In ricordo di Salvatore Di Paola, grande manager e cefalutano di grande cultura

ritratto di Saro Di Paola

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Nel trigesimo della sua scomparsa

La notizia della scomparsa di Salvatore Di Paola, avvenuta a Milano il 24 dicembre 2010, è giunta improvvisa. Per tutti.

Anche per i parenti e per gli amici più cari che erano venuti a conoscenza della gravità delle Sue condizioni di salute soltanto pochissimi giorni prima della scomparsa.
Per Salvatore Di Paola, Milano è stata la Città adottiva.
Lo è stata per ragioni professionali.
Mai Cefalù e la Sicilia avrebbero potuto aprirGli gli orizzonti professionali che Gli ha aperto la capitale lombarda.
A Cefalù, negli ultimi anni, è tornato nelle occasioni del lutto e del dolore.
A Cefalù Lo abbiamo visto, per l’ultima volta, il giorno dei funerali di Pasquale Culotta.
In quella occasione, non appena Lo ho incrociato nella Chiesa di San Pasquale, il Suo sguardo, la Sua figura, la Sua personalità ed il Suo bianco crine mi hanno fatto tornare alla memoria Totò, il protagonista di “Nuovo Cinema Paradiso”.
In un attimo mi sono passate davanti agli occhi le sequenze del ritorno di Totò in Sicilia per il funerale di Alfredo,l’amico di una vita.
In quella occasione, Salvatore ebbe a confidare al nipote Pasquale che, dopo che erano venuti a mancare i Suoi genitori, i fratelli Nino e Crispino, e Pasquale, il più caro degli amici che Gli era rimasto, difficilmente sarebbe tornato a Cefalù.
Troppo grande il vuoto interiore nel quale piombava per la mancanza di quegli affetti che, a Cefalù, non ritrovava più e che, tanto cari, Gli erano stati per tutta la vita.
Salvatore, alla vigilia di Natale, se ne è andato in silenzio.
In quel silenzio nel quale Egli, per tutta la vita, ha voluto celare gli straordinari successi professionali che è riuscito a conseguire sino a quando le condizioni di salute Gli hanno permesso di essere quel brillantissimo manager e quel fine ed impegnatissimo Uomo di Cultura che Egli è stato.
Schivo e restio alle interviste e ai servizi giornalistici che potessero riguardarlo, ha, sempre, preferito restare lontano dai riflettori.
Quelli che avrebbero potuto illuminarLo protagonista, prestigioso ed indiscusso, nella soluzione di vicende e vertenze che hanno lasciato il segno nella storia del sindacato e del sindacalismo italiano.

Su sollecitazione di cefalutani che vivono lontano da Cefalù, nel trigesimo della dipartita, ho voluto ricordare la figura di Salvatore Di Paola, tracciandone, anche, un essenziale profilo biografico.
L’ho fatto, pur nella certezza che Salvatore mi avrebbe detto di non farlo.
L’ho fatto perché Salvatore Di Paola è stato un cefalutano speciale.
Davvero!
Uno di quelli che Cefalù non può non ricordare.

