“Passare il Mare” - il 5° incontro svolto a S. Mauro Castelverde

ritratto di Pino Lo Presti

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Questa sera, a Pollina (teatro Pietrarosa), la conclusione con “Luigi che sempre ti penza”

“L’Argentina, mi ricordo ...” documentario di Sergio Gianfalla, sul tema “Migranti e Migrazioni”

Maria Giuliana, presidente della SST-ART, il sindaco di S. Mauro, Mario Azzolini, il regista Sergio Gianfalla

Maria Giuliana
“Passare il Mare” nasce da un opuscolo, da una raccolta antologica pubblicata dalla Biblioteca nazionale di Palermo, e curata da Ignazio Romeo. Raccoglie stralci di opere di scrittori siciliani dai primi del ‘900 ad oggi, sul tema di “migranti e migrazione”. Un excursus tra il come eravamo e il come saremo; tra quando - come dice Gian Antonio Stella - siamo stati noi gli “albanesi” di una volta e ora che sono altri gli “italiani” di allora.
Nasce così l’idea di mettere su questa Rassegna il cui scopo fondamentalmente è di sensibilizzare al tema, attraverso veicoli importanti come le arti del Cinema, del Teatro, della Prosa e della Musica.

Mario Azzolini
Partendo da una grande foto (esposta nell’Aula consiliare) che Tornatore ha regalato al comune di San Mauro (in riconoscenza della partecipazione dei cittadini sanmaurinesi al film l’ “Uomo delle stelle”), di una scena di massa che richiamava la Occupazione delle terre degli anni ‘50, pone come “fondamentale spinta” al drammatico fenomeno dell’emigrazione - che ne seguì nei decenni appresso -, proprio il fallimento di quel “sogno”: una grande occasione mancata che avrebbe consentito al popolo siciliano, e meridionale di restare a casa propria.

Sottolinea le condizioni psicologiche e di lavoro in cui i nostri emigranti si trovarono a vivere in Germania, in Svizzera e nel Nord Italia; condizioni ricordate dalla giornalista Saladino, nei primi anni ‘70, condizioni raccapriccianti, condizioni che fecero di molti di quegli uomini poveri, forse affamati ma sani, degli uomini “ammalati” nella dignità e negli affetti.

San Mauro ha avuto un forte fenomeno migratorio negli anni del boom economico ma ne aveva avuto anche uno in precedenza, a cavallo fra le due guerre, soprattutto verso l’Argentina.

Conclude il suo intervento con due citazioni - di Miller e Pascoli - sul sogno di ogni emigrante.
Qual era il “sogno”, l’obiettivo di ogni emigrante? Di avere un pezzo di terra e una casa nel luogo in cui è nato!
Altra citazione a proposito della “Statua della Libertà”: “essere emigrante forse era proprio questo: vedere (piuttosto) “una spada” laddove lo scultore ha creduto, in buona fede, di mettere una lampada, una luce di speranza”.

Sergio Gianfalla, autore del film-documentario “Argentina, mi ricordo...”, ha collaborato con grandi registi italiani: Risi, Tornatore, Ferrara, Maresco ...
Il documentario è su storie di emigrati in Argentina che sono tornati nelle Madonie.
L’idea originaria era quella di recuperare le persone che nonostante tutto avevano deciso di tornare; capire perché erano tornate - ma anche i parenti che erano rimasti -, al fine di evidenziare le ragioni profonde del “filo”, quasi mai interrotto, tra chi era partito e la terra di origine.

I comuni in cui ho potuto raccogliere più materiale sono quelli di San Mauro, di Camporeale e Roccapalumba ma altro materiale l’ho potuto recuperare nella stessa Argentina. Un singolare fenomeno che, ai margini della ricerca, è emerso è stato quello della richiesta, ai Comuni di origine, di estratti di nascita di propri antenati per poter avere la cittadinanza italiana.
Diverso è il discorso per gli immigrati di terza e quarta generazione che hanno perduto quasi definitivamente il senso di una originaria identità dei nonni.

Maria Giuliana
Un lavoro di questo genere presuppone una “restituzione” a questa comunità, delle Madonie, di una memoria fondamentale che non è solo nostalgia, perché quando avviene un fenomeno come quello dell’emigrazione le realtà si modificano inesorabilmente, non sono più quelle che sarebbero state “senza”!

Augura al regista di poter passare alla seconda fase del proprio lavoro, recuperando - dal materiale girato - tutte quelle altre esperienze di persone che sono rimaste invece nei luoghi in cui sono “approdati”, che hanno fatto percorsi diversi, vite diverse; come si sono impegnati, come hanno contribuito alla vita collettiva di quella realtà: questo è importantissimo.
La associazione si impegnerà, assieme ad amministrazioni come quella di San Mauro, perché questo suo lavoro possa proseguire e giungere a completamento.

