"Popolari per l'Italia di domani"

ritratto di Giusi Farinella

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"Popolari per l'Italia di domani"

I deputati siciliani Saverio Romano, Calogero Mannino, Giuseppe Drago, Giuseppe Ruvolo e il campano Michele Pisacane ufficializzano il loro addio lasciando il gruppo alla Camera per dare vita a una componente del Misto che si chiamerà "Popolari per l’Italia di domani".

Il loro gesto assume un significato che va oltre la pur forte motivazione di una non condivisione della linea politica imposta dai vertici dell’Udc.

C’è infatti una ferita profonda che investe l’autonomia politica di una Regione che aveva conquistato lo Statuto speciale il 12 marzo 1946 prima della stessa Carta Costituzionale del 1948.
Uno statuto voluto dai siciliani in contrapposizione ai separatisti del tempo.

I vertici dell’Udc nella formazione del governo tecnico Lombardo quater non solo non hanno tenuto in alcuna considerazione le posizioni politiche dei responsabili regionali, ma hanno trattato la questione con metodi di gramsciana memoria, quelli del centralismo democratico piuttosto che la difesa dell’autonomia dei principi sturziani.
Hanno avallato un “fritto misto” che non è espressione della volontà popolare.

Del resto Casini non ha avuto in passato molta sensibilità verso i principi autonomistici rivendicati dai siciliani dell’Udc.
Durante la finanziaria del 1986 nella seduta in Commissione Bilancio in cui veniva cancellato di fatto l’articolo 38 dello Statuto regionale, violandone l’autonomia finanziaria, in una lacerante e seduta notturna il (compianto e amico della mia famiglia) capogruppo Giuseppe Sinesio si dimise per non essere complice di una operazione politica che ricordava i metodi sabaudi dell’annessione.

Casini si schierò per l’introduzione del famoso articolo 34 della finanziaria 1986 che violava i principi di autonomia finanziaria dell’autonomia della Regione a Statuto speciale contenuti nell’articolo 38 dello Statuto stesso sanciti da legge costituzionale.

Anche in quella occasione i deputati siciliani Dc combatterono una battaglia politica guidata da Calogero Mannino che ebbe larghi consensi anche in altri esponenti di diverse forze politiche.

Francesco Saverio Romano, Calogero Mannino e i loro amici che li hanno seguiti devono essere orgogliosi di un gesto che va nella migliore tradizione dell’autonomia politica e culturale della Sicilia.