Sospesi i lavori del cantiere di via Giudecca alle pendici della Rocca

ritratto di Pino Lo Presti

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Arriva l’Ordine di Sospensione, da parte della Sovrintendenza ai BB.CC.AA. di Palermo, dei lavori (che la Impresa CO.DO.MA aveva iniziato ad eseguire - pochi giorni prima del 20 novembre - per conto della Proprietà “Condominio del Faro”), nell’area retrostante il Condominio, sito in via Giudecca, alle pendici della Rocca.

La Polizia Municipale e la Polizia di Stato, prontamente allertate, avevano - già il 20 - fatto un primo sopralluogo. In particolare, il Commissario Borsellino - che ha già lanciato diversi segnali di “intolleranza” verso i reati ambientali - diffidava, lo stesso giorno, verbalmente, la Ditta esecutrice, dal proseguire i lavori, in attesa di più approfonditi accertamenti circa la liceità della procedura del Silenzio-Assenso (DIA) riguardo l’autorizzazione degli stessi.

Tale opportunità è consentita, tra l’altro dalle normative, nel caso di esecuzione di lavori finalizzati “all’abbattimento di barriere architettoniche”; così come dichiarato nel progetto.

-la rampa da cui attualmente ci accede all’area interessata dai lavori

Sorvolando su qualche perplessità circa le reali finalità dei lavori, è apparsa subito non congrua la “diretta sorveglianza della Soprintendenza archeologica”, ad opera della dott.ssa Cucco, appositamente inviata da Palermo; le problematiche innestate dai lavori infatti - è di tutta evidenza - che non solo di tipo archeologico! Una valutazione da parte della Sezione dei “Beni Ambientali e Paesaggistici” della stessa Sovrintendenza circa le incidenze paesaggistiche dei suddetti lavori, sarebbe - a chi conosce i luoghi - immediatamente apparsa di comune “Buon senso”!

Questa però si è attivata solo su specifica sollecitazione da parte del dott. Blasco, Comandante della P.M. e del dott. Borsellino, Commissario della P.S., dopo che dalla Sezione archeologica non era stata eccepita alcuna problematica; come la stessa Ditta fa sapere con un comunicato stampa che riportiamo da Cefalunews: “ “Abbiamo iniziato i lavori a novembre – ci dicono – dopo che a luglio era scaduto il termine del silenzio assenso della sovrintendenza. Nonostante nei quattro mesi che sono passati dalla nostra richiesta alla sovrintendenza non ci sia arrivato alcuno diniego e nessuna richiesta di integrazione, prima di aprire il cantiere abbiamo chiesto alla sovrintendenza di inviarci un loro tecnico per seguire i nostri lavori”. E così da quando sul luogo sono arrivati gli operai ogni giorno vi opera anche in missione, per la sezione archeologica della sovrintendenza, la dottoressa Cucco. “Ad oggi non ha trovato niente di particolare – continuano i tecnici- se si fa eccezione per alcuni pezzi di tegole”.

Secondo le motivazioni dell’Ordine di Sospensione dei Lavori, emesso ora dalla Sovrintendenza, i lavori non potevano invece essere avviati con una semplice comunicazione (DIA) da parte dell'impresa. Il vincolo paesaggistico sull'area esclude, infatti, la possibilità di un ricorso al principio del silenzio/assenso, di cui l'impresa aveva ritenuto di potersi avvalere avendo dichiarato di procedere all'abbattimento di barriere architettoniche.

Resta da chiarire come mai un tale Organo di Controllo - ma soprattutto l’altro, locale: l'Ufficio Urbanistica del Comune di Cefalù - abbiano con tanta leggerezza concesso la procedura autorizzativa del Silenzio-Assenso, e dunque si siano accontentati della semplice DIA (Dichiarazione di Inizio Attività), solo in base alla dicitura “abbattimento barriere architettoniche” (!?) per dei lavori che, pur esterni all'aerea SIC (sito d'interesse comunitario) della Rocca, i cui confini sono tracciati sulle ultime emergenze rocciose ai piedi del massiccio roccioso, ricade tuttavia entro i confini del Parco della Rocca, segnati - su quel lato - dalla via Giudecca, e sottoposta perciò a vincolo Paesaggistico.


-la delimitazione dell'area SIC è segnata dalla linea alternata: tratto/punto

“Riteniamo - aveva dichiarato il Commissario Borsellino - che il Comune e l'ufficio Urbanistica avrebbero dovuto escludere a priori che tali lavori e il relativo progetto potessero essere eseguiti in assenza della previa valutazione di incidenza, prevista per legge, e delle necessarie valutazioni da parte della stessa Urbanistica”...( ...) ... “Per quanto ci riguarda – ha concluso Borsellino – valuteremo molto attentamente se procedere penalmente nei riguardi della ditta esecutrice dei lavori e del direttore dei lavori, per avere cagionato un danno ambientale a luoghi soggetti a speciale protezione in regime di silenzio assenso della Soprintendenza. Abbiamo già ordinato per iscritto alle "maestranze" di chiudere il cantiere fino a quando la Soprintendenza, ed in particolare il primo Servizio beni paesistici ed ambientali, non si sarà pronunciata in modo chiaro e inequivocabile sull'intera vicenda”.

Se, in questa città - in una zona di evidente valore storico e paesaggistico - si arriva al punto da sconsideratamente sfondare un muro antico (per quanto non delle mura bizantine come, in un primo momento, con una certa improvvisazione, si era denunciato)

per aprire un percorso, utile ad un escavatore, per accedere alla parte alta di un pendìo, per “discaricarvi” il materiale di uno sbancamento

-la parte alta della “pista”

-qui essa si esaurisce; qui dove evidentemente si aveva intenzione di “discaricare”

ciò è il segno di un clima di “tutto si può fare” creato da troppi controlli inesistenti e da troppe “concessioni facili” da parte di chi dovrebbe istituzionalmente garantire il rispetto del territorio.
Se responsabilità della Ditta esecutrice dei lavori vi sono, occorrerebbe che vi sia una risposta anche alla lecita domanda su quali siano quelle dell’Ufficio Urbanistica di Cefalù, in primo luogo, e della Sovrintendenza poi: se cioè sia mancata la dovuta e diligente Sorveglianza, prima e dopo; non è possibile che siano gli organi di Polizia a doversi sostituire a loro!

già il giorno dopo il sopralluogo di Borsellino, la “pista” è stata “cancellata” e posta una “benda” alla ferita ad un manufatto, forse non nobile, ma dei nostri avi.