“Incontri d' Estate” 2010 - "Quando ridere serve a pensare" - Corte delle Stelle 27 luglio

ritratto di Pino Lo Presti

Versione stampabile

con il giornalista e scrittore Daniele Billitteri autore di "Homo Panormitanus" e "Femmine Panormitana", l'editrice Maria Elena Vittorietti, e con l’ass.re Torcivia

I concetti di “Ironia romantica” - evocato per l’occasione dalla editrice, sig.a M. E. Vittorietti - e quello di “codici” - sottolineato dal prof. G. Cristina - mi sono sembrati costituire la giusta chiave di accesso all’universo della sensibilità e del racconto, di questo singolare autore; “cellula” di quell’organismo “Panormitano”, in cui, con amore e passione, svolge il ruolo di “fissarne” alla memoria, lo spirito, l’anima, la stessa entità culturale; “mineralizzandola” nel testo scritto perchè il suo “seme” resti oltre i limiti - sempre troppo “usurabili” e angusti - del quotidiano in cui è colto.

E’ dell’Ironia un certo scetticismo, e la rabbia dello star sospesi tra il baratro dell’agnosticismo e la speranza della fede.

- Billitteri

Chi ha lungo vissuto e ha incontrato tanta diversa gente, che mille volte ha avuto occasione di fare esperienza del’ “l’altro da Sè”, può uscirne, da un parte, innamorato della speranza, del nuovo (affascinato dal mutevole divenire in tante - incredibilmente diverse - forme individuali o di popoli, della vita); dall’altra, disilluso nella possibilità di un ideale universale, di una forma, di vita, di civiltà “perfetta”!
L’Ironia non è presente infatti nei mistici, nè negli apodittici.

Chi, individuo o popolo, non ha concepito, o provato a concepire, una “città ideale”?
Chi invece, nel corso lungo del tempo, come il popolo siciliano e palermitano, ne ha sperimentato un largo campionario, di costruire di questi “castelli” ne ha pudore, perchè li ha visti - come fossero di sabbia - sempre dissolti dalle prime onde della storia; al di là delle più ben costruite ideologie ha visto sempre prevalere una verità: “quella naturale”, difficilmente rappresentabile in una forma definita; comunicabile piuttosto solo attraverso “codici”, gesti di “intesa” tra chi a quella verità, per estrazione, ha accesso.

Il siciliano, il palermitano ne fa una questione di “censo dello spirito”, e di “fratellanza” fra chi vi appartiene; su ciò si basa la sua capacità di “intendersi” - su un terreno di “complicità” - con ogni cittadino del mondo, fosse il più lontano geograficamente da questo centro del mediterraneo. Ma, su ciò si basa anche la sua “presunzione”, il suo “protagonismo” che tanto spesso si tramuta in invadenza nei confronti dell’ospite: una specie di “colonialismo” di risposta!

-Angela Di Francesca legge alcun brani dell’autore

La Sicilia infatti è un archetipo del “femminile”, nel suo duplice aspetto di “utero che partorisce” e di “utero che divora”. I popoli che le si sono accostati l’hanno “posseduta” o ne sono stati “posseduti”; si sono nutriti di lei o ne sono stati il pasto?
Di certo le razze “bastarde” sviluppano meglio in sè il gène dell’adattamento, quindi della “sopravvivenza”, dunque una maggiore “saggezza della vita”, una “finestra” particolare sulla “verità naturale”!

Il limite di questa “grandezza” sta nel ricoprire - troppe volte - il ruolo di alibi per la cotardìa e la non assunzione di responsabilità nella costruzione di una società migliore, nello “snobbismo” per la legalità, considerata come “favola”, “esca” per la gente dabbene, cioè gli “sciocchi”!
Aspetto questo , criticamente messo in rilievo nell’intervento del giornalista Manzo.

I libri di Billitteri rappresentano un unico affresco in cui, secondo temi/pretesti di volta in volta diversi, sono raccolti infiniti acquerelli e schizzi “di viaggio” di episodi, dialoghi di umana quotidianità del popolo palermitano, attraverso cui l’autore consegna alla storia una cultura unica, antica a-storica che- come Sciascia aveva sottolineato - ha impedito che persino l’Illuminismo attecchisse nella terra di Sicilia, e così anche per altre prospettive “fideistiche” in soluzioni “artificiali” nella costruzione di una società ideale.

- l'editrice Maria Elena Vittorietti

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Leggiamo in un nota di copertina di un suo libro:

“Nato a palermo nel 1951. Ha sprecato quasi quarant’anni della sua vita a fare il giornalista disertando dunque attività produttive. Solo in tarda età ha trovato la sua vera vocazione: cazzeggiare. Lo ha fatto, con “Homo Panormitanus”, epopea della palermitanità inestinguibile, e con “ Femina Panormitana”, la compagna giusta per l’uomo giusto. Con “Solo a Palermo, ovvero certe cose capitano solo a Palermo” si è divertito a raccontare storie troppo assurde. Ha creato il personaggio di un investigatore privato palermitano, titolare della Franco Butera Amato Investigazioni, in sigla FBAI, che ha operato già in due libri, “ La collana di corallo” e “Domando scusi”. Ha interrotto la pratica dell’arte del cazzeggio con “Boris Giuliano, la squadra dei giusti”, un libro “serio” dedicato al capo della squadra mobile di Palermo ucciso dalla mafia nel 1979 e che dell’epopea palermitana che sta a cuore a Billitteri fa parte a pieno titolo”.