15 Agosto 2012, 12:04 - Laura Grazia Miceli [suoi interventi e commenti] |
Una serata di musica medievale e rinascimentale alla Terrazza del Museo Mandralisca lunedì 13 luglio: un evento fuori dal normale contesto vocalgastronomicoparoliere, portato avanti con “umiltà”. Questo è, infatti, il termine adoperato dal Presidente dell’Ensemble Luminis Musica, Aldo Castiglia, nel presentare se stesso e i suoi musici e nel sottolineare, con molta umiltà (sono sue parole) l’impegno ad avvicinarsi al repertorio medievale rinascimentale.
Vanno sottolineate le difficoltà di affrontare un tale repertorio che non può essere reso con strumenti musicali moderni; pertanto, si è resa necessaria una ricerca per costruire copie di strumenti il più possibile vicine a quelle dell’epoca, ricerca laboriosa data la scarsità delle fonti.
La musica che oggi ascoltiamo è una riproposizione e trasformazione in notazione moderna di quella suonata dagli strumenti medievali.
(Audio: Manfredina e Rotta della Manfredina)
Non è stato facile e ci sono voluti anni di studio e di lavoro portati avanti negli anni da molti gruppi e da molti studiosi per arrivare al risultato odierno.
Questo gruppo di sei artisti, di recente aggregazione, fine del 2011, che opera a Castelbuono, ha fatto costruire gli strumenti da liutai e artigiani di Toscana , Umbria e Sicilia, per poter suonare al meglio laudi, canti, danze. Fatto, questo, che ha presentato ostacoli, se solo si pensa che degli strumenti antichi poco si sa e ben poco è arrivato a noi. E allora ?
La ricerca è questa , dimostra che tutto è collegato, tutto è fatto di tessere e tasselli per arrivare al fine ultimo. Si guarda a dipinti dell’epoca e , alle miniature dei codici, fino a trovare immagini associate a canti e a compositori, si trovano studi, bozzetti di strumenti disegnati dai compositori stessi e realizzati su quei disegni.
Come nel caso del "chitarrino di Morlay", artista che nel ‘400 ha lasciato il disegno nel manoscritto della musica da lui composta e suonata con questo strumento e conservata nella Biblioteca Nazionale di Parigi.
E parliamo della "ribeca" più melodica e più simile al violino moderno, del liuto medievale col manico retroflesso, che sono, tutti, antenati dei nostri moderni strumenti ad arco.
Solo tramite anni ed anni di ricerca e l’opera scrupolosa di maestri liutai si sono potute ottenere queste copie quanto più simili a quelle dell’epoca per coniugare armonia di forma e di suono. La scelta del legno, la tensione delle corde, il ponte laddove esso esiste, il peso e la misura delle varie parti componenti.
Il modello della “viella” è stato ricavato da Vincenzo Cipriani da affreschi del 14° secolo che si trovano nella stazione di Santa Maria Novella in Firenze.
Per merito di tutto questo travaglio di ricerca e di studio e di costruzione e di amore abbiamo potuto godere di una serata di musica che alla maggior parte dei presenti ha reso accessibile il mondo della musica medievale e rinascimentale. Molto dobbiamo ad un gruppo storico italiano, quello dei Micrologus che anni fa, forse più di trenta, quando di musica medievale poco si parlava e si conosceva da noi, si sono dati alla ricerca e sulle loro basi si sono fondati tutti coloro che sono venuti in seguito.
La maggior parte dei brani eseguiti sono danze, trotto, salterello, danze di corte e brani religiosi.
I brani religiosi sono quelli cantati dai pellegrini al giungere nel luogo dove è custodita un’immagine venerata e dalla quale si impetra grazia per malattie incurabili o gravi, la lebbra, il fuoco di S.Antonio.
Gruppi di pellegrini giungono sul sagrato dell’Abbazia di Montserrat ed elevano canti alla Piccola Madonna Nera implorandola dopo un viaggio estenuante colmo di sofferenza. I canti sono quelli conservati nel libro vermiglio dell’Abbazia. Abbiamo appreso delle cantigas, canzoni di repertorio nate alla corte di Alfonso X , sempre in Spagna, forse anche lui musicista, ma certamente protagonista di uno dei canti di ringraziamento per miracolo avvenuto dopo essere stato guarito dalla Madonna da una grave malattia.
(Audio: Cantigas)
E ancora occorre citare "Cunti simus", L’Annunciazione di Gabriele a Maria: l’epoca è il 1399.
