La “dichiarazione di guerra” del Comune a “Sorgenti Presidiana” (quinta parte)

Ritratto di Saro Di Paola

9 Luglio 2013, 07:43 - Saro Di Paola   [suoi interventi e commenti]

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(continua gli articoli: https://www.qualecefalu.it/node/2562https://www.qualecefalu.it/node/2575https://www.qualecefalu.it/node/2584,
https://www.qualecefalu.it/node/2593)

Sono passati 5 anni e 151 giorni dal 7 febbraio 2008, quando, la politica di Cefalù,
in allarme per la salute pubblica minacciata dall’entrata in esercizio del potabilizzatore privo di autorizzazione sanitaria,
sì confrontò sulle questioni sollevate dal PD.
Il tempo è scorso inesorabile ed ha reso inoppugnabili alcune certezze :

  1. Era assolutamente legittima l’ordinanza n° 62, con la quale, l’11 luglio del 2005, il Sindaco Vicari revocò il divieto di utilizzo dell'acqua per scopi potabili ed immise in rete le acque trattate dall'impianto di potabilizzazione.
     
  2. Se, dopo oltre sei mesi dall’attivazione dell’impianto e dall’avviamento di una non prevista fase transitoria per il lavaggio della condotta sino ai suoi punti estremi, che il Comune dispose nel novembre del 2004, il Sindaco Vicari non avesse emesso tale ordinanza dando corso alla attuazione a regime della convenzione con “Sorgenti Presidiana”, avrebbe esposto il Comune ad una controversia e ad un giudizio di responsabilità dai quali il Comune sarebbe uscito soccombente.
     
  3. La “Sorgenti Presidiananessun’altra autorizzazione e/o certificazione avrebbe potuto fornire al Comune : il complesso di Leggi vigenti in materia non ne prevedeva altre oltre a quelle già fornite al Comune : i certificati di collaudo statico e di conformità alla legge sismica delle strutture dell’impianto, i certificati delle analisi sui campioni di acqua trattata prelevati in uscita dall’impianto medesimo.
     
  4. Nessuna autorizzazione sanitaria sarà necessaria per l’acqua grezza della sorgente di Presidiana e per quella del pozzo di Santa Barbara. Sino a quando nella rete idrica cittadina sarà immessa l’acqua trattata dal potabilizzatore ed, ovviamente, sino a quando i risultati delle analisi sui campioni di acqua prelevati in uscita dallo stesso ne certificheranno i requisiti di potabilità.

Relativamente alla certezza enumerata al 4 è da precisare che essa non è stata acclarata nel tempo intercorso dal 7 febbraio 2008 ad oggi.
Tale certezza è dettata, con molta chiarezza ed inequivocabilmente, dalle Leggi che regolano la materia.
In particolare, dal Decreto Legistativo n° 31 del 2 febbraio 2001 che “disciplina la qualità delle acque destinate al consumo umano al fine di proteggere la salute umana dagli effetti negativi derivanti dalla contaminazione delle acque, garantendone la salubrità e la pulizia”. Decreto che era già vigente alla data dell’11 febbraio 2005 quando la Vicari ha emesso l’ordinanza di messa in esercizio del potabilizzatore ed, ovviamente, anche alla data del 7 febbraio 2008.

Ciò, per la definizione, che, al comma 1.a.1. dell’articolo 2, il predetto Decreto Legislativo dà per le “acque destinate al consumo umano” :
“le acque trattate O non trattate, destinate ad uso potabile; per la preparazione, di cibi e bevande, o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, siano esse fomite tramite una rete di distribuzione, mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori”.

Il che, nel caso di Cefalù con il potabilizzatore in esercizio, significa che, ad essere “destinate ad uso potabile; per la preparazione, di cibi e bevande, o per altri usi domestici”, sono, proprio,le acque trattatedalla “Sorgenti Presidiana”,a prescindere dalla loro origine” sia essa la sorgente di Presidiana e sia, anche, il pozzo di Santa Barbara.
Per comprendere quali siano le acque destinate al consumo umano e, quindi, quale sia il campo di applicazione del predetto Decreto la chiave è nella differenza che la lingua italiana ascrive alle sue più elementari congiunzioni : la “O” e la “E”. (http://www.laltracefalu.it/node/1390)

Perciò, bene fece il Sindaco Guercio e bene, almeno sino ad oggi, ha fatto il Sindaco Lapunzina a non avere dato seguito alcuno alla richiesta, da parte del “Dipartimento di prevenzione medico”, della “DOCUMENTAZIONE DA PRODURRE PER L'AUTORIZZAZIONE SANITARIA PER LE ACQUE DI FALDA DA DESTINARE AL CONSUMO UMANO"

Se Guercio e Lapunzina avessero dato seguito a tale richiesta avrebbero fatto spreco di risorse e di danaro del Comune.
Avrebbero, infatti, risposto ad una richiesta che il responsabile del “Dipartimento di prevenzione medico” non avrebbe dovuto avanzare al Comune di Cefalù.
Affatto!

Ciò perché, ottemperando a tale richiesta, il Comune non perseguirebbe la finalità di “proteggere la salute pubblica” nel rispetto del Decreto Legislativo 31/2001, ma risponderebbe all’ incapacità del responsabile medesimo di distinguere la congiunzione “o” dalla congiunzione “e” nel comma 1.a.1. dell’articolo 2 del predetto Decreto, che per definirne il campo di applicazione ne è il comma fondamentale.
Ciò perché, a Cefalù,  ad essere destinate al consumo umano non sono le acque di Presidiana e di Santa Barbara ma quelle “trattate” dal potabilizzatore.

“Siamo folli o è vero che l'autorizzazione va chiesta prima di mettere in funzione un impianto?"
Questa la domanda che il Consigliere Lapunzina, nella seduta consiliare del 7/02/2008 (https://www.qualecefalu.it/node/2575) disse di volere rivolgere al Procuratore della Repubblica.
Il numeroso pubblico presente in aula applaudì.

Oggi, dopo oltre cinque anni, non è dato sapere se Lapunzina abbia mai posto al Procuratore quella domanda e, neanche, quale risposta Egli ne abbia, eventualmente, ricevuto.
Però, oggi dopo oltre cinque anni,alla Sua domanda si può rispondere.
Con assoluta certezza :
i consiglieri erano “folli” : “l’autorizzazione non va chiesta prima di mettere in funzione un impiantoe, neanche, dopo!

(continuerà)

Saro Di Paola, 9 luglio 2013

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Articolo correlato:

A  Cefalù “acqua senza autorizzazione sanitaria”? FALSO! LA BUFALA DEL DOTT. DE BLASI  - Saro Di Paola  - 1 maggio 2010 (https://www.qualecefalu.it/lac/node/1390)