti con le risorse che abbiamo.
Quello che hanno detto il Presidente, il Direttore generale, il Sindaco Guercio - che condivido in pieno -, in soldoni, è la descrizione di una attività che è quella che si svolge quotidianamente nell'Ospedale di Cefalù, che ha alcune caratteristiche di efficienza e di efficacia che nella Regione Sicilia non hanno pari. Cioè l'utilizzazione delle sale operatorie, dei medici, degli infermieri, di tutti gli operatori, dei posti letto, rispetto a tutto il resto della Regione Sicilia non ha confronti. Tanto che questa mattina ero in Assessorato (per accompagnare, seguire, per rendermi conto - a nome della Direzione dell'Ospedale - di come l'Assessorato sta risolvendo il problema dell'errore materiale fatto in un decreto, attraverso un nuovo decreto-correttivo che ci premia con sei posti letto in più) e sono stato riempito di complimenti.
Un assessorato che raccoglie - come suo dovere - tutta una serie di informazioni relative al funzionamento delle istituzioni sanitarie di tutta la regione, riceve una serie di informazioni che ancora ci confortano!

Il problema è trovare intanto l'equilibrio tra le esigenze urgenti.
Il nostro Pronto soccorso, anche lui - rispetto ai Pronti soccorsi della Regione Sicilia -, nonostante il notevole numero di prestazioni in più che vengono richieste per i fatti stagionali di cui parlavo prima, risponde in maniera soddisfacente rispetto alle esigenze.

Quello che chiedo - quando ascolto osservazioni, proteste - a tutti è uno sforzo di realismo rispetto a persone che hanno davanti e che non hanno assolutamente alcun tipo di piacere o di soddisfazione nel percepire un bisogno che - per le vicende e per le situazioni organizzative che sono state descritte prima -, non è possibile umanamente, tecnicamente, logisticamente risolvere con la bacchetta magica. Esistono, in virtù di quello che è stato detto prima, costituzione, diritti e quant'altro, un certo numero di norme, che ci impongono di mettere i pazienti in lista d'attesa indipendentemente dal comune di nascita, di residenza, di appartenenza.
Non è possibile in questo momento, sulla base delle norme vigenti - che dobbiamo rispettare perché sono norme vigenti - garantire qualcuno o avere canali preferenziali rispetto a un territorio piuttosto che a un altro. Mi rendo perfettamente conto che questa affermazione può essere ed è sgradita ma il realismo, l'obbligo di rispettare le leggi, mi impone- come Direttore sanitario - di rispettare con la massima precisione quello che mi viene dato come obbligo dal sistema normativo vigente.

È stato detto - e va ribadito con attenzione - che, in tutti i sistemi sanitari, l'Ospedale sta diventando sempre più un momento in cui la più elevata complessità tecnologica, la più elevata interdisciplinarietà di specialisti con elevata qualificazione professionale, è al servizio delle cose più complesse. In tutto il mondo per garantire quella famosa sostenibilità, non solo in Sicilia, in Italia, in Europa, ma in tutti i paesi industrializzati, per riuscire a garantire i diritti, occorre fare uno sforzo di collaborazione uno sforzo di riorganizzazione dei sistemi, delle modalità con cui i diritti vengono tutelati, con cui le giustissime aspettative della gente ottengono una risposta. È necessario che tutto ciò che è stato scritto nel riordino del Servizio sanitario regionale (sto parlando della legge 5 del 14 aprile del 2009), che e stata giudicato dalla Conferenza Stato-regioni come una buona legge di riordino complessivo del sistema, è necessario collaborare, chiedere, spingere, orientare le giuste richieste dei cittadini verso una offerta di prestazioni che sia più vicino possibile alla casa del cittadino, al domicilio in cui vive. Cioè quello che è stato detto dal Presidente come “progetto di assistenza domiciliare” o “dimissione protetta”, quello che è in corso in questo momento - e va detto -, come sforzo organizzativa lodevole da parte dell'azienda sanitaria provinciale di Palermo che sta lavorando per costruire una serie di strutture che consentano, dal punto di vista organizzativa, dal punto di vista logistico, di avvicinare tutto ciò che non è di elevata complessità, tutto ciò che non richiede elevata tecnologia, al domicilio, al posto in cui si vive è si lavora. Tutto questo va perseguito, va richiesto e - se per permettete - va preteso non, com'è stato detto, in termini di contrapposizione ma con il senso di dovere dei padri di famiglia, dei cittadini, che in rappresentanza di se stessi e dei propri cari (poiché gli strumenti normativi ci sono, poiché le risorse, con uno sforzo di razionalizzazione si trovano, perché come è stato portato in Sicilia, realizzato modello organizzativo che consente di fare qui a Cefalù delle cose con una efficienza e con una efficacia e con una appropriatezza maggiore degli altri ospedali siciliani), si può riprodurre lo stesso livello di buona organizzazione a livello distrettuale, a livello territoriale, a livello di tutto il territorio in cui i cittadini vivono.
Quello che chiedo è di lavorare insieme a voi per chiedere la tempestiva realizzazione di tutto quello, che nelle leggi di questa regione esiste ed è scritto con chiarezza, per sviluppare la medicina territoriale e per consentire che le esigenza di staccarsi dal proprio domicilio per andare a ricoverarsi in un ospedale, con tutti i disagi che questo vuol dire, sia riservata soltanto ai casi che effettivamente ne hanno bisogno. Nella medicina moderna la maggior parte delle prestazioni, in tutti paesi industrializzati, vengono periferizzate, vengono dislocate, vengono avvicinate al domicilio e alla sede di lavoro del cittadino.

