Cefalù è anche altro

ritratto di Pino Lo Presti

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Questo il resoconto della terza parte dell’incontro, dell’altro, altro ieri, alla sala delle capriate...

... quella in cui è data voce ai presenti

Rosalinda Culotta, vice presidente dell’archeo-club d’Italia, e presidente encoming del Rotary-club, per l’anno 2010/11.
Sono perfettamente d’accordo con quello che ha detto il professore Aurelio Pes, circa la ricchezza enorme dei paesi delle Madonie, e della necessità che questi paesi siano collegati con Cefalù in modo che Cefalù non sia solo una stazione turistica marina ma possa portare le sue presenze anche in questi paesi per conoscere questi paesi e le ricchezze che loro possiedono. Però debbo anche dire che non essendo più tanto giovane, di questi discorsi ne sento fare da più di vent’anni, portati avanti da persone lungimiranti ed intelligenti che amavano veramente Cefalù. Lo stesso dicasi per quanto riguarda la conoscenza del Centro storico e la necessità di istituire degli itinerari - guidati naturalmente da persone competenti -, che possano portare i turisti nelle varie località urbane che interessano dal punto di vista artistico, culturale e storico. Qui abbiamo Nico Marino che, in parte, fa questo lavoro e noi, come Archeoclub, lo abbiamo anche fatto diverse volte, portando in giro i gruppi, in visita a Cefalù, anche in altri altri luoghi, sia di Sicilia che d’Italia.
Per quanto riguarda il decoro della città, Cefalù, secondo me, non ha più decoro, non lo possiede più. Non voglio parlare della nuova urbanizzazione, partita dagli anni ‘50 in poi, voglio parlare proprio del Centro storico. Esiste, credo, ancora un Piano Particolareggiato del Centro storico che è stato, in buonissima parte, disatteso (questo Piano fu elaborato, all’epoca, dagli architetti Culotta e Leone), che avrebbe bisogno sicuramente di essere rivisto, che vi siano puntualizzate tutte le cose che nel Centro storico non si possono fare, ma che si fanno! Poi, non parliamo dello stato di degrado in cui il Centro storico, oggi, si trova. Questo è sotto gli occhi di tutti ed è necessario quindi intervenire, perché, prima dei grandi progetti, è necessario intervenire sulle cose “cattive e piccole” che non richiedono grossi costi ma che danno lustro alla città, perché Cefalù non è soltanto il mare, non è soltanto il sole, ma è soprattutto una città di cultura che trae origine da tempi lontanissimi. E qui ritorno al motivo per cui sono intervenuta. Cefalù, prima di essere una città romana, poi, per poco tempo, invasa dai barbari - prima della caduta dell’impero Romano d’Occidente -, poi dei bizantini, poi dagli arabi, poi dai normanni, poi dagli svevi, normanno svevi, poi dagli angioini, poi dagli aragonesi, poi dal vice regno, poi dai Borboni, è stata, prima, una città greca. Greca, non proprio fondata da greci - almeno come dice il nostro storico archeologico, il professore Amedeo Tullio -, Cefalù fu fondata, nella seconda parte del quinto secolo avanti Cristo, da una popolazione indigena che però aveva rapporti commerciali, culturali, ecc. con la vicina Imera, con la vicina Alesa, e anche con gli insediamenti greci che, in questi ultimi tempi, si sono scoperti anche nelle Madonie: vedasi Polizz, con il suo bellissimo museo, organizzato proprio da professore Tullio.
Allora, Cefalù, nasce nel quinto secolo ed è circondata da mura che, diciamo, “megalitiche”, cioè composte da grossi massi messi l’uno sull’altro senza nessun collante, senza malte: autoreggentesi. Queste mura circondavano Cefalù dalla parte del mare - dalla parte della cosiddetta, oggi, “discesa tra muro” - e poi si innestavano alla rocca, che era la difesa naturale, dalla parte orientale. La parte delle mura che riguarda il mare, tutta la zona costiera, dalla piccola chiesetta di Sant’Antonino - dove doveva sorgere la cosiddetta porta Giudecca -, fino alla marina, al piccolo porto, sono state, a stralci diversi, restaurati; ed è venuto fuori un paesaggio bellissimo (mio marito diceva: “il bosco degli scogli”) un patrimonio ineguagliabile che i progettisti e i restauratori di allora (sempre mio marito: Pasquale Culotta e Bibbi Leone), riportarono alla fruizione, restaurando le parti di mura e creando dei percorsi per camminare proprio su questa “foresta di scogli”. Oggi, l’ultima parte di questa cinta murata - quella che riguarda la porta marina...(diciamo così: l’ultima parte che si congiunge al molo), fu portata “avanti” da mia figlia, dopo la morte di mio marito. Questo tesoro è completamente abbandonato, l’azione del mare, del maestrale, stanno distruggendo tutto; la stradella, che dall’inizio della via Candeloro arriva alle scalette di via della chiesetta di Sant’Antonino, tra breve ,saranno coperte dalle piccole frane del costone di terra o arboree. Le ringhiere sono fatiscenti. Cosa aspetta il Comune per porre rimedio al degrado di questo patrimonio che con la cattedrale, il lavatoio eccetera, ci viene invidiato?
Altro nodo dolente.
Più di un anno è mezzo fa il bastione fu vandalizzato, ed è tuttora vandalizzato, perché nessuno, nonostante le denunce fatte, dà noi dell’archeoclub, dal professore Marcello Panzarella, e da altri settori della vita pubblica Cefaludese...il bastione è tuttora abbandonato! I ragazzi vanno lì a bere, a pungersi, a fare quello che vogliono, perché non c’è nessuna custodia, e nessuna pulizia. Quando vengono i turisti che vanno sulla scogliera, dovremmo vergognarci, perché si sono carte, bottiglie, depositi di qualsiasi cosa. Ma ci vogliono molti soldi per produrre pulizia, ordine, custodia?
Un’altra cosa ancora.
La cinta murata, a vista, non è completa perché c’è tutto il tratto delle mura, che percorre la cosiddetta via “discesa para-muro” - così detta perché costeggiava il “muro”: e questa non è visibile. Ci sono bellissimi tratti di mura megalitiche sulle quali ci sono le case che vennero costruite quando le mura non furono più utili, e furono distrutte; sorsero le case, - che dal lato interno -, affacciano su via Spinuzza, e che - dal lato esterno -, molte riproducono le torrette di avvistamento e di difesa, che queste mura possedevano, sino ad arrivare alla cosiddetta porta Ossuna, dove oggi sorge anche il teatro e dove c’era l’antichissimo convento di San Francesco.
Noi, come archeoclub, abbiamo posto diverse volte questo problema, di queste mura invisibili ma che esistono e che completerebbero il giro della cinta murata della città antica. Certo lì ci sono forse delle proprietà private, delle case costruite, dei piccoli giardini completamente chiusi; quindi tu devi entrarci apposta per vederle. Anche se c’è la scritta “mura megalitiche”, che però, insomma, ha il risultato che ha!
Quindi, un’altra cosa ancora.
Dentro le città storica ci sono dei bei reperti che riguardano la città archeologica, la città antica. Osterio magno, strada romana, del primo secolo dopo Cristo, - inserita dentro il complesso dello osterio magno - che per conto suo e già cadente (quello è un altro discorso) -. C’è un cartello che dice “strada romana”, ma questa strada romana è sempre stata chiusa, perché la porta di accesso è sempre chiusa, e credo che i poveri turisti - specialmente quelli che non si intendano di archeologia -, penseranno che la strada romana è il selciato rotondo, con le stelle, opera dell’architetto professor Marcello Panzarella. Qui sotto, al Comune, durante i lavori di restauro, venne fuori un lacerto di strada romana. Io, più di due volte, sono venuta a togliere, con le mie mani, le erbacce che, fra pochi anni, la distruggeranno completamente. Sono poche basole, ma di sopra insiste un muro medievale del convento benedettino del periodo medievale. E allora, signori miei, un giorno l’ho detto anche ad un custode, lì all’ingresso: “no, non è compito mio”, “... bene lo faccio io”! Ora non lo so. E, poi, infine, lo osterio magno, già di per sé sta cadendo.. “ma forse è della provincia, non è di Cefalù, non ci interessa”! Ma dentro l’osterio magno (che è bello di per sé, come edificio del trecento, della famiglia Ventimiglia), dentro l’osterio magno, c’è un grande ritrovamento archeologico con case ellenistiche che dovrebbero poter essere ammesse alla luce e alla visita.
Ecco, come anch’io credo, io dico che la Cefalù archeologica (anche grazie a questo nuovo ritrovamento di A. Tullio - e tralascio altre cose, da lui scoperte), ha un suo “diritto”, così come ha diritto la città normanna, eccetera, eccetera.

