Di chi è Cefalù?

ritratto di Franco Turdo

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In meno di un mese due delusioni, la prima qualche giorno fa quando ho visto scappare i turisti da piazza marina perché alcuni si stavano “pestando” dopo la ‘ntinna a mari.
La seconda stasera.
Per evitare scambi di persona o altro mi presento: sono Franco Turdo, Cefalutano.
Dopo tante promesse (a vuoto) finalmente stasera passando davanti al teatro “Salvatore Cicero” e vedendo la porta d’ingresso aperta, mi sono permesso di entrare con i miei figli (7 e 10 anni).
Dentro qualcuno lavorava nella preparazione di un avvenimento che si svolgerà credo tra qualche giorno.
Dopo aver fatto vedere ai miei figli l’ingresso, siamo saliti al primo piano.
A questo punto si è avvicinato un tizio (che conosco) e ci ha invitati a uscire, ho fatto notare che ero un cefalutano che stava facendo vedere un “gioiello” ai propri figli, ho anche fatto notare che la porta era aperta e nulla scoraggiava l’ingresso.
Mentre uscivo, ho visto proprio davanti all’entrata un assessore (che conosco) volevo scambiare due parole, ma ho preferito evitare poiché ero in compagnia dei piccoli.
Inutile descrivere la delusione dei bambini (ma anche la mia).
Facendo un piccolo salto indietro nel tempo, la sera dell’apertura del teatro, mi hanno fatto entrare solo perché ero raccomandato (entrando ho notato che non ero il solo).
Nelle altre occasioni non ho avuto la fortuna di essere tra i “fortunati” di turno.
In una sera di grande desolazione, dove ancora si contano i danni del maltempo e dove poca gente si intrattiene nelle vie del centro storico, quella porta del teatro aperta è stata per me come una “calamita”.
Per la mia Violazione di… (me lo spieghi Lei avvocato, che io non trovo il termine esatto) chiedo scusa. Chiedo scusa anche a chi mi ha accompagnato alla porta, non succederà più.
Chiedo scusa ai miei figli per quello che è successo. Ma forse non mi è dispiaciuto tanto, perché così cominciano a capire fin da piccoli, cos’è Cefalù.
Con grande amarezza
Franco Turdo