Un luogo urbano risolto nella Cefalù dei luoghi urbani irrisolti
10 Novembre 2009, 16:36 - Saro Di Paola [suoi interventi e commenti]
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(Omaggio a Pasquale Culotta nel 3° anniversario della morte)
La prima espansione edilizia di Cefalù, quella degli anni dal 1955 al 1965, ne dilatò il centro urbano lungo l’asse “ru stratuni”.
Ai lati della “settentrionale sicula” : dal “Carbaniu” al “Sabbaturieddu”.
Bastò un decennio, o poco più, perché scatoloni in cemento armato finissero per soppiantare gli agrumeti e gli orti della piana cefaludese.
Nella parte tra la ferrovia e la statale sino a saturarla.
Fu quella prima espansione edilizia ad allertare la Politica di quegli anni sulla necessità del PRG.
Fu quella espansione edilizia che, più delle successive, avrebbe finito per precludere la possibilità di razionalizzazione dell’assetto urbano di quello che, poi, sarebbe diventato il cuore nevralgico della Città.
Una espansione edilizia senza regole.
Anzi, con una sola regola insediativa : “quella di garantire il massimo sfruttamento economico del singolo lotto”.
Espansione caotica che riservò e lasciò all’uso dei privati quel minimo di aree che, nei singoli lotti, gli scatoloni lasciavano libere.
Una espansione con vie, viuzze, cortili e percorsi interclusi e realizzati, soltanto, per consentire l’accesso agli androni dei singoli condomini se non, addirittura, a qualche magazzino.
Il tutto, senza un tentativo, sia pure minimo, di conferire relazioni e caratteri urbani alla zona di espansione che si andava concretizzando.
Per cogliere il fatto basta guardare ai due grandi isolati che quella espansione ha incluso tra l’attuale via Gramsci a monte, e l’attuale via Roma a valle :
l’isolato tra via Verga e la via Pirandello e l’isolato tra la via Pirandello e la via Martoglio.
In entrambi gli isolati, nessun attraversamento, neanche pedonale,nella direzione est-ovest.
In entrambi, nessuna scala di collegamento tra l’interno degli stessi isolati e la via Gramsci.
Fu l’espansione edilizia dei luoghi urbani irrisolti.
Muri, magazzini e recinzioni a formare barriere laddove la continuità degli spazi non edificati avrebbe dovuto garantire la continuità di attraversamenti e di collegamenti pubblici.
Fu, anche, espansione edilizia priva di linguaggio architettonico e senza Architettura che finì, addirittura, per soffocare quel minimo di Architettura Liberty che, lungo l’asse della settentrionale sicula, i più fortunati dei nostri emigrati in America avevano realizzato nella prima metà del novecento.
Nel tessuto di quella prima espansione edilizia di Cefalù vi fu, e vi è, una sola eccezione: L’EGV CENTER.
Il complesso residenziale e commerciale progettato e diretto da Pasquale Culotta e Bibi Leone.
Nel terzo anniversario della scomparsa di Pasquale Culotta a darmi lo spunto per renderGli omaggio è stato proprio l’EGV CENTER.
Un intervento edilizio che, dopo che venne ultimato, è stato recensito e pubblicato su tante riviste specialistiche nazionali ed internazionali e che è stato, anche, oggetto di studi e di tesi di laurea di studenti di architettura di importanti atenei nazionali.
CASABELLA, “International Architectural rewiev”, se ne occupò diffusamente nel numero 504 dell’agosto 1984.
Alcune delle foto di quella rivista ci fanno rivedere il complesso com’era quando venne ultimato.
Chiunque può cogliere le “differenze” tra quel luogo sotto la stazione e gli altri luoghi della espansione urbana di Cefalù.
Differenze, se non abissi, in termini di Architettura e di assetto urbano.
Pierre Alain Croset, oggi, professore ordinario in composizione architettonica e urbana al Politecnico di Torino, su quel numero di CASABELLA così ebbe a scrivere dell’EGV CENTER :
“Nel tessuto edilizio caotico dell’espansione urbana di Cefalù spicca l’Architettura di Culotta e Leone……che compie attraverso la sincerità del suo linguaggio razionalista un chiaro atto di fondazione : la definizione precisa di percorsi pedonali che consentono l’attraversamento di tutto il lotto a disposizione crea un vero e proprio luogo urbano, un luogo non riservato ai suoi soli abitanti ma che offre negozi, uffici e servizi all’uso pubblico …… un lotto strategico che gli architetti hanno voluto lasciare interamente aperto all’uso pubblico, in chiara opposizione alla logica di recinzione che corrisponde abitualmente alla natura privata della proprietà del suolo……. Culotta e Leone hanno fatto dell’attraversamento pedonale il principale tema del loro progetto attraverso l’esercizio quotidiano del percorso, il lotto viene così vissuto come luogo di passaggio ed a questo titolo dovrebbe a poco a poco entrare nel patrimonio collettivo degli abitanti di Cefalù, condizione necessaria per evitare la sua futura alterazione”.
Dopo oltre venticinque anni dalla sua realizzazione possiamo dire che quel “luogo di passaggio” sia entrato a pieno titolo “nel patrimonio collettivo degli abitanti di Cefalù”, come Croset aveva scritto dovesse avvenire.
Non solo perché, ad eccezione delle aree riservate a parcheggio privato, tutte le altre aree di quel luogo sono state cedute al Comune ma, anche e soprattutto, perché gli abitanti di Cefalù ne fanno quell’uso pubblico che Culotta e Leone avevano previsto e che, con il loro progetto, hanno privilegiato.
Gli attraversamenti pedonali che l’EGV CENTER permette lungo tre direttrici consentono di “accurzari strata” a quanti, quotidianamente ed a piedi, dalla stazione devono scendere sulla Via Roma e viceversa, ed a quanti altri devono raggiungere la zona del parcheggio multipiano dalla via Giglio e viceversa.
E’ un patrimonio di cui, oggi, la collettività non potrebbe fare a meno.
È, però,anche, un patrimonio che , oggi, mostra i segni inesorabili dei suoi anni e che, perciò, abbisogna di pulizia e di manutenzione.
Ordinarie e straordinarie.
La scalinata che scende dal piazzale della stazione e “la passerella gettata sul vuoto” che infilza l’edificio per sbarcare sulla via Pietro Novelli sono nelle condizioni che le foto che seguono evidenziano.
Quella scalinata e quella passerella sono un patrimonio pubblico che non può essere lasciato nelle attuali condizioni.
È necessario che il Comune intervenga.
Per salvaguardarle.
Per eliminare il pericolo pubblico costituito dal distacco e dal crollo dell’intradosso della passerella.
Per eliminare la minaccia costituita dall’enorme heucaliptus che incombe, sbilenco, sulla passerella e sui passanti.
L’intervento del Comune sarebbe, anche, un segno per onorare la memoria dell’Architetto.
Saro Di Paola, 9 novembre 2009
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