Leo Agnello, assessore a Petralia Soprana
Ricorda come 20/25 anni fa si parlasse di più, “forse la politica era più una occasione per incontrarsi”
Lamenta che a Petralia vede arrivare gente da Cefalù però “così, senza niente, senza programmi, mandati da alberghi, da non so quali strutture che organizzano dei pacchetti per fare visitare le Petralie”. Chiede: “perché non organizzare, perché non programmare le visite, mare-monti e viceversa, in modo che ci sia un progetto - non di grandi cose (io sono uno che ama le cose della terra) -”.
Cita la signora Culotta: “alle volte, anche levare l’erba, fare piccole cose”, sono quelle cose che danno anche segno di una presenza di un’amministrazione che funziona. A Petralia con la miniera, con le cose belle che ci sono abbiamo pure una bella realtà medievale -; perché non farli innamorare delle Madonie. Il sogno dei madoniti, di tutti non madoniti, è quello di avere a casa a Cefalù. Ci hanno abbinato, come ospedale, a Termini, ma noi con Termini non abbiamo nessuna rapporto. Io sono venuto, questa mattina, per testimoniare l’amore delle alte Madonie verso Cefalù; un amore che non è stato mai corrisposto; sì, perché vi devo dire una cosa: a Cefalù, siete chiusi nel vostro mondo. Apriamoci, discutiamo non solo degli asini di Castelbuono - che devono fare notizia -. Facciamo piccole cose anche quello di incrementare le corse di linea in modo che la gente si avvicini a Cefalù, in modo anche più organizzato, e non verso Palermo.
Si parlava di re Ruggero, io non sono un esperto, noi abbiamo anche una presenza normanna, abbiamo re Ruggero che nel 1060 circa ha fatto tante cose nella nostra piccola realtà. Dico, non voglio fare l’esperto che non sono, voglio dire solo dialoghiamo su cose concrete e facciamo sì che le Madonie, l’alta montagna e il mare si vedano e discutono non solo di Ato rifiuti, ma anche di cose concrete, chè le cose turistiche sono anche concrete, chè danno anche una valenza economica alla nostra zona.

Nico Marino
Sarà frutto della situazione attuale, nella quale naviga Cefalù, ma questo incontro mi ha ispirato molta nostalgia; mi è sembrato di tornare indietro nel tempo, mi è sembrato di partecipare ad una riunione di trent’anni fa, quando Cefalù pensava a dei buoni propositi che poi non si sono realizzati. Cefalù è un’isola culturale, poco conosciuta dalla cultura regionale perché gli studiosi locali non sono considerati, per cui la maggior parte dei testi che esistono in circolazione, su Cefalù, sono tutti sbagliati, per cui io ho un po’ paura di progetti realizzati senza la partecipazione della cultura locale. Spero che il progetto, proposto dal professore Pes - che mi sembra variegato e molto sodo -, non sia un progetto già esecutivo.
Voglio ricordare che noi, con l’Unesco, già abbiamo avuto rapporti, e che l’Unesco, molto malamente (entità alla quale non vanno le mie simpatie, perché - lo dico molto apertamente - l’Unesco fa una questione di razzismo culturale), ci ha hatto capire che Cefalù non dovesse entrare, tra “le isole di protezione dell’Unesco”, perché già in Sicilia ce ne erano già troppe cose, di “patrimonio dell’umanità”. Questo quello che vi posso dire dell’Unesco, (stiamo parlando di circa cinque anni fa).
È molto bello sentire la progettazione alla quale vogliamo andare incontro; io voglio solo ricordare che la statua di cui abbiamo parlato, e di cui gli altri hanno appreso attraverso me, è il frutto di un lavoro che abbiamo fatto per diversi anni, e cioè: conquistare il nostro posto a Palermo presso la cattedrale nella quale è sepolto Ruggiero, e nella quale noi abbiamo portato, per la prima volta, una ghirlanda nel 1998, per l’anniversario della morte di Ruggiero. Dove c’e il sarcofago di Ruggiero, c’erano posate le sedie di plastica della cattedrale. Negli anni, il nostro continuo andare a Palermo a portare la ghirlanda, ha prodotto, oggi, il fatto che il “cimitero dei re” sia una porzione della cattedrale alla quale si può accedere e visitare; non so se pagando (un euro), però per fortuna, chi ci va non trova più le sedie di plastica. Quindi già un’opera buona l’abbiamo fatta. L’ultima volta che siamo stati a Palermo, a portare la nostra ghirlanda, non siamo stati ricevuti dalla deus ex macchina della cattedrale - come altre volte era avvenuto (non ricordo chi era) -, per una questione tecnica. Allora si decise, nella congerie delle attività, per la proposta - che venne fatta (da Salvo Salvato), per questa statua, per questo monumento di Ruggiero II°, da utilizzare come Cenotaffio. Questa avrebbe simboleggiato la tomba vuota di Ruggiero, visto che per quasi due anni abbiamo fatto la richiesta, in maniera molto garbata ma molto pressante, a tutte le case reali d’Italia, per collaborare a che il cadavere di Ruggiero tornasse a Cefalù. Sappiamo che è un fatto solo promozionale, solo per smuovere le acque, ma ci sono state due case reali che ci hanno risposto: la casa reale del Belgio e la casa reale britannica; dicendo però che loro, nelle questioni di uno Stato, non volevano ingerirsi, quindi non prendevano una posizione. Un’altra risposta è venuta dal sindaco di Palermo, il quale ci ha detto: se ci riuscite, ben venga! Noi abbiamo fatto diverse riunioni con il “mondo normanno”, abbiamo smosso le acque. Purtroppo quando un’amministrazione va e un’altra viene, non sempre c’è quella continuità, nelle scelte culturali, che niente dovrebbero avere a che fare con le questioni politiche.
Anche per la questione dell’unità (mare-monti) mi è sembrato di tornare molto indietro, quando, negli anni ‘80, ho partecipato a riunioni - alle quali erano invitati assessori dei paesi vicini ma molti non venivano -, per realizzare un programma unico delle manifestazioni estive. Stò parlando di trent’anni fa. Spero che, la volontà, alla base del vostro progetto, riesca a dare risultati.
Faccio un esempio, il progetto delle “Marotte” dell’Auser, ha un testo che io ho scritto nel lontano 1981. Lungi da me l’idea di fare polemica con il professore Pes, però dico: anche noi abbiamo, qui nel soffitto della cattedrale, le pitture islamiche delle scuole di Samarra, le stesse che ci sono alla Cappella palatina di Palermo, di autori diversi, forse qualcuno è uguale, però la scuola è quella; vanno dal 1.130 al 1.187, la datazione non è precisa. Bene, chi lo sa? Non lo sa nessuno, perché la nostra cultura locale è relegata nell’angolo! Ancora, a Cefalù, si scrive che la Domus Regia di Ruggiero è l’Osterio magno; cosa che, ormai da trent’anni, non è più valida. Ma se prendete gli “autori regionali” non indagano sufficientemente per vedere che cosa ha scoperto la cultura locale. Noi siamo un’isola culturale!

Pes
Quando io dicevo, all’inizio, “non si arriva in un luogo e si fa il programma culturale senza coordinarsi con le maestranze”, come vedete, è dimostrato. Qua, ci sono studiosi serissimi che non sono presi in considerazione perché non appartengono alle grandi equipes universitarie di Palermo ecc. Quando un giorno si chiese al grande Virgilio Titone: quali sono i capolavori usciti dalla università di Palermo? Non se ne ricordava neanche uno. Questo tanto per chiarire il concetto.
La seconda cosa è: io non sono venuto qua a mani vuote, io ho già parlato con Armao, il quale, allora, mi aveva detto “giochiamo a carte scoperte, incentriamo tutto su Palermo e poi vediamo il resto”. Io detto: mi dispiace, ma il programma mi è stato chiesto, da questo signore (Patanella), e io perseguirò quel programma! Quindi, come vedete, Cefalù poteva essere esclusa una seconda volta, soltanto che mi fossi dimostrato cedevole con i poteri. Ricordo infine che Cefalù non è Patrimonio dell’umanità, allo stesso modo del grande parco archeologico di Selinunte. Chiaro? E’ inutile mettersi lì a lacrimare, perché vuol dire che non avete avuto la forza per fare valere le vostre idee. Chiaro? Vuol dire che avete discusso tutte queste cose come un piccolo gruppo di iniziati e la città non si è sentita coinvolta. Se l’avete detto e non l’avete fatto siete doppiamente colpevoli!

Caterina di Francesca
Sono venuta in rappresentanza dell’archeoclub, assieme alla signora Culotta, ma rappresento qui anche la famiglia Di Francesca che oggi è una realtà che ha festeggiato proprio i 100 anni di attività di cinema. Oggi, questa realtà è gestita da me e da mia sorella, con una società, quindi penso di avere anche voce in capitolo in questo senso.
Si è parlato dei Village magique, si è parlato anche del film “Vacanze d’amore”. “Vacanze d’amore” noi lo abbiamo proiettato nel primo anniversario della scomparsa di mio padre, Giuseppe di Francesca. Abbiamo iniziato il 29 gennaio 2008 - questa giornata che ricorda mio padre - partendo dai film che sono stati girati a Cefalù. L’anno successivo è stato proiettato “A ciascuno il suo”, e, questo venerdì 29 gennaio, sarà proiettato “Mario il mago”, anche questo film girato a Cefalù.