PROFILO BIOGRAFICO

Salvatore Di Paola, nasce a Cefalù, in una umile famiglia, il primo febbraio del 1937, da Pasquale e Concettina Valenziano.
Il padre “mastru Pasquale”, calzolaio, la madre Concettina, casalinga, fervente cattolica, donna che, per la sua grandissima saggezza, sarebbe, poi, divenuta la “nonna dei proverbi” nel libro, pubblicato nel 2007, nel quale il nipote, avv. Pasquale Di Paola, sentì di doverli raccogliere per tramandarli memoria di saggezza d’altri tempi.
Salvatore, primo di 5 fratelli, i gemelli Crispino e Nino, Anna e Saro, sin da bambino, comincia a coltivare il sogno di avere una biblioteca tutta sua.
Perciò gli spiccioli e i pochi soldi che gli passano per le tasche li impiega per comprare libri, romanzi, fumetti e giornali.
Salvatore ha e dimostra per lo studio la stessa passione che coltiva per i libri.
Durante tutta la sua carriera scolastica, dalle elementari all’università, riesce studente serio e brillante.
Negli anni dell’università, dimostra di essere, anche, un giovane di spirito con spiccate doti ironico-satiriche.
Con Angelo e Pasquale Culotta, con Agostino Di Benedetto, Francesco Gallotta ed altri, ogni anno, organizza la Festa della Matricola.
Una festa goliardica con la quale e nella quale Salvatore e i suoi amici riescono a coinvolgere tutta Cefalù.
Ogni anno, lo spettacolo satirico a sfondo politico-sociale con il quale gli universitari, a piazza Duomo, chiudono, prima del veglione finale, la Festa riempie la piazza di gente che proviene, anche, dai paesi vicini.
Ma quel gruppo di giovani, laureandi o appena laureati, non sono, soltanto, giovani
di spirito.
Salvatore ed il suo gruppo d’amici, a Cefalù, sono, anche, giovani impegnati che si confrontano e dibattono del futuro della città natale.
All’inizio degli anni sessanta, sono i primi ad intuire la gravità delle ripercussioni che l’espansione edilizia senza regole, avrebbe potuto determinare sul territorio tutto e, perciò, sono i primi a sostenere, per Cefalù, la necessità del Piano Regolatore Generale.
Dopo la laurea in giurisprudenza, conseguita cum laude all’Università di Palermo, Salvatore, nel 1960, vince una borsa di studio della Ford Foundation per una seconda laurea in scienze amministrative e sociali all’università di Bologna in collaborazione con la Berkeley University.
È quella borsa di studio che, a Salvatore, dà l’occasione per allontanarsi da Cefalù e la spinta per fargli spiccare il volo verso una carriera professionale che si rivelerà luminosissima.
Viene assunto, subito, in Olivetti.
Prima di divenire responsabile del personale, passa i suoi primi tre mesi all’interno di tutti i reparti produttivi dell’azienda.
È dal lavoro di linea che Salvatore parte per studiare, per capire ed approfondire ogni mansione e le funzioni delle stesse nel ciclo produttivo aziendale, come vuole la filosofia aziendale di quell’imprenditore illuminato di Adriano Olivetti, che ha fatto crescere manager del calibro di Ottorino Beltrami, Marisa Bellisario, Carlo De Benedetti e Di Paola, appunto.
A soli 30 anni, in Olivetti, diventa dirigente ed in quella azienda rimane per 15 anni durante i quali dopo essersi occupato del personale, si occupa di marketing e relazioni sindacali.
Sono anni che segnano la storia e lo sviluppo di quella azienda che, con il contributo manageriale di Salvatore diventa, prima, Olivetti General Electric e, poi, Honeywell.
Nel 1977, Salvatore Di Paola lascia la Honeywell per entrare a far parte dello staff dirigenziale del gruppo Rizzoli-Corriere della sera come direttore centrale del personale, prima, come presidente e amministratore delegato della divisione libri, dopo.
Per Salvatore, nei libri, tra i libri e per i libri, è il coronamento del suo sogno di bambino.
In quel ruolo professionale, conosce e collabora con Uomini di cultura della levatura di Leonardo Sciascia e di Enzo Biagi, solo per citarne due tra quanti altri egli stima di più.
Crea successi editoriali come “L’Azteco”, best seller che si aggiudica il premio Bancarella, ritirato proprio da Di Paola a Pontremoli nel 1982.
Un fiuto editoriale che gli fa anticipare di trent’anni il boom dei libri di cucina: e nel 1980 lancia “La mia nuova grande cucina italiana” di Gualtiero Marchesi.
Gestisce autori pressocché ingestibili come Oriana Fallaci o Giulio Andreotti, che dei propri libri (campioni di vendite come “A ogni morte di Papa”, “Visti da vicino” e “Diari 1976-1979”, Libro dell’anno del 1981) rivede e corregge di suo pugno ogni ristampa.
Segue nuove iniziative editoriali come il lancio del quotidiano “L’Occhio” diretto da Maurizio Costanzo.
Quel ruolo offre a Salvatore straordinarie opportunità per continuare a coltivare le relazioni sindacali che, dopo i libri, sono l’altra sua grande passione.
Negli anni tra i più caldi della storia della Repubblica, Salvatore siede al tavolo con sindacalisti, uomini politici e ministri di grande spicco, come Luciano Lama, Giorgio Benvenuto, Enrico Berlinguer.
Partecipa alla stesura del Contratto nazionale di lavoro di giornalisti e poligrafici, dando il suo determinante contributo.
Quando, nel 1981, il gruppo Rizzoli-Corriere della sera viene travolto dallo scandalo della loggia massonica P2, a Salvatore viene affidata la sua ristrutturazione.
All’amministrazione controllata l’azienda arriva sotto la sua guida.
Nell’ultimo anno della sua direzione alla Rizzoli si aggiudica tutti i maggiori premi letterari italiani.
Nel 1982, a Milano, fonda il Gruppo Act, società di consulenza e selezione del personale.
Oltre a tale attività, negli anni, ne svolge molte altre.
Tra le altre, per sette anni, quella di docente di “Struttura e organizzazione aziendale" alla Luiss di Roma, quella di amministratore delegato di società di distribuzione cinematografica come la Vides, casa produttrice fondata dal grande Franco Cristaldi, produttore di grandi capolavori come “I soliti ignoti” e “Salvatore Giuliano”, che in quegli anni realizza film come “E la nave va” di Federico Fellini e “Nuovo cinema paradiso” con cui Giuseppe Tornatore si aggiudica il premio Oscar nel 1988.
Gli viene, anche, affidata la riorganizzazione di aziende e testate giornalistiche del gruppo Montedison, della Dhl, di ItaliaOggi e di Avvenire.
Mai, però, tralascia di coltivare la sua passione per i libri.
La sua già sterminata biblioteca si arricchisce della collana del gruppo Act con preziosi volumi pensati come doni natalizi per clienti e amici.
Di tali libri, Salvatore cura ogni dettaglio : dalla scelta della carta, alla impaginazione, alla selezione dei testi, che spaziano come i suoi interessi : da Aristofane a San Francesco, da Goethe a giovani poeti contemporanei.
Dopo breve ma inesorabile malattia, il 24 dicembre del 2010, è la morte a strapparlo ai suoi interessi quando, ancora tanto avrebbe avuto da dare al mondo della Cultura e della Imprenditoria.
Non solo in Italia.
Saro, 24 gennaio 2011