La “Vecchiastrina”

ritratto di Pino Lo Presti

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Come parlare della nostra “Vecchiastrina” senza parlare della nostra Rocca da cui, appunto, “discende”?

Da bambino, mi favoleggiava mia nonna, che Cefalù era al riparo dai terremoti perchè la Rocca la proteggeva come una conchiglia fa con la vulva; una sorta di suo Utero ancestrale - poi avrei detto da grande - dal quale la madre-terra ha partorito questa città, proiettata verso l'infinito mare della vita, sotto lo sguardo protettivo del cielo-padre.

Sarà stato per molti di quei racconti che da piccolo sovrapponevo la figura di mia nonna e la sua saggezza a quella della Rocca così che dunque, in qualche parte di me, mia nonna “era” la Vecchiastrina.

La saggezza è certamente il distillato della esperienza del passato che abita gli spazi occipitali più riposti e antichi del nostro cervello che dialoga con la coscienza del presente della identità che ne abita invece le zone frontali.

Anche considerandola come “Testa” (sia che emerga dalla Terra-Io, attraverso un promontorio-collo, protesa verso il mare della indistinzione collettiva, sia che emerga dai suoi abissi amnionitici-lunari, verso gli spazi aerei dalla coscienza identitaria solare) la Rocca ne rappresenta comunque la parte uterina ancestrale.

Non vi è, d’altra parte, discontinuità tra le due possibili simbologie (utero e testa), là dove entrambi comprendono il significato di mente; infatti in entrambi la coscienza che viene dal passato - la memoria-utero - partorisce e alimenta la mente proiettata verso il futuro: l’ideazione di una neo-identità cosciente.

-l'unica nota "stonata": una macchina!

Il luogo Rocca è un "luogo della mente"; un luogo in cui essa è attiva, sia come voce che da un tempo ancestrale, ci giunge - attraverso la memoria - come “sentimento”, dal passato; sia come voce che dallo spazio più lontano degli orizzonti a cui ci da accesso, ci giunge - attraverso la coscienza - come “concetto”, dal futuro.

Mi piace l'assunto contenuto nella festa popolare locale della “Vecchia”, quando la si vuole far "discendere" proprio dalla Rocca. In esso trova voce il vissuto, anche popolare, della Rocca come luogo della memoria-utero magico-ancestrale.

Non è, d’altra parte, la “Vecchia”, Sapienza? E non vive e si tramanda essa “in” e attraverso "utero" e "testa" ad ogni parto?

Considero pertanto la “discesa” annuale di fine anno della “Vecchia” tra noi come un invito a recuperare, a far rinascere quella Sapienza e quella Saggezza che ahimè mai come oggi sembrano perdute, e non solo nella nostra città.

Ringraziamo il sig. Cortina e l’Associazione tutta della S.ta Cecilia per il dono che ci fanno di custodire negli anni questa nostra particolare tradizione cefalutana.