A proposito di Village Magique, a parte il film ricordato, desidero dire che questa cosa mi richiama gli inizi del turismo a Cefalù. Il Village Magique è stato un esempio, secondo me, encomiabile di come il turismo può inserirsi in un territorio senza pesare; perché quel promontorio è stato rispettato al massimo, non toccando niente, lasciando tutto come era, utilizzando tucul di paglia, e dando a noi un input - a noi cefaludesi -, che non va dimenticato, ma che purtroppo poi non è stato seguito. Un’altra cosa che crede sia di particolare importanza per il turismo: il Village magique fece in modo che i treni fermassero proprio a Santa Lucia, non soltanto alla stazione di Cefalù, ma proprio a Santa Lucia, dove scendevano i turisti. Noi oggi non abbiamo più praticamente una stazione; abbiamo un “punto di scambio”, completamente automatizzato, dove non ci sono informazioni per i turisti. Credo che in un paese turistico andava lasciata una stazione che doveva essere un biglietto da visita, un primo punto di accoglienza - abbiamo parlato di “accoglienza” -, secondo me a Cefalù dovevano arrivare addirittura dei treni particolari, molto eleganti, treni storici, in radica, che avrebbero potuto portare turisti e fare trovare un ambiente completamente diverso.
Oggi non abbiamo più neanche una stazione, ci sono dei treni sporchissimi che non riescono a servire il turista perché spesso non riescono neanche a salirvi, il chè non è affatto un buon biglietto da visita! Poi si è parlato di professionalità, io credo che qui le professionalità ci siano, però credo che le professionalità, oggi, giustamente, legittimamente chiedono un riconoscimento che non è soltanto fatto di attestati, ma anche un riconoscimento economico. La professionalità va pagata, e spesso questo non va di pari passo... mi chiedo per esempio, nel territorio, come si possono coniugare le esigenze legittime di un ristoratore, che, a parte suo locale, vuole mettere i tavoli fuori, con la bellezza, assolutamente essenziale e metafisica di certi luoghi. I tavoli, i camerieri che fanno va e vieni, che portano pietanze profumatissime, per carità (parlavamo prima di profumi), comunque a volte non perfettamente in sintonia con certi luoghi.
Ultima cosa.
Sono molto contenta di questi incontri che ci permettano di scambiarci le idee, di conoscerci; penso addirittura a delle giornate di studio che ci permettano di parlare più a lungo, se possibile. Io rappresento qui anche un’esperienza nel campo teatrale e cinematografico, perché è una cosa che faccio da trent’anni; per 20 anni, l’ho fatta con il maestro Accursio Di Leo, e poi nei vari set cinematografici si acquisisce una grande esperienza: nella regia, nella sceneggiatura. E qui mi riferisco al progetto su Ruggiero. Che il prof. Saja sà meglio di me - perché è stato lui a portare Accursio Di Leo a Cefalù, proprio per realizzare questo grande progetto. Io lo conosco pure perché poi sono stata un’attenta allieva del maestro Di Leo. So che esiste, perché lui me l’ha trasmessa, una sceneggiatura dello sbarco di Ruggiero, molto originalei che Accursio Di Leo mise a punto con il grande attore Gian Maria Volontè, che venne a Cefalù. Parlarono di questo progetto. Poi non fu più realizzato ma, se voi volete, posso mettere a disposizione queste idee che mi sono state trasmesse, questa grande sceneggiatura, che fra l’altro raccoglie l’esperienza di un grande regista - quale è stato Accursio Di Leo, forse un po’ troppo dimenticato - e di un grandissimo attore, quasi del tutto dimenticato, che è Gianmaria Volontè, al quale, io spero - parlo a nome della famiglia Di Francesca -, si possa dedicare, appena sarà possibile, una retrospettiva, anche perché ci sono dei legami con il paese perché vi ha girato “A ciascuno il suo”. Fu proprio in quel periodo che loro parlarono di questo progetto sullo sbarco di Ruggero.

Patanella
Volevo aggiungere altre informazioni a quanto già detto. Nella prima parte, ho illustrato questa ipotesi di “gestione dei servizi aggiuntivi”. Devo però dire che,, al di là di questa idea forte, stiamo mettendo in cantiere, grazie ai bandi che sono stati pubblicati dall’assessorato al turismo, altre due ipotesi molto interessanti: la prima è la valorizzazione di villa Bordonaro, che è stata sede, fino a due anni fa, del Pit, e sulla quale puntiamo per farne un teatro all’aperto e un centro polivalente culturale. Questo bando è aperto: proprio per la ristrutturazione e l’abbellimento di strutture a fini culturali e turistici. Abbiamo visitato i luoghi con alcuni giornalisti, e abbiamo immaginato l’ipotesi di un teatro che funzionasse nel periodo estivo (un po’ - per intenderci, se qualcuno lo conosce -, il teatro della Verdura di Palermo), dove allestire un cartellone di altissima qualità; al contempo, riparandone i tetti (perché lì purtroppo c’è stato l’intervento di restauro ma adesso ha bisogno nuovamente di essere recuperato). Un centro permanente di cultura, dove fare quei famosi dibattiti,” dedicati”, con molto più tempo, dove la cultura Cefaludese - che ho avuto più volte modo di apprezzare -, abbia una cassa di risonanza più alta e più elevata, come base di confronto con la “intellighentia” nazionale. Sono d’accordo con il discorso “università” del professore Pes, e poi - un’altra cosa -, pensiamo ad un progetto di ricerca sul turismo perché un campione come Cefalù, dove ci sono 700.000 presenze l’anno, - mi dice l’università di Palermo - è fondamentale per sviluppare dei percorsi alternativi per il turismo, e quindi fare ricerche in questo settore. Infine l’idea che ho lanciato, la settimana scorsa, che ha già trovato, per esempio, il consenso del Sindaco di Campofelice e di diversi assessori delle Madonie, e che attende il consenso di tanti altri operatori del settore, e cioè il fatto di creare un “polo ecologico” da Termini Imerese sino a Cefalù, che coinvolga tutte le Madonie, proprio per creare quel circuito di “turismo alternativo” che cerca percorsi dove si possa semplicemente “respirare”! Già questo, oggi, credetemi, è tanto! E allora, il polo ecologico significa evidentemente: centri storici aperti soltanto alle auto elettriche, tutti i mezzi pubblici riconvertiti con pannelli solari, la raccolta differenziata almeno al 70%, dei percorsi trekking, per esempio, sulla rocca. Quindi, non solo il parco ecologico, ma tutto quello che porti a questo “turismo alternativo”, che deve essere semplicemente, ripeto, promosso e guidato.
A proposito della promozione, ci sono i Bit che sono una vetrina incredibile per dare un prodotto. Però se noi questo prodotto non lo creiamo e non lo definiamo, rischiamo di sprecare queste occasioni; non vorrei trovarmi ad andare all’ennesimo Bit per dire Cefalù è bella, ma senza dire cosa c’è di concreto e cosa si fa a Cefalù, quale è il nostro cartellone. Ci sono poi altri eventi sui quali continuiamo a puntare: lo sherbeth festival (che comunque ha portato 150.000 presenze, che non sono una cosa da poco), e quello che volgarmente chiamiamo “il pasta festival”. Si sta immaginando un nome diverso ma sostanzialmente sulle orme del “couscous festival” di San Vito lo Capo. Il tema della pasta è molto più ampio e ci appartiene di più come tradizione.
C’è sul Vilage Magique - l’avete letto probabilmente sui giornali -, un interesse degli emirati arabi, che vorrebbero restituire a quei luoghi la sua storia e la sua tradizione; sotto questo profilo si sta discutendo. Tutto il mondo arabo sta puntando parecchio sulla Sicilia. Per esempio, oggi in Sicilia ci sono sette ministri, dell’Oman, che stanno girando Palermo, probabilmente per fare un po’ di “spesucce. La cosa non dispiace, se queste spese sono bene indirizzate a valorizzare le nostre risorse. Se invece si tratta di colonizzazione, certamente non le possiamo sottoscrivere.

Professore Saja
Ho insegnato diversi anni a Petralia Soprana, conosco bene sia il paese che tutte le frazioni intorno. Molti anni fa, ho pubblicato un libro, dal titolo: “Cefalù e le Madonie”; ho portato turisti a Petralia Soprana. Diverse volte addirittura diversi pullman venivano, perché sono stato io a creare questo itinerario di visitare le Madonie, con nelle agenzie di Cefalù; e ho portato pure anche quelli del Club de la Mediterranèe.
Devo correggere una cosa: che nel Village magique non c’erano le capanne di paglia, ma c’erano le tende, mentre il Club Mediterranèe creò poi questi tucul. Io, fra l’altro, al Club M., facevo delle lezioni sulla storia di Cefalù, e c’era un altro che veniva a parlare per insegnare alcune parole di italiano ai francesi. Tra l’altro, quando si girò il film, “Vacanze d’amore”, facevo parte delle comparse, ma soprattutto poi quando sono stati girati altri film, come per esempio l’uomo di Marsiglia, girato però questa volta al club M.; comunque, quello che mi interessava era come io ho creato, con questo libro su Cefalù e le Madonie, il “mare monti”; fra l’altro, il libro è stato pubblicato, oltre che in italiano, in francese, in inglese e in tedesco.

Per quanto riguarda le pitture che ci sono sul soffitto della Cattedrale di Cefalù, io ho diverse diapositive, perché sono salito su quella trave lunga a fare delle diapositive sulle pitture che si trovano anche nella Cappella Palatina. Quindi posso farle vedere tutte queste cose. Per quanto riguarda la storia, su di cui si vuole fare lo spettacolo, anch’io ho parlato con Gianmaria Volantè, perché - come ha detto la signora di Francesca -, Acursio di Leo l’ho portato io a Cefalù, proprio per parlare di questo “sbarco di re Ruggiero”. Poi ci sono tante altre cose di cui dobbiamo parlare: la casa di Aleister Crowley. Tra l’altro, io sono stato chiamato a convegni internazionali e addirittura ad un convegno a livello mondiale,, fatto a isola delle femmine, su questo personaggio; dove sono venuti una sessantina di personaggi da tutto il mondo. In tutto il mondo si parla di questo personaggio, di questa casa, che io sono riuscito a salvare - la volevano distruggere - facendo avere alla regione, l’assessore alla cultura, una vasta documentazione, e lui ha messo il vincolo.

Marino
Volevo ricordare che gli affreschi, di cui ha parlato il professore - dell’abbazia Thelema - sono mancanti di brani che sono stati asportati; c’è gente che si è portata pezzi di quegli affreschi”

Patanella
Dove... non sappiamo dove si trovano? E’ assurdo!

Saja
Però non è dell’ottocento; è venuto a Cefalù nel 1920. Quando fu scacciato, furono imbiancati tutti i muri. Nel 1955 è venuto un grande studioso a raschiare muri per rendere ancora visibili le pitture, che fece fotografare; ne ho una vasta documentazione, tra l’altro anche cinquecento diapositive ...