(Audio: Cunti simus)
Ascoltando le laudi italiane "Stella splendens in monte" e "ad tripudium rotondum", sembra di vedere l’anonimo autore, un confratello un pellegrino che invita tutti i presenti oppressi dalle loro colpe e dalle malattie a, danzare e cantare tutt’intorno all’altare per la sanificazione di quei peccati , mentre risuona e s’innalza la voce imponente di Davide Sottile e prorompe il ritmo imposto dal suo tamburo, costruito da artigiani di Gangi, e dalle sue percussioni
E ancora la sensazione di essere circondati dal suono della zampogna tedesca di Aldo Castiglia e dal trillare dei suoi molti flauti di ogni dimensione.
(Audio: Dolce Vergin Maria)
Ascoltarli suonare così aggregati, e non è facile unire sei strumenti e sei musicisti, è stato un dono insolito e raro, qualcosa di prezioso da conservare con rispetto. Avere notizie così approfondite hanno resi consapevoli gli astanti della fatica fisica e mentale che esiste dietro un’ora di musica: è stata una lectio magistralis, di musica e di vita. Per una volta e unica nel contesto in cui viviamo, passatemi l’iperbole di lectio magistralis.
Abbiamo ascoltato laudi del Laudario di Cortona, "Venite ad laudare" e "O Divina Virgo Flore".
(Audio: Venite ad laudare)
(Audio: O Divina Virgo Flore)
Veniamo resi consapevoli che si tratta di un documento che pone in musica per la prima volta versi di lingua volgare italiana. Si tratta del primo esempio di lingua romanza, è la lingua di Dante. Nascono i Comuni, prende avvio una rivoluzione culturale che porta la gente ad agire in piazza: i confratelli rappresentanti delle varie confraternite estrae, è il caso di dire, la gente dalle case e la fa ballare e cantare in piazza. Basta con il rinchiudersi ognuno nel proprio guscio, basta con l’avvolgersi intorno al proprio ombelico che rende miopi e senza sguardo d’insieme, balliamo insieme fruiamo dell’esistenza, guardiamoci e vediamoci per quel che siamo veramente, in un contesto di partecipazione. E ancora la "Danza Real"e il “Lamento di Tristano”.
(Audio: Danza real)
(Audio: Lamento di Tristano)
E’ stato un excursus in Europa e in Italia ed è bello condividere a pieno le parole che Angelo Sciortino ha pronunciato alla fine del concerto ringraziando i musicisti avallando il fatto che la Storia del mondo e dell’arte non si deve ricondurre solo a Giulio Cesare o a Bonaparte, a Vivaldi o a Bach ma a tutti coloro che passo passo momento per momento hanno unito un filo al tessuto, alla grande trama del mondo fino ad oggi e che continueranno a farlo.
Come finale è stato eseguito ”ad mortem festinamus”, un inno alla morte, una danza macabra che macabra non è ed esorta ad avviarsi alla morte con gioia, saltellando con festosa allegria, vivendola bene questa fase come se ogni giorno fosse l’ultimo.
(Audio: Ad mortem festinamus)
Ecco che arriva la morte, pèntiti, perché perseveri nel peccato: se sai che c’è il peccato, perché continui a commetterlo? Andiamo giocando, festeggiando, danzando e saltellando… dal medioevo a Bach a Vivaldi al, possiamo dirlo, jazz; non sono forse pieni di gioia e di danza i funerali suonati e cantati e ballati e vissuti nella comunione della musica a New Orleans ? Non sono pieni di vita e di gioia questi momenti di danza che allontanano i fantasmi che noi stessi creiamo e riempiono il tempo di armonia con ampi movimenti liberatori che si librano nella musica ?
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Commenti
Angelo Sciortino -
Musica medievale
Innanzitutto un benvenuto a Laura Miceli e un ringraziamento per avermi citato.
Ho letto il suo intervento e ho provato quasi invidia per la precisione delle sue descrizioni, non disgiunte da un'ottima capacità di nascondervi il suo commento con la discrezione di chi ha saputo riconoscere la pagina di storia della musica narrataci dall'Ensemble Luminis Musica.
Laura Miceli non ama le iperboli, ma non credo che me ne vorrà, se ne uso una per l'esecuzione alla quale abbiamo assistito insieme: è stata unica, almeno fino a oggi, e spero che possa ripetersi ancora. Ce n'è bisogno a Cefalù, se si vuole che ci sia una crescita culturale, della quale c'è un grande bisogno.