Buon Natale

ritratto di Giuseppe Riggio

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Buon Natale. “Stillate dall’alto, o cieli, la vostra rugiada e dalle nubi scenda a noi il Giusto: si apra la terra e germogli il Salvatore” (Is.45,8). Al di là degli stereotipi augurali che in questi giorni ci scambieremo, della diversità di sentimenti e di atteggiamenti con cui ognuno si accosterà alla festa, prendiamo atto che si tratta di una celebrazione universalmente riconosciuta come cadenza annuale di buoni propositi, di pace, di gioia…persino il governo cinese ha raccomandato di festeggiare il Natale! Questo generale senso di benessere collettivo, in verità meno coinvolgente di quanto si vorrebbe, è tuttavia un dato positivo, e forse ci resteremmo male se ci venisse a mancare. E’ il natale laico, che ispira buoni sentimenti anche in chi non celebra la festa religiosa, in chi non lo mette in rapporto con l’evento salvifico specificamente cristiano del Dio che si fa uomo per salvare l’umanità, per chi si ferma al Gesù della Storia e non conosce il Cristo della fede, o si muove semplicemente in una tradizione culturale che resta ancora viva, purtroppo, solo nelle emozioni forti e confortanti. Non è di poco conto, tuttavia, una riflessione anche soltanto umana di chi nel Bambino del Presepe vede in prospettiva storicamente avverata un Cristo ‘divino’, non perché lo consideri figlio di Dio, ma perché ‘in lui l’umanità è così alta, rigorosa, ideale da andare al di là dei comuni termini dell’umanità’(Pier Paolo Pasolini, a proposito di Vangelo secondo Matteo).
Per chi invece conosce il Cristo della fede, il Natale si sublima in evento salvifico costantemente presente nel cristiano e grazie a lui nell’oggi della Storia: è quanto molto semplicemente ci ha detto il Papa Domenica scorsa, ribadendo che il Presepe non è favola per i bambini, insinuandoci che potremmo noi adulti renderlo tale, perché magari come tale lo insegniamo, perché come favola lo viviamo; ma non è il Presepe a fare il Natale. Cogliamo il vero senso di questa solennità religiosa nella Santa Liturgia: nel giorno di vigilia ci viene proclamato “Oggi sapete che il Signore viene a salvarci: domani vedrete la sua gloria”; e il giorno della festa: “Oggi è nato per noi il Salvatore”, “ Oggi la Luce risplende su di noi”. Oggi! E’ la realtà misterica che si realizza nel presente e ciò avviene perché noi ci crediamo. Ma attenzione, questo ‘oggi’ per il cristiano è tutti i giorni, è tutta la sua vita, nella misura in cui cerca la verità e pratica la giustizia, accoglie il pellegrino e perdona il nemico, dichiara la sua appartenenza a Cristo e si dissocia da chi rema contro Cristo, da chi rema contro l’uomo. Cosa significa che Dio si fa uomo in Cristo se non che chi cerca Cristo scopre l’uomo e chi promuove l’uomo incontra Cristo? Cristianesimo ed umanesimo s’identificano. Solo in quest’ottica, per i credenti, acquistano senso la volontà e lo sforzo di riscatto delle genti, il progresso della scienza e della tecnica, la ricerca della Verità, che, essendo un assoluto, nessuno possiede pienamente; mentre Essa ci possiede tutti nella sua poliedricità! Da ciò nasce il rispettoso confronto con le verità degli altri, il riconoscimento del valore importante dello sforzo umano di progressivo miglioramento della propria condizione, nella utopistica ricerca della perfezione…che in definitiva realizza il versetto d’Isaia “si apra la terra e germogli il Salvatore”, il quale tuttavia salva perché è il Giusto che discende dal cielo. E lui è la sintesi della ricerca di Dio da parte dell’uomo e dell’amore di Dio verso l’umanità.
Partecipiamo alla Liturgia e guardiamo al Presepe contemplando il nostro Cristo Pantocratore, nel catino della Cattedrale. Il mistero dell’incarnazione salvifica di Dio è scritto nel cornicione che lo circonda: Factus homo factor hominis factique redemptor – Iudico corporeus corpora corda Deus (Creatore dell’uomo, mi sono fatto uomo e l’ho redento – Nella mia umanità salvo i corpi, da Dio salvo le anime).
A tutti, auguro un momento di gioiosa riflessione. Giuseppe Riggio.