La Pirdunanza al Mandralisca

Ritratto di Angelo Sciortino

29 Luglio 2012, 17:49 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Ci risiamo, il Museo Mandralisca non la smette di stupirci, organizzando incontri con gli autori e facendoci conoscere le opere di tante intelligenze, che illustrano il nostro territorio.

Com'è accaduto recentemente, con la presentazione, da parte del professore Perricone, di Giovanni Nicolosi – anch'egli autore di un interessante libro sui banditi maurini dell'Ottocento – e di Pietro Spina del libro di Vincenzo Ciminello, La Pirdunanza.

Che tipo di romanzo può scrivere un antropologo? Un giallo o un poliziesco? Se in esso sono narrati omicidi, come nel caso de La Pirdunanza di Vincenzo Ciminello, forse risponderemmo positivamente, ma sbaglieremmo. Non è un giallo, anche se è intrigante come un giallo. Perché lo sia, occorre un colpevole e occorre chi fa le indagini, che, pur essendoci, sono personaggi secondari, come secondaria è la presenza dei delitti. Secondaria rispetto al tema principale.

Allora è un romanzo antropologico? Forse, ma l'aggettivo non lo descrive completamente, ma solo in parte ne dà un'idea. La descrizione dei tanti momenti delle usanze della Settimana Santa nel nostro territorio, sebbene fatta con rigore scientifico, ha troppa qualità letteraria, per essere arida come siamo abituati a considerare la scienza, specialmente quando la conosciamo poco.

Allora, se non è un giallo o un romanzo scientifico, che romanzo è? E' un romanzo d'amore, il romanzo che narra il sentimento dell'Autore di fronte al mondo che lo circonda. Il romanzo che descrive un mondo sociale così come Egli lo ha interpretato; così come le emozioni che gli ha suscitato questo mondo sono rimaste impresse nella sua memoria e fanno ormai parte della sua coscienza. Una coscienza indagatrice, ma come può esserla quella di una mente curiosa, che non cerca di scoprire – come il poliziotto o il detective – ma piuttosto di capire.

Allora, quello di Ciminello è un romanzo d'amore, ma non l'amore del liceale o del sentimentalista, ma quello della mente aperta e ormai adulta, che esige il coraggio di dubitare e quello della solitudine, ma che in cambio dà una ricchezza interiore, che nel libro traspare in ogni pagina.

Ecco perché mi è piaciuto il libro e perché lo rileggerò ancora. Esso mi ha arricchito e spero ardentemente che altri, come me, lo leggano e se ne lascino affascinare. Il mondo non è cibo per i gretti, ma per chi, come Ciminello, sa coglierne i sapori più veri e più buoni.