Dott. Salvatore Serio, ex Presidente Usl di Cefalù
La discussione è stata accalorata in qualche momento. E’ meglio parlare chiaro anzichè nascondere la testa sotto la sabbia.
Le gestione intanto del San Raffaele non mi sembra così, diciamo, finora, trasparente come dice Brunetta. Anche le Url sono soggette alla legge 150, credo. Quindi bisogna accrescere la trasparenza. So che il comune di Cefalù non ne ha il bilancio, anche se il Sindaco che è consigliere di amministrazione lo avrà letto, lo avrà guardato, ma il comune di Cefalù, il Consiglio comunale non conosce, credo, il bilancio del San Raffaele nè quello di quest'anno, né quello del 2003 quando è nato il San Raffaele.

(Ricorda i titoli personali per cui parla stasera. È di quanto si debba anche lui la realizzazione di tale struttura. E alcune varie vicende) .

Questa cosa dell'Ospedale di Cefalù destinato solo alla Oncologia è nata subito; nel progetto si parlava solo di Oncologia. Oncologia ad alta specializzazione di questo si diceva soltanto!
Siamo riusciti a sventare questo castigo di Dio - perché non si può considerare altro che un castigo di Dio - quello di creare solo una struttura oncologica. Noi dobbiamo creare una struttura al servizio della città, dei cittadini e del territorio prima, e poi pensare al discorso dell'alta specializzazione. Ben venga la Lato, un altro finanziamento aggiuntivo, ben venga lo studio la specializzazione e la ricerca sui tumori perché c'è bisogno anche di questo. Siamo perfettamente d'accordo, ma non dobbiamo trascurare nè la piccola chirurgia, né la struttura di base, nè le patologie di base, perché altrimenti il territorio ci perde. Chiaramente ci perde perché se per andarsi a fare l'intervento del porro bisogna andare a Termini oppure a Palermo questo disturba moltissimo la gente. Vorrei vedere qualcuno di voi che fosse soggetto a questi trasferimenti; non crede che ne sarebbe tanto felice.

Io ho fatto un Comitato non di agitazione contro ma a favore del San Raffaele cioè nel senso che non bisogna eliminare le prestazioni di base. Si voleva chiudere il Pronto soccorso, si voleva chiudere la ginecologia perché nella ostetricia non c'erano i 1000 parti all'anno, e tante altre cose si volevano eliminare ma siamo riusciti a non farli eliminare. È rimasto il Pronto soccorso, la ginecologia - anche se non ha i 1000 parti, anche oggi.
Però non vorrei che quello che si è impedito allora fosse riprodotto adesso.

(Parla anche della necessità del Comitato di monitoraggio, costituito dagli enti costituenti, fondatori ma che non si è riunito più. Sarebbe stato utile però anche per eliminare alla base queste polemiche che non servono) .

Qua, come bene ha detto il Presidente dell'associazione promotrice, molto benemerita in questo campo, non credo che l'idea fosse quella di creare una situazione di polemica ma quella di sollecitare la soluzione di alcune problematiche. Diceva il direttore sanitario poco fa, che bisognava avvicinare la Sanità al territorio. Ma nel momento in cui si elimina la piccola chirurgia, non si avvicina la Sanità al territorio semmai se ne allontana certamente. E allora dobbiamo essere coerenti.
I presìdi territoriali, perfetto, che ben vengano ma li stanno facendo dove c'erano gli ospedali, hanno tolto gli ospedali e ci fanno il presidio. Non li stanno facendo invece dove non ci sono strutture ospedaliere e dove l'assistenza domiciliare si può fare come ben sa facendo - e sono d'accordissimo su questo - il San Raffaele.
Dobbiamo cercare ora di andare al concreto. Chiedo soltanto che si ragioni con il consenso (applausi)

Il dott. Cirillo si alza per dire che se ne devono andare perché sono ormai fuori tempo. Aggiungendo:
ovviamente l'impegno che vogliamo assumere è quello assolutamente di rispondere alle esigenze nel senso che avevamo detto che per un fatto di priorità - rispetto ai pazienti oncologici - abbiamo avuto un periodo in cui abbiamo dovuto rallentare - e non sospendere - l'accesso alla chirurgia minore.
Qundi il nostro impegno - che è condiviso assolutamente da direttore generale e dal direttore sanitario - è quello gradualmente di riportare una risposta a queste esigenze, e quindi di incrementare di nuovo la chirurgia minore nel minor tempo possibile.
Questo è l'impegno che la Fondazione prende rispetta a tutta la popolazione e rispetto a quello che è tutto il territorio, e che vuole essere una risposta assolutamente di partecipazione al dialogo e assolutamente non di contrapposizione (applausi).

Salvatore Guarcello
Vorremmo salutare e ringraziare la Dirigenza del San Raffaele, augurandoci che questo sia un momento per poterci “incontrare” ma sempre per cercare una soluzione per il fabbisogno della gente.

Il Presidente della Adus-Trinacria-Onlus che ha promosso l’incontro propone ai Sindaci di trattenersi ancora un pò per costituire un Comitato dei sindaci e delle associazioni di volontariato, perché organizzandosi si possa andare con un documento comune presso l'Assessorato regionale alla sanità.