Pasquale Portera, Presidente del centro di cultura “Polis kefaloidion”.
Una brevissima considerazione.
Ho notato con piacere che lei ha fatto riferimento alla formazione e alla cultura che parte dalle scuole, perché più volte mi è capitato di considerare che il vero problema di questa città, soprattutto in prospettiva futura, è questa mancanza di cultura, e di educazione al rispetto dei propri luoghi, del bene comune - che poi è di ognuno di noi; e non vuole essere facile demagogia . Perché le deturpazioni - come faceva cenno la vedova Culotta - delle mura, piuttosto che del bastione, con scritte che inneggiano all’amore (ma che, in effetti, sono tangibile segno di odio nei confronti dei propri luoghi), sono appunto il sintomo che bisognerebbe ricominciare dalla scuola. Per questo, anzi, la invito - per incontri anche di questo genere - a far pressione, per essere presenti, sui presidi, piuttosto che al corpo insegnante.
Volevo segnalarle - ma lei già lo sa - che qualcosa di buono in questo paese si fa. Per esempio c’e Salvatore Marsala che si è reso protagonista di una pubblicazione, di un sussidiario per le scuole elementari, legato proprio al territorio; e questo è già un modo per iniziare. Però, da imprenditore, io non posso non avere uno sguardo “strabico”, cioè guardare all’immediato - quindi all’alimentazione -, e andare anche lontano - quindi con la progettualità di formazione delle giovani energie cefaludesi. Nel breve, ovviamente, tutto quello che di importante è stato presentato - almeno in maniera ovviamente generica - deve essere comunque corroborato da una piccola azione quotidiana che è il recupero del nostro territorio e degli spazi di Cefalù. Perché dico questo? Perché se Cefalù deve diventare - come lo potrebbe essere - una vetrina mondiale, questa vetrina deve essere brillante, non ci devono essere impronte su questi vetri. Perché anche un piccolo difetto poi si amplificherebbe e come un boomerang ci ritornerebbe contro. Quindi il progetto, che è bellissimo, sicuramente deve camminare di pari passo insieme alla ristrutturazione dei luoghi, alla pulizia degli stessi, e al decoro del nostro centro.
L’ultima considerazione, e poi una domanda. Ringrazio l’assessore di Petralia (paese al quale sono legato per motivi professionali ed anche affettivi) perché oggi ci ha dato quel classico buffetto, anzi quello schiaffo, giusto, corretto, che ci porta a considerare che in effetti Cefalù è un’isola; lo è culturalmente e lo è soprattutto in relazione all’esterno. Culturalmente perché - mi dispiace dirlo -, non si può cominciare ogni discorso con ”io”; questa è una cosa che dà fastidio agli uomini di vera cultura. Perché il proprio pensiero, mediato dalla conoscenza, dalle competenze, non è più “proprio” nel momento in cui lo si espone. Anche dal punto di vista della comunicazione - perché mi occupo anche di questo - iniziare il discorso con “io” potrebbe essere indisponente. Noi siamo visti bene, dai nostri fratelli delle Madonie, come un “paese chiuso”, perché ogni nostra azione è isolata e circoscritta, in circoli piuttosto che in piccole congregazioni. Credo che sia finito il tempo della cultura di ampio respiro; non le sento più, almeno! Ritengo che nel momento in cui si mettano a disposizione degli altri le proprie conoscenze, le proprie competenze, si fa il miglior servizio per la città e anche per se stessi, perché è giusto che venga premiato lo sforzo di ricerca, di approfondimento. Ma noi eravamo qui convocati per un altro motivo, ed io mi permetto umilmente di ritornare all’argomento, chiedendovi: nel contesto di questa vitalità, quale è lo spazio che le associazioni culturali e non, del paese, avranno: come queste risorse potranno essere utilizzate?

Patanella
Su questo rispondo subito.
Intanto le associazioni possono liberamente organizzarsi per partecipare al bando sia in forma singola che associata.
Comunque una cosa è certa, l’ho detto prima, in una griglia di valutazione, un punteggio sarà specificatamente attribuito a quei soggetti che porranno all’interno della società, le realtà locali, in forma singola o associata. Cioè a dire: - siccome io vado a valutare anche i curricula- se tu metti dei professionisti (faccio un nome per tutti, il professore Saja) mentre un altro soggetto, tra i suoi curricula, non inserisce nessun cefaludese, è evidente che il punteggio più alto andrà al primo soggetto. Così, come un’altra voce del bando: se tu in Ati (associazione temporanea d’impresa), hai una associazione cefaludese, più associazioni cefaludesi, società, imprese, di Cefalù, anche lì il punteggio sarà più elevato. Cioè inseriamo dei meccanismi che comunque impongano a soggetti, anche esterni alla città di Cefalù, di servirsi, tra virgolette sempre, del territorio. Perché non accada quello che tutti si preoccupano che accada, cioè la “colonizzazione”! Questo, se, da un lato, è da deprecare, da un punto di vista, invece, di noau è una “colonizzazione” positiva. Il fatto che io di porto del noau, e lo trasferisco - come competenze -, è da auspicare. L’importante che questo trasferimento di competenze avviene già “a monte” e non “a valle”; cioè a dire: tu me lo dici prima; mi dici chi siete, e, in questo caso, io so che è certo quel risultato di trasferimento di noau. Così che (la legge prevede un rinnovo 4 + 4 + 4 anni) magari dopo i primi quattro anni, probabilmente quelle associazioni, quei soggetti coinvolti, decideranno, alla riapertura del bando, di associarsi tra di loro e di escludere chi ha trasferito loro quel noau. Anzi, tutto questo è auspicabile, significa che ci si è professionalizzati a tal punto che non c’è più bisogno di avere la società che viene da fuori. Aggiungo, mi auguro che non ci sia bisogno neanche adesso; nel senso che io non conosco tutte le realtà imprenditoriali di Cefalù; non so se già c’è la capacità, a Cefalù stessa, di organizzarsi in tal senso. Ve lo chiedo; cioè la riunione di oggi va pure in questa direzione! Se c’è chi ritiene di potersi candidare, e mi dimostra, e ci dimostra, che ha le carte in regola e le capacità per farlo, ma io sono pronto a sedermi e a diventare, non l’artefice, ma colui che impara da questo soggetto. Diversamente, aprioristicamente dire “no” a chi è in condizioni di trasferirvi questa noau, è folle!
In più, se questo tu lo sposi con la facoltà di scienze turistiche, che c’è qui a Cefalù, e che stiamo facendo di tutto perché vi rimanga (purtroppo l’Università ha già stabilito che vuole portarla via), ma se si riesce a sposarlo con un progetto di ricerca universitaria che vada verso una direzione di avanscoperta per creare il futuro di Cefalù, secondo me, non è che scopriamo la carta vetrata, andiamo a fare quello che normalmente e solitamente avviene in realtà dove, credetemi, non hanno nulla se non il mare Adriatico grigio, la sabbia grigia e il sole a giorni alterni. Ma se loro ci riescono, perché noi dobbiamo essere così miopi da non capire che avendo molto, ma molto di più di loro, anzi non essendo neanche paragonabili con gabich-mare, (e qui, l’assessore riprende il tema della importanta di un uso intelligente di Internet: non più una realtà “virtuale” ma la realtà a tutti gli effetti della “nuova economia”). Questo, insieme alla storia della città, questo mi deve servire per creare quella ricchezza che tuteli la storia. Questo deve venire fuori non dalle conventicole, o dai piccoli gruppuscoli che fanno “l’isola”, a loro modo, “felic”, deve venire dai tanti che si aprono e che mettono la loro intelligenza e le loro enormi capacità - e le conosciamo - a servizio dell’intera collettività!

Caterina Provenza, vice-presidente del Cai di Cefalù
Finalmente si parla di cultura (in un mondo in cui, in genere, la cultura - così come ci viene propinata dai mass-media -, è un valore ormai inesistente), è importante sentirne parlare. Mi ha trovato particolarmente d’accordo anche l’ultimo intervento, l’ultima puntualizzazione, dell’assessore, a proposito della “non colonizzazione” che è quella che io ritengo, come associazioni, che viviamo a Cefalù - e, soprattutto, amiamo Cefalù -, è la cosa che teniamo; perché qualcosa che ci viene imposto dall’alto, senza la nostra partecipazione, chiaramente, a lungo andare, sarà una cosa totalmente sconnessa dal nostro vivere; si rischia quindi di avere due entità parallele: una, la realtà locale, e, l’altra, di questi che hanno fatto business.