Seconda parte (dopo la proiezione anche di un breve documento inedito, del 2007, relativo ai primi rimpatri forzati da Lampedusa)

Azzolini
Questo è un paese che, all’inizio del secolo scorso, aveva più di 6.000 abitanti; al prossimo censimento non arriveremo a 2.000. La quantità di case chiuse, abbandonate - che, nella migliore ipotesi, si aprono solo stagionalmente -, è incredibile. Che cosa sarebbe oggi questo paese se non fosse stato colpito dalla piaga dell’emigrazione? Forse sarebbe diventato magari un paese orribile, come tanti, pieno di costruzioni sconvolgenti ...? Non so immaginarlo?

Claudio Parisi, un’argentino tornato a San Mauro.
Veramente io credo che la situazione dell’immigrato è una situazione complicata; l’adattamento a un nuovo paese è molto difficile. La situazioni più difficile, credo, per un immigrato, è la questione lavorativa perché un emigrato, quando parte, è per dare un futuro alla propria famiglia. Negli anni ’50 e ’60, in Argentina, c’era questa possibilità perché era una nazione in via di sviluppo. Certament, fra i paesi latino-americani è la più sviluppata dal punto di vista industriale. Buenos Aires è la provincia in cui sono concentrate tutte le industrie e ha dato buone possibilità a quasi tutti gli immigrati, tra cui 2000 Maurini, di svilupparsi economicamente. Discorso a parte per le province di Mendoza e Rosario, o altre, che sono completamente agricole, dove chi vi è giunto si è trovato a dover continuare lo stesso lavoro probabilmente agricolo che faceva già qui in Italia.
La vera situazione difficile in Argentina non è stata per gli immigrati degli anni ’50 e ‘60 ma per i loro attuali figli, perché, dopo, la situazione socio-economica Argentina è cambiata totalmente!

Per tutti gli immigrati oggi anche per quelli che vengono in Italia, la situazione è molto difficile; c’è un’approfittare della necessità delle persone, come se fossimo tornati ad un’epoca “primitiva”.
Non può essere che oggi, in questo momento, qui, in Italia - parliamo di un paese totalmente industrializzato -, la sesta nazione nel mondo, proprio l’Italia dimentichi che è stata una nazione di emigranti; questo è veramente grave.

Maria Giuliana
E’ questo l’aspetto nuovo della immigrazione di cui si vogliamo occupare: che cosa accade nel nostro paese, a Lampedusa, quasi tutti giorni? Sergio ci ha dato la possibilità di vedere un documentario veramente inedito, che rappresenta un momento molto delicato di quelle che sono le realtà degli sbarchi a Lampedusa, che noi conosciamo solo attraverso la televisione.

Gianfalla
Nel 2007 sono iniziati questi “trasporti” tra Lampedusa la Libia. In occasione delle prime partenze, gente che ha collaborato con me, era presente a Lampedusa proprio quando questa prima serie di immigrati è stata “imbarcata” su aerei per poi purtroppo scomparire in Libia.
Abbiamo avuto la possibilità - rischiando, “rubando” proprio - di fare delle riprese di queste operazioni: gente portata via maniera molto poco umana, quasi fossero bestie.
In Italia non lo ha visto mai nessuno.

Maria Giuliana
E’ dura voler pensare singolarmente alle storie delle persone che abbiamo visto; anche loro avevano bisogno dell’ “America”, un sogno infranto! Ora, se noi pensiamo che, solo di San Mauro, ci sono in Argentina 2.000 persone, immaginate che quelle 2000 persone potessero essere deportate con un aereo e spedite in un paese come la Libia!
Che cosa accade a queste persone nel momento in cui poi vengono semplicemente “deportate” in Libia? Come faranno a tornare al loro paese di origine? Non c’è dato saperlo!

Azzolini
Vedendo quegli aerei rullare sulla pista, mi è venuta una triste immagine del passato argentino: quando gli aerei venivano usati dai colonnelli golpisti per fare sparire i dissidenti, gettandoli in mare!
È particolarmente grave ed inquietante anche il fatto che queste immagini le abbiamo viste solo perché “carpite”, perché l’informazione ufficiale certo non ci racconta questo.
L’informazione ufficiale ci dice che questo Governo ha garantito che in Italia si sono “arrestati gli sbarchi”!
E’ certo un problema che può solo affrontare l’insieme dei paesi sviluppati.
Anche prima morivano, durante i viaggi, i nostri emigrati che varcavano l’oceano nella “terza classe” ma - senza voler minimizzare quegli episodi - qui siamo di fronte ad un’altra storia a qualcosa che è a metà strada tra il fenomeno dei lager nazisti e quello dei desaparecidos argentini.

Parisi
Questa gente è “carne da macello” perché quando arriva in Libia senza più soldi (che ha speso per arrivare qui in Italia) non gli resta che camminare a piedi nel deserto: in un viaggio senza mèta e senza ritorno perché nessuno li riaccompagnerà mai a casa.

Azzolini
E, fra questi, non vi è soltanto gente disperata - che cerca migliori condizioni di vita - ma anche perseguitati che scappano da dittature e da paesi in guerra; a cui nessuno garantisce il diritto di asilo!

Parisi
Certamente questo è un documento che dovrebbe essere fatto circolare ...

Azzolini
...magari proiettato all’apertura degli incontri Berlusconi-Gheddafi