Qualunquemente e dintorni

ritratto di Daniele Tumminello

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Coincidenza vuole che le sale cinematografiche ospitino, questo weekend, la proiezione del film “Qualunquemente”, dove un esilarante Antonio Albanese interpreta la figura di un “politico”, Cetto La Qualunque, il cui straordinario consenso elettorale ruota principalmente attorno al motto “cchiu pilu pi tutti”. Se non fosse che Antonio Albanese avesse ideato questo personaggio, in chiave satirico-cabarettistica, già una decina di anni fa con la convinzione, allora, che si trattava di una esasperata parodia e non, oggi, di un’imitazione della realtà, qualcuno dell’entourage del nostro aitante premier, avrebbe certamente parlato di strana coincidenza, di complotto, di assedio all’onore e alla rispettabilità del Presidente del Consiglio. Sarebbero stati l’ennesima coincidenza, l’ennesimo, complotto, l’ennesima campagna strumentale, l’ennesimo episodio di politicizzazione comunista delle istituzioni e della cultura. Con questi argomenti deboli e imbarazzanti quanto lo è, ora più che mai, Berlusconi (al di là delle becere ostentazioni di sicurezza che offre: “mi sto divertendo”, “non mi sfiora neanche l’idea delle dimissioni”, “il popolo è con me” ecc…), si tenta di mistificare la realtà, di nascondere la montagna dietro a un dito. Attaccare la magistratura e non presentarsi dagli inquirenti è l’altra faccia della strategia difensiva del Cavaliere. E intanto la Lega gli fa le scarpe: “Riposati… tanto qui ci pensiamo noi,”
La verità è che la magistratura inquirente ha solo applicato la legge avviando un’indagine penale sulla base dei gravi e pesanti indizi raccolti. La verità è che al di là delle presunte “incompetenze” dei pm milanesi, l’ipotesi di reato resta gravissima. Ma ciò che indigna maggiormente è il reiterato e sfacciato tentativo di offendere l’intelligenza degli uomini e soprattutto delle donne e di violentare i valori su cui si costruisce il senso del nostro vivere civilmente e democraticamente in uno Stato di diritto. Al di là dei risvolti giudiziari che prenderà la vicenda, Berlusconi ha il gravissimo torto di proporre agli Italiani, specialmente alle giovani generazioni, un modello culturale deprimente che sarebbe erroneo limitare soltanto ai fatti degli ultimi tempi. L’ambizioso progetto ha una pianificazione precisa e portata avanti con costanza negli ultimi venti anni: nasce con le tv commerciali, con programmi di “rincoglionimento di massa”, dove si affermano nuove figure professionali, dai “tronisti” alle “meteorine”, dagli “abitanti della casa” ai “naufraghi”. È il trionfo dell’apparenza sulla sostanza, dei “culi” sui cervelli, del surreale sul reale, della banalità sull’impegno, dell’etica basata solo ed esclusivamente sulla forza del denaro, specialmente quello che si ricava facilmente senza sforzi e sacrifici. Tutto questo è stato accompagnato da una politica di mortificazione della cultura e dell’istruzione pubblica, particolarmente esasperata negli ultimi tempi, da una regressione nel mondo dell’occupazione e dei diritti legati al lavoro, da un incapacità di dare linfa alle politiche economiche a sostegno delle famiglie e dei giovani. Dopo anni di impegno in tale direzione, il modo degli Italiani di concepire la vita è mutato. Oggi Berlusconi può permettersi il lusso di confondere pubblico e privato, di far passare vizi per virtù, di non sentirsi moralmente responsabile nei confronti del Potere e dello Stato che rappresenta, di non dover rendere conto a nessuno, di far credere che tutte le ragazze apparse su giornali e televisioni siano in realtà solo delle amiche che lo andavano a trovare spontaneamente solo per il piacere di trascorrere una serata con un vecchio di settantanni, di far passare Emilio Fede per Gandhi e Lele Mora per Martin Luther King.
Non sono questi i modelli su cui possiamo costruire il nostro futuro, non è su questa strada che possiamo credere in una società migliore in grado di assicurare al nostro paese quella ricchezza diffusa e quel prestigio che le nostre migliori tradizioni ci assicurano ancora, nonostante tutto. Non raggiungiamo eccellenze, non consolidiamo diritti e redditi, non miglioriamo i nostri servizi, non promoviamo cultura e accoglienza, se accettiamo l’idea che Berlusconi possa ancora rappresentare e governare gli Italiani.
In tutto questo acquistano un valore assolutamente positivo e incredibilmente illuminante l’immediata costituzione di Cuffaro e le sue dichiarazioni di serena accettazione della pena. Da oggi è un uomo che dovrà pagare per i suoi gravi reati, a cui la nostra Costituzione garantisce dignità e rispetto per la persona..