Volevo anche dire qualcosa a proposito di questa nostra vicinanza con il mondo madonita. Anche per la associazione di cui faccio parte, devo dire che noi, da sempre, abbiamo cercato di mettere in atto questo fatto, questo “fare rete”. Tant’è che noi, almeno una volta all’anno, abbiamo una escursione intersezionale che si svolge mediamente in due giorni: un giorno, dedicato a una escursione in montagna, un altro giorno, dedicato alla visita di Cefalù - ovviamente: rocca, cattedrale, lavatoio, eccetera -. Questo perché noi, da sempre, nei vari convegni o incontri pubblici che abbiamo organizzato, abbiamo sempre detto che, secondo noi, il futuro di questo territorio è in questo “far rete”. E, in questo, devo dire che non è solo Cefalù che si chiude; peraltro ho lavorato per due anni in mezzo al comune di Isnello, e mi sono resa conto come il non fare rete dipende da tutti i comuni del parco, e devo dire che anche lì, vent’anni di Parco ... (io sono molto critica sulla attività che ha fatto il parco, molto critica ma non voglio parlarne ora perché è tutt’altro argomento). Non sarà un caso che tutti e quattro i parchi sono stati commissariati! Tra l’altro, noi abbiamo un ufficio delle informazioni a Cefalù (non so se qualcuno di voi è andato a chiedere qualcosa) che, il più delle volte, non ha pubblicazioni, non ti da alcuna informazione su sentieri e cose del genere; per cui, non credo che sia un punto centrale, importante, come dovrebbe essere. Fermo restando tutto questo, per tornare alla nostra Cefalù, ripeto: noi abbiamo sempre cercato di operare in questo senso, cioè nel senso di valorizzare il ruolo della rete, nel senso di dire: attenzione è un insieme, un territorio che, in 25 km, offre, da 0 mt sul livello del mare, a 1979 mt, che è il famoso pizzo carbonara. Noi siamo troppo collegati al modo madonita; perché le nostre rocce sono un prosieguo delle rocce Madonite. Molte delle nostre vene acquifere hanno origine nel mondo madonita. Quindi, secondo me, questo fare rete è fondamentale, e lo si deve fare. Come Cai, noi, nel ‘97, per tre mesi, abbiamo avuto in gestione la rocca; l’abbiamo gestita con dei nostri ragazzi, abbiamo fatto anche, ai tempi, un depliant, dove, in tre lingue: italiano, inglese e francese, venivano dati dei cenni storici - ovviamente molto succinti - su quelle che erano le presenze e la storia dei resti monumentali che abbiamo sulla rocca. Abbiamo registrato 16.000 visite, in tre mesi. L’ingresso era libero; il Comune ci diede, per fare questa operazione, in tutto - se non ricordo male - 26 milioni (parliamo del 1997). L’assessore chiede se i turisti avessero chiesto quanto si pagasse. La risposta è sì; in molti lo chiedevano. È chiaro, è un sito archeologico, fra l’altro, noi, ripeto, davamo questo minimo servizio che era un depliant e una planimetria, con disegnati i sentieri e segnalati i maggiori monumenti, quelle più importanti: il tempio di Diana, le caserme ecc.
La rocca ha un forte potenziale; noi, come Cai, abbiamo anche presentato un piccolo progetto, che è uno studio, tutto sommato, di fattibilità per la rocca. Ciò che a noi, come associazione, interessa della rocca - come di qualunque altro bene del territorio -, chiaramente, è la salvaguardia. Di questo siamo stati sempre veramente convinti anche perché un futuro ai giovani lo dobbiamo dare. E deve essere un futuro eco-sostenibile. Naturalmente e si può fare tanto, però, chiaramente, ci vuole una regia, che - secondo me - non può essere una società (che ha solo in prospettiva i soldi), ci deve essere una regia pubblica, nel senso che al “pubblico” comunque deve restare il controllo.
La mia associazione è ovviamente disponibile a collaborare, assieme alle altre, per creare qualcosa di veramente sano a Cefalù.

Patanella
Sul controllo.
Non l’ho detto prima, l’ ho dimenticato e me ne scuso. Mi fa piacere il suo intervento, proprio perché nessuno si vuole deresponsabilizzare, e affidare tutto al privato è anche una forma di deresponsabilizzazione.
Abbiamo perciò immaginato una sorta di autority, dove soggetti particolarmente esperti e capaci, individuati dal consiglio comunale, dalla giunta, dalla città (la forma la troviamo, non è questo il tema), abbiano il compito preciso di verificare la puntuale realizzazione di quello che è indicato nel progetto. Una convenzione che si va a sottoscrivere tra l’aggiudicatario e il concessionario, tra l’aggiudicatario e il Comune, da proprio la possibilità di revocare l’appalto, laddove non vi è un puntuale adempimento di tutte le indicazioni progettuali. Perché è facile dire: “porterò la luna sulla terra” se poi non lo faccio, tanto, nel frattempo, ho incassato! Se tu stabilisci, in maniera puntuale, che porti “la luna sulla terra”, ti assumi la responsabilità di quello che dici, esattamente come stiamo facendo noi questa mattina.

Pes
Avevo dimenticato una cosa importante, e cioè: questi libri, cuciti a mano, eccetera, hanno un mercato! Lui (E. India), ha avuto una committenza veramente poderosa; il gruppo di Franco Maria Ricci gli ha commissionato 300 libri. Li stanno facendo. Allora, ascoltatemi bene, lui potrebbe, qui, essere inserito, in corsi di formazione, nella scuola, per insegnare “il libro unico mondo”, tutto fatto a mano, cucito, carte particolari, copertine, incisioni a fuoco, eccetera. Perché, insomma, la cultura, o ci mettiamo le mani dentro, o sennò resta sempre un fatto superficiale. Diceva ... “tra chi ha una intera discoteca che ascolta dalla mattina alla sera e chi mette un ditino sul pianoforte e sa fare un motivo, io scelgo il secondo”. E, allora, io non so se tu sei d’accordo, Emanuele India può essere messo a disposizione delle scuole, non soltanto di Cefalù, per l’apprendimento di una tecnica che sta conquistando l’Europa, eh!

Giuseppe di Maio, Giubbe d’Italia
Mi ha interessato questa sua capacità di “spingere avanti”, nel senso che si vuole creare “un sistema”, un modo particolare che valorizzi le risorse di Cefalù, che, nello stesso tempo, dia modo anche di crescere a quello che è lo stato culturale cefaludese e dei giovani che, oggi, voglio dire, effettivamente dimostrano di essere poco innamorati del posto in cui vivono, e non capiscono che hanno in mano delle risorse che veramente sono uniche al mondo. Quindi, è un progetto che io condivido pienamente, perché si vuole andare avanti portando avanti uno spirito futuristico, adeguato ai tempi moderni, e che, nel contempo, porta insieme le tradizioni e la storia, le culture che sono nostre, che sono un patrimonio che non può essere scisso dal nostro futuro. Quindi, io voglio dire che, veramente, è un progetto che potrà andar avanti se c’è la collaborazione piena di tutte le associazioni di Cefalù, che, nel proprio ruolo e per le competenze che hanno, possono dare, secondo me, un contributo notevole. Spero che ci sia l’armonia, spero che ci sia un sistema strutturato e congegnato in maniera tale che tutto possa funzionare in maniera egregia. La cosa che mi colpisce è che, a questo tavolo, o dibattito, a cui oggi noi ci troviamo, ognuno di noi giustamente mette in risalto quelle che sono le cose che più ha a cuore. Se si potesse creare, in questa struttura di queste gestioni - che saranno date, credo, a un consorzio (non so come sarà strutturata la faccenda, se si possa creare un qualche organismo che possa centrare l’obiettivo di affrontare un problema singolarmente - per quella tipologia - di modo che possa essere portato avanti un discorso unico, ma nel contempo, generale) -, cioè, voglio dire, se facciamo in modo che i problemi vanno risolti, oggi questa cosa, domani quell’altra; se facciamo in modo che ci sia questa cabina di regia che possa, nel contempo, portare avanti questi aspetti, siamo perfettamente d’accordo nella piena collaborazione. Quindi, spero veramente che ci possa essere un progetto che diventi esecutivo e operativo, e che, oggi, non ci troviamo qui a fare chiacchiere. Bisogna guardare veramente al futuro, non restare fermi ma mettersi all’opera, in maniera evidente. È questo il mio augurio, spero che sia anche l’augurio di tutti. Quindi, la mia piena adesione, operativamente, a fare tutto quello che è possibile fare.

Salvatore Culotta, Legambiente
Una giornata molto costruttiva, che apre dei dibattiti, per certi versi, già affrontati in precedenza, per certi versi - devo dire - pure inediti. Volevo cercare di soffermarmi un attimo su un aspetto che ritengo fondamentale. A Cefalù ci sono molte risorse, e, secondo me, un ruolo importante che l’amministrazione comunale deve assumere - perché può assumerlo soltanto l’amministrazione comunale -, è quello di cercare di individuare queste risorse che devono fare di tutto per mettersi, diciamo, “in vista”, e cercare di fare sviluppare le idee che su queste risorse si hanno. Perché, molte volte, succede che le associazioni, o due persone, alla fine parlano della stessa cosa ma per motivi, probabilmente anche, di cattiva comunicazione, sembra che parlano di cose differenti. Ora, se si riesce a superare questo piccolo inconveniente, probabilmente molte delle cose, delle idee che possono essere portate da fuori, oppure possono nascere anche dal tessuto di questa collettività, possono essere realizzate. Personalmente, e anche per conto dell’associazione che rappresento, vorrei subito dire all’assessore (che poco fa diceva una cosa importante: “se avete delle idee subito portatale al tavolo”) che noi faremo così come abbiamo fatto anche in passato; raccogliamo quest’invito, in merito a quello che è uno studio che ci ha coinvolto moltissimo, come Legambiente, e riguardante il promontorio della rocca. Ai tempi, noi, lì, abbiamo realizzato un progetto di circa 120 pagine, con il contributo anche della Legambiente nazionale - che ha coperto i costi per la realizzazione di questo progetto -, che doveva essere un documento dato al comune, cioè alla comunità, e quindi un momento anche di approfondimento e di studio per cercare di capire quello che noi avevamo scritto. Cosa che noi abbiamo scritto partendo anche dalla consapevolezza che quello è un sito di interesse comunitario e quindi va trattato in questo modo. Io vorrei mettere subito disposizione, se l’assessore è d’accordo, questo documento, e cercare anche il come, poi, coinvolgere quelle che possono essere le altre realtà che possono, diciamo, contribuire ad arricchirlo e a tirarne fuori altri spunti. Perché, secondo me, può costituire sicuramente una base di partenza, già strutturata, per cercare di risolvere uno dei problemi più importanti,dal punto di vista della fruizione culturale, di un luogo che, sicuramente, è il simbolo di questa città. Ce ne sono anche altri che meritano momenti di approfondimento, di studio e quant’altro, però sicuramente questo luogo (dove Caterina diceva che, ai tempi quando c’erano loro, sono salite 16.000 persone), quando noi l’abbiamo gestita in collaborazione con le Giubbe d’Italia - tramite un affidamento, diciamo, con ordinanza da parte del sindaco precedente -, se non ricordo male, sono salite circa 30.000 persone; adesso, è notizia, che ne sono salite ancora di più. Noi abbiamo avuto un periodo che andava da ottobre a dicembre, e poi da aprile sino all’ottobre dell’anno successivo. Quindi, diciamo, anche statisticamente, non viene difficile considerare che possono salire anche 40.000 persone; così, spontaneamente, quindi senza piani di comunicazione, senza attività di marketing e quant’altro, sicuramente senza servizi. Anche se io ritengo (e, qui, voglio interpretare una frase che dice l’amico Giuseppe renella: che noi dobbiamo trasmettere “sensazioni”. Lui dice sempre “dobbiamo trasmettere sensazioni”). Secondo me, questa frase, in quel luogo, deve essere veramente applicata in pieno, perché si dovrebbe cercare di capire (perché, magari, noi, come Legambiente la interpretiamo in maniera molto restrittiva) se, la sensazione che dice lui, è quella del tavolo, o dei 100 tavoli “apparecchiati”, oppure “la sensazione” della persona che si affaccia, e che, nel silenzio, praticamente, può ammirare Cefalù dall’alto. Bisogna cercare di capirle queste cose, e bisognerebbe cercare di capirle in un tavolo allargato, perché magari io penso che “la sensazione” può essere che il turista si affacci, ammira il centro storico nel silenzio (come dicono molti turisti: è strano che da quassù, a pochi passi dal lungomare, dove c’è tutto quel caos o quel movimento, non sento quasi nulla), oppure, se la sensazione può essere quella di avere, accanto al tempio di Diana, 100 tavolinetti in alluminio...
Comunque farebbe piacere il fatto che il turista sale sopra, trova i sentieri sfalciati, e -magari con i pantaloncini - non si deve levare le spine; servizi minimi ed essenziali che possono poi contribuire a formare il noaut di quello che è il prodotto.

Patanella
Il cliente che si vede coccolato in questo modo, perché ha la possibilità di essere accompagnato sulla rocca da professionisti, per poi tornare, trovare un posto confortevole, l’anno dopo torna; quando va fuori, lo racconta agli amici, e gli amici verranno, con lui o senza di lui. Quindi non è vero che non è una risorsa economica diretta, o solo indiretta, lo è anche maniera diretta. La rocca ben visitata, ben accompagnata, è una risorsa economica “diretta”, non indiretta.

Culotta
Mi sembra comunque che stiamo dicendo la stessa cosa. Riteniamo comunque che il bene debba avere una propria economia, in modo tale da non gravare sulle casse comunali; noi ultimamente abbiamo pure perfezionato l’idea che potrebbe essere il Comune il soggetto che - magari con un legame come di convenzione con delle associazioni che operano sul territorio -, potrebbe essere la mente organizzativa, e poi si avvale di soggetti del territorio, per potere raggiungere l’obiettivo della gestione, che - ripeto -, io sono per l’idea di un ticket d’ingresso, studiato in una misura tale, proporzionata; e prevedere anche tutta una serie di altri tickets per le escursioni e quant’altro. Ora, sotto questo punto di vista, ripeto: questo documento, che noi abbiamo elaborato, può essere sicuramente messo a disposizione del Comune, che potrebbe pure pensare a fare una Ats con delle associazioni, dove quella si occupa di questo, quella si occupa di quell’altro, per raggiungere l’obiettivo. Fermo restando che bisognerebbe cercare, come diceva lei, di risolvere questo problema dei regolamenti per l’affidamento dei beni e quant’altro.

Patanella
Quando tu immagini questo, e cioè: il comune tiene per sé soltanto la rocca, e invece, sul resto, fa’ quel ragionamento che dicevamo prima, e utilizza, o si serve, o collabora con delle associazioni, il ragionamento che io faccio è sempre però la difficoltà burocratica ed economica della gestione. Ci sono tre soggetti (Legambiente, Giubbe d’italia, Cai) ma tre convenzioni separate sarebbe una cosa da folle. Assodato che questi tre soggetti raggiungono un’intesa per creare un unico soggetto di riferimento, e che, comunque, il Comune mantenga la, chiamiamola, “competenza” sulla rocca, come faccio, io, poi, a far passare gli introiti dal Comune alle associazioni o viceversa? O io faccio un affidamento, totalmente, a questi tre soggetti e mantengo l’autority pei servizi aggiuntivi, oppure il Comune mantiene tutto e, poi, può acquistare - sempre che il regolamento comunale, poi, lo va a consentire - alcuni servizi da questo “consorzio”. L’idea non mi dispiace, attenzione, perché, comunque, se io ho le risorse in casa, intendo dire a Cefalù, per valorizzare questo soggetto, poi devo trovare lo strumento burocratico perché questo possa avvenire; perché non si vive di sola gloria, né il Comune, nè voi. Per quanto siate associazioni che nascono dal volontariato, a meno che non mi dite ... ma, allora, domani mattina, noi possiamo fare una convenzione subito; anzi a Dario e alla dottoressa Fertitta diremo che vi mettete immediatamente al servizio, a disposizione, con i ragazzi delle vostre associazioni, e il Comune deve semplicemente mettere un po’ a posto e occuparsi della manutenzione. Questa convenzione la possiamo fare subito! Ma non credo che sia questo lo spirito, almeno non mi pare di comprendere, perché l’esperienza passata è stata “un servizio” che avete fatto; se, ora, lo volete continuare in questo modo, sediamoci e ragioniamone. Dubito che possono convivere due realtà, dove una guadagna, e l’altra dà soltanto. Mi sembra veramente iniquo nei confronti di chi si spende per questa città! Comunque è un argomento importante su cui ragionare. Però questo deve prevedere una vostra volontà, di questi tre soggetti o di qualunque altro soggetto - oggi ne vedo solo tre, non so se ce ne sono altri immagino di no - che si consorziano in un unico soggetto, con il quale interloquisce il Comune. Su questo, ragioniamone.

Culotta
Dicevo, noi, con la Legambiente, in Italia gestiamo circa 70 riserve, in Sicilia ne abbiamo otto. Alcune di queste aree noi ce l’abbiamo in regime di convenzione con l’assessorato territorio e ambiente - tipo Lampedusa. Dove ,ad esempio, da quest’anno, siccome sono quasi 100.000 visite all’anno, nella “spiaggia dei conigli”, abbiamo concordato con l’assessorato, l’istituzione di un ticket; che, in parte, servirà a coprire i costi di gestione della riserva. Ci sono riserve in Sicilia dove noi conviviamo con altre associazioni e abbiamo disciplinato giuridicamente il rapporto tra le associazioni e l’assessorato; in altre, abbiamo rapporti diretti con l’assessorato. Per cui, penso che il vestito giuridico si può cucire sicuramente a misura. Penso pure che, fra le associazioni di Cefalù, non c’è nessun problema ad avviare un percorso comune, anche perché alcune hanno certe specificità, altre ne hanno altre; per cui sicuramente questo può contribuire soltanto ad arricchire la qualità del servizio. Penso pure - e qui il signor Cammarata ne può dare testimonianza - che, in questo percorso, possono essere coinvolte anche le associazioni culturali. Quando fu fatto, ad esempio, lo spettacolo all’ingresso, c’eravamo noi e le giubbe d’Italia che in quel periodo avevamo la gestione la rocca. Venne l’associazione “fuori orario” per realizzare uno spettacolo, Cammarata portò gli impianti audio e quant’altro, e si riuscì a fare forse il primo spettacolo in duecento milioni di anni di storia ... (Nico Marino ricorda che in precedenza ve ne era stato realizzato uno per il “Centro storico dal Vivo) ... però con l’amplificazione...?

Marino
Nel prosieguo del discorso ci sono state delle cose che non sono state dette e che io vi prego di annotare perché ritengo che siano importanti. Uno è il restauro biologico della rocca che è la cosa più importante per arrestarne il degrado - parlo della impopolare decisione di togliere tutti gli alberi che sono stati messi sulla rocca -, ovviamente il progetto deve essere fatto da persone esperte. Posso presentare una documentazione iconografica, dal cinquecento in poi (a partire dalla mia idea del nome di “Cefalù”, che significa “promontorio incolto”, secondo me). Credo che, da 2000 anni, non sia stato mai coltivato. Gli arbusti che si trovano sulla rocca sono sette ogliastri (che probabilmente derivano dalla presenza di sette ulivi che poi si sono inselvatichiti, che servivano per fare del poco olio per tenerlo sulla rocca), ma più che altro solo arbusti. Alberi, figuriamoci di eucaliptus che non è endemico nostro, e il pino. E, in più, ricordarsi che sulla rocca esiste ancora tutta la parte non scavata del centro bizantino, che va dal 600 d.C. in poi (li si dovrebbe anche esservi la possibilità di continuare gli scavi), e, nello stesso tempo - visto che la rocca è tutt’uno con il centro storico -, ricordarsi che anche il centro storico ha bisogno di un “restauro sociale” , per il recupero della identità culturale.

Pes
Secondo me, il suo intervento è straordinario; lei vorrebbe così ricostituire la macchia originaria - se ho capito bene - che è una cosa straordinaria. Ci sono parecchi studiosi della materia che - addirittura sui terremoti di Salaparuta - volevano lasciate i ruderi con delle macchie che si andavano costituendo; che è un’idea estremamente importante, secondo me. Comunque, questa è formidabile; io penso che Vito, adesso, dovrebbe promuovere una cosa molto seria. Intanto, complimenti perché vedo che siete tutti di una bravura straordinaria, conoscete bene la materia, insomma, voglio dire, mi colpisce l’impeccabile dizione, eccetera. Ma, comunque, non devo darvi i voti, ma sono molto sorpreso per la qualità estrema. Capita di rado. Lui, dovrebbe farsi carico di indire, adesso, dai bandi comunali, invitando le maestranze a venire fuori: ricamatrici, piantumatori, fabbri ferrai, marmorai, ecc. perché noi, ripeto, non dobbiamo fare la professione dei super sapienti, nell’ignoranza del territorio; perché, come vedete, è falso; perché tutto è una cosa stupida e falsa. Se, in passato, alcune persone non riuscivano a concludere i loro discorsi è perché, guarda caso, secondo me, non hanno tenuto conto delle maestranze. Maestranze significa tutto. Matteo Carnalivari, uno dei più sommi architetti di tutti tempi, si chiamava “mastro muratore”, mai firmato “Architetto”; sarei curioso di sapere quanti architetti, ancora oggi, potrebbero fare la Chiesa della Catena, il palazzo a
Aiutami Cristo o l’ Abbattellis. Quando si facevano le fabbriche delle cattedrali si faceva attraverso una armonizzazione dell’intera comunità. Noi questo dobbiamo fare. Se lui ora, per esempio, indice, al più presto, un bando - proprio un bando comunale - in cui si comincia a fare il primo censimento delle maestranze ancora rimaste. Perché le maestranze sono state demolite da noi, in nome della cultura americanofila “compri al supermercato e ‘appizzi’ di porcherie”. Adesso, cerchiamo di vedere quanta manualità c’è ancora in giro; e, nelle Madonie, secondo me, ancora se ne troverà una caterva. Allora sì che l’operazione diventa estremamente importante. La domanda costante e, a che titolo questa cultura? Per fare rinascere il territorio! L’Unesco si muove soltanto così. Se il territorio resta inerte, l’Unesco non è interessata. Questo vi dice perché fallì la vostra prima istanza. Chiaro?

Culotta
In merito all’aspetto botanico, in questo progetto ci sono più di 30 pagine che parlano della botanica, con tutta la lista - fatta dal professor Pietro Marzola -, pianta per pianta, con le situazioni di criticità, con tutto lo studio delle fasce di vegetazione, eccetera. A parte i pini - che hanno una storia legata all’impianto, che servivano a creare una copertura per poi mettere i lecci e quant’altro -, rimane comunque il fatto che sicuramente l’aspetto botanico è tra i più importanti; perché comunque abbiamo più di trecento specie differenti. Di cui, circa una decina hanno determinato l’istituzione a “sito di interesse comunitario” della rocca. Attualmente queste piante sono oggetto di pascoli abusivi. Questo comunque perché perché - senza nulla togliere a Giuseppe Calabro che va lì ad aprire e chiudere -, una persona, francamente, che tiene sotto controllo 40 ha. di territorio, mi sembra un po’ limitato come rapporto. Ripeto, noi possiamo pure, diciamo, fissare un giorno nel quale - se c’è la disponibilità - discutere, in modo specifico, di questo argomento; perché ritengo che non può essere una cosa affrontata insieme a tante altre situazioni. Tra l’altro, io penso che, in questo incontro, anche gli albergatori devono essere presenti, perché in quel periodo in cui noi siamo stati sopra, io, ai ragazzi, facevo fare un lavoro che era quello di segnare tutti quelli che salivano, e di segnare da dove venivano. Per cui, noi, oggi, possiamo dire, con precisione matematica, quanti ne venivano dalla Francia, quanti ne venivano dall’Inghilterra, e quanti ne venivano dal Belgio, e via dicendo (qualcuno fa notare, dalla sala, che anche Giuseppe ha segnato le nazionalità dei visitatori). Ora, se questi dati, integrati sicuramente con quelli che ha raccolto Calabrò, costituiscono di avere una visione, comunque del passato, ma sviluppata per i due anni ... costituisce il punto di analisi per riflettere..

Giuseppe Li Vecchi
Io parlo da semplice cittadino, ancor prima di parlare nella qualità di direttore di una testata giornalistica e di rappresentanti dei commercianti.
Volevo ricordare alla amministrazione che la rocca è anche “grotta”, e che, quindi, rappresenta anche un’altra tipologia di turismo sfruttabile, che è appunto quella legata alla speleologia.
Volevo partire dal discorso iniziale fatto dal Prof. Pes. E’ indubbio che i flussi di qualunque tipo, generano un flusso economico. Quindi, l’idea che l’amministrazione intende portare avanti - cioè quella dei servizi aggiuntivi per valorizzare il territorio (non solo, credo, di Cefalù ma in sinergia con tutte le Madonie; non a caso io ho sempre definito: Cefalù “la porta della Madonie”; non a caso anche la natura ha deciso che le Madonie e Cefalù devono essere un tutt’uno perché i il bacino ibrifero è tutt’uno) - io, in qualità di cittadino, chiedo all’amministrazione quali siano i tempi di attuazione di questo progetto! Perché è fondamentale saperli, in quanto, credo, che sia sotto gli occhi di tutti il fatto che l’economia, non soltanto cefaludese ma di tutte le Madonie, sia stagnante, e quindi sì ai flussi - perché portano economia - ma speriamo che questi siano portatori di sviluppo. E, oggi, cerchiamo sviluppo sostenibile. E, mi chiedo, in qualità di cittadino, quali siano i tempi, perché io credo che qualunque tipo di progetto abbia bisogno di risorse per diventare poi attuabile. Quindi all’amministrazione chiedo proprio questo. E, poi, una raccomandazione: abbiamo esempi di convenzioni stipulate tra il comune di Cefalù e società, che insistono sul territorio, che sono esempi poco felici per per chi poi vive nel territorio; e, molte volte, sono stati anche esempi di tipo vessatorio. Allora, io volevo farmi portatore di un’idea. Io penso che questi tempi non siano tempi molto brevi, assessore, però mi chiedo se non possiamo istituire subito - e questo me lo dovete dire voi, come amministrazione -, se non possiamo istituire subito il famoso ticket di un euro per i visitatori di Cefalù. Un ticket di un euro che, credo, possa essere riscosso dagli alberghi e dalle strutture regolarmente registrate. Quindi credo che sia una cosa fattibile. Poi, dal punto di vista legislativo, non è compito mio capire come attuare la cosa, anche perché voi, dagli alberghi, non riuscite a recuperare altri tipi di tributi; non so quindi se poi riuscirete a farvi pagare questo ticket. Quindi vi chiedo se, prima di dare vita a bandi di gare d’appalto, non si possa passare subito attraverso questo ticket, e che possa portare al reperimento della risorsa minima per dare vita poi a progetti successivi.

Patanella
Sui tempi.
Per quanto riguarda l’anno dedicato a Ruggero, penso che nei prossimi 10 giorni, 15, al massimo, avremo contezza delle risorse economiche da parte dell’assessorato. E, speriamo, anche da parte del Ministero degli Esteri. Avuta contezza delle risorse economiche, a quel punto, ecco, passeremo alla fase operativa. Il cartellone, le iniziative sono assolutamente aperte all’intervento di chiunque abbia idee ,abbia contributi da offrire, e, tenuto conto che, comunque, 7/8 manifestazioni già sono messi a calendario. Per quanto riguarda invece il bando sui servizi aggiuntivi, laddove dovessimo riscontrare evidentemente il consenso di tutte le categorie e le associazioni (perché è mia intenzione continuare a confrontarmi su questo tema), il tutto dipende dall’approvazione del regolamento da parte del consiglio comunale. Prima il regolamento arriva in consiglio comunale - sulla gestione dei beni comunali -, prima il consiglio sarà messo nelle condizioni di poterne discutere, e di approvarlo! Là dove appunto il regolamento dovesse dare la possibilità del bando e della gestione affidata a terzi - cosa che noi riteniamo una possibilità ovvia ed evidente -, l’amministrazione, a sua volta, sceglierà come reagire, come farlo, e con quali tempi. Evidentemente, c’è questo passaggio, che deve essere fatto perché questa è la democrazia (i beni appartengono alla città e quindi al consiglio comunale che anche al suo interno rappresenta l’amministrazione) -. Successivamente, poi, evidentemente, potremo parlare di un Bando che, devo dire, nei fatti, c’è, nel senso che abbiamo già una bozza di bando - che ho appena illustrato - anche questa soggetta a modifiche ed interventi da parte di chi ha suggerimenti da offrire.
L’ultima domanda è il ticket. Allora, per carità, la giunta e sovrana, ma la mia idea del ticket nasce come misura in corresponsione di un servizio. Se io non offro il servizio alternativo da offrire al turista, creare un balzello credo sia un disincentivo per venire a Cefalù, a prescindere se il balzello lo riscuote l’albergatore, e se me lo dà o non me lo dà. La polemica è graziosissima, e aprirebbe una ferita, tra il Comune e gli albergatori, lunga, ma io non vado a sottoporre un balzello ai turisti senza dare in cambio un servizio. Sarei uno sprovveduto, sarei un folle; sì mi porta € 700.000, freschi, in cassa al Comune, ma mi porta pure un danno di immagine, e una aggressione da parte della stampa e delle associazioni di categoria, che mi fa perdere, come introiti, sicuramente, 10 volte tanto. Quindi, mai andrò ad istituire un ticket, se non avrò prima prestabilito i servizi che dò in funzione di questo ticket.

Giuseppe Farinella, detto Giusi, conosciuto come Oro colato.
Noi albergatori non siamo bravi oratori. Sulle emozioni, o sulla sensazione. Io parlavo di “emozioni”. Io sono convinto che il nostro territorio, la nostra città, possono sicuramente dare queste emozioni; io le sento, io mi emoziono in certi posti. Però, la gente, che viene, non le percepisce, quindi bisogna valorizzarle, valorizzando quei posti.
Valorizzare Petralia soprana. Noi mandiamo qualche turista a vedere i paesini, però arrivano a Petralia Soprana e non c’è nessuno che gli sa indicare “va in questa chiesa”; non c’è organizzazione. Il compito nostro, da albergatori, è quello di mandare i turisti, poi i servizi aggiuntivi serviranno pure per la città. In altro modo, dobbiamo organizzarci con le agenzie di viaggio, che “fanno” i pullman, hanno i loro accompagnatori, però non è questo che lei intende. Comunque, io voglio tornare sul tema del nostro incontro di oggi.
Sul progetto “Ruggiero”, noi, come albergatori, siamo disponibili a collaborare - come, di solito, collaboriamo sempre con tutti progetti che riteniamo validi -,e, quindi, ci ritenga a sua disposizione, assessore. Per quanto riguarda la tassa di ingresso, lei, alla fine, poi, ha detto qualche cosa che mi ha fatto rassicurare. Bisogna rifletterci molto bene prima di parlare di una tassa di ingresso; Lipari ha avuto una brutta pubblicità con la tassa d’ingresso, molto brutta! La gente ci va comunque, d’accordo, ma un po’ meno di prima: non è più come una volta. Non è tanto l’euro, ma è il principio di “tassa” (Patanella precisea che a Lipari è una tassa, noi invece intendiamo che con quel ticket si compra un servizio: la pulizia, eccetera. Poi, per comprare altri servizi, fai il biglietto, come, per esempio, per entrare al lavatoio). Ecco, se noi diamo un servizio.... però per andare al lavatoio medievale e fare pagare l’ingresso credo che sia un pochino... (Patenella cita alcuni esempi dove, all’estero, anche per vedere una pietra bisognava pagare un ticket). “Mi hanno fregato”, è questo che diranno anche a Cefalù (Patenella spiega che lui non vuole “fregare” perché gli offrirebbe il servizio di...). Ecco, bisogna valorizzarle queste cose, bisogna dare di più, perché così... Comunque, noi lo ringraziamo per averci invitato, siamo disponibili sempre - per parlare di cultura non tanto, perché non siamo molto colti -, però, se parliamo di turismo... insomma, assessore, ci dia i mezzii per potere portare turisti.

Patanella
Creiamo il prodotto, e poi i turisti arriveranno; se nò che ci andiamo a fare al Bit (Farinella dice che al Bit ci si va pure per vedere cosa fanno gli altri). Non c’è dubbio che il Bit serve per farci capire come lavorano agli altri, ed è giusto che sia così, però io ci vado con i miei soldi, e ci vado e ci andrò - mia formazione me la pago - ma se io devo andarci in nome del comune di Cefalù, spendendo i soldi del comune di Cefalù, lo devo fare solo per promuovere il prodotto. Quindi, non è che io non giro il mondo, non è che io non vado al Bit, non è che io, come Guido Patanella, non mi muovo per capire come funziona il mondo - ho dato l’esempio, poco fa, rispetto al ragionamento su Google -, ma se devo farlo col denaro pubblico è perché devo dare un prodotto alla Bit che scaturisce dalla città di Cefalù. In questo senso, io dico, “non vado alla Bit”. Personalmente, mi creda, non solo ci andrò ma ci andrò anche per altre ragioni professionali che mi portano a conoscer, ecco, come lavorano gli altri.

Farinella
Certo, io, per esempio, potrei anche non andare alla Bit di quest’anno, tanto l’albergo l’abbiamo già tutto venduto, tutto tranquillo, e, invece ci andiamo, a spendere soldi, incontriamo gente nuova, vediamo come si organizzano gli altri; bisognerà muoversi, assessore. Gli alberghi sono pieni perché abbiamo ridotto i prezzi - visto che non paghiamo l’immondizia -, il risparmio lo diamo in premio ai turisti.

Daniele Tumminello
Rappresento l’Altra Cefalù, che è un blog locale, una piazza telematica che abbiamo inaugurato nel mese di novembre, e che si propone di fare informazione, in questa città, e di promuovere la partecipazione. A quanto vedo, siamo forse gli unici, insieme all’amico Li Vecchi - che fa questo stesso tipo di attività - ad avere risposto a questa iniziativa. Il tema ovviamente interessa tutta la città, e, quindi, abbiamo voluto essere presenti per capire quali sono i termini del dibattito, e per, eventualmente, ampliarlo con voci di altri, anche per le vie telematiche.

Volevo fare innanzitutto una considerazione di carattere generale e poi rivolgere all’assessore una domanda proprio sul merito della questione. Credo che tutti noi, tutta la comunità, cefaludese sia stanca di campare di rendita su un nome che ha acquisito fama nel corso del tempo e che materialmente però, nel corso dello stesso tempo, non si è tradotta in un benessere in una vivibilità “diffusa”, per tutto il paese. Quello che mi ha sempre stupito - nel vedere una città che ha ospitato il Village magique, il club de la mediterranèe, ha visto crescere le sue strutture ricettive, e visto espandere le sue possibilità, le sue offerte la sua visibilità nel mondo, è il non essere stata in grado, nel corso di cinquant’anni, di mettere mano ad un progetto di qualificazione seria su alcuni punti strategici della città. A Cefalù, il turista viene per andar al mare e si ritrova un lungomare ridotto in queste condizioni. Io credo che questo non sia possibile, e che, in un piano di rilancio turistico, si debbano, necessariamente, armonizzare proposte di gestione - di quello che è il patrimonio culturale - con un intervento massiccio nelle opere pubbliche. La riqualificazione del lungomare, la viabilità, il traffico del centro storico, un piano che permetta di armonizzare le esigenze di chi ci vive tutti i giorni - che vi abitano - con le esigenze dei visitatori! Noi non possiamo tollerare che questa città, il sabato sera - che è l’unico giorno in cui abbiamo un po’ più di tempo libero (quindi stiamo fuori sino a tardi) non si possa materialmente passeggiare da piazza Matteotti a piazza Duomo per la presenza di un fiume di macchine. Credo che, prima elaborare qualsiasi tipo di proposta - che poi siamo disposti, come città, a discutere -, dobbiamo interrogarci su queste cose; perché non possiamo, sin da subito, far pagare un euro, a chi viene in città, per avere questo. Io credo che la tassa di un euro si può concepire soltanto quando ci sono dei servizi che giustificano questo costo, altrimenti dò ragione alla perplessità del signor Farinella, quando dice: “può creare un danno d’immagine”, nel momento in cui io pago un’euro però non ho materialmente nulla in cambio.
Ritornando sul tema, c’è tanto da fare sul territorio: non soltanto di Cefalù ma anche su quello che del circondario.
Abbiamo parlato anche di Unesco. Sono stato in vacanza, per un paio di giorni, proprio nella provincia di Ragusa; ho visitato Modica, Scicli, Noto, Ibla: quei posti che sono stati valorizzati, giustamente come ricordava lei, con il traino dello strumento televisiva! La cosa però che più mi ha sorpreso - al di là delle insegne che testimoniavano ad ogni passo la presenza dell’Unesco -,è stata la cura dei luoghi ma - ancor di più - la condizione delle strade, non soltanto nel centro urbano ma anche fuori il centro urbano. Il limite di demarcazione, tra le province di Ragusa e Siracusa era evidente - indipendentemente dal cartello segnaletico - perché, da questa parte, c’era un manto stradale perfettamente integro, delle cunette custodite, dall’altro lato, invece c’era un manto stradale obsoleto, cunette inesistenti, sterpaglie e tutto quanto. Il circuito di valorizzazione di un territorio credo che debba necessariamente partire dalla possibilità della gente di accedere al territorio stesso in maniera quantomeno non pericolosa. Quindi, tutto il sistema deve essere indirizzato verso un unico obiettivo.
Sul merito poi della questione, lei giustamente ha ricordato che bisogna approvare questo regolamento per la gestione dei beni comunali, che, lei ricordava, deve ancora passare dal consiglio comunale. Ma, “la proposta” deve venire dall’amministrazione, attraverso il lavoro dei funzionari. Quello che noi vogliamo sapere, oggi, è: a che punto è l’elaborazione di questa proposta, e quando pensate che i consiglieri comunali - e quindi le città - possano discutere di questo argomento (che, credo, sia centrale, perché, a seconda di come il regolamento sarà costituito, poi, dipenderà, chiaramente, anche la fattibilità del progetto successivo)?

Patanella
Il regolamento (la bozza), per quanto io ho avuto modo di vedere e sapere, dagli uffici - che mi hanno peraltro fatto avere copia di un’ipotesi di regolamento da portare in consiglio - è pronta. Lo era già, pronta, ad ottobre; poi il consiglio, purtroppo per noi, si è dovuto occupare di cose molto più urgenti e, probabilmente, anche importanti: di aspetti economici (Lapunzina “solo per una questione di informazione: non è mai arrivata in consiglio”!). Ho detto che ad ottobre era pronta, poi in consiglio si sono dovuti affrontare problemi molto più urgente - parliamo del disavanzo economico del comune -, e, quindi risolvere, intanto, questo aspetto di sopravvivenza, oggi, probabilmente, siamo pronti per mandarlo al consiglio, perché il consiglio ne discuta. Certamente la bozza del regolamento, la giunta l’ha già definita è pronta; io ho avuto modo di leggerla, poi sarà il consiglio, laddove riterrà di approvarla, così com’è, o di emendarla, di aggiungere o togliere, nella sua sovranità, a stabilire quale deve essere poi la stesura definitiva del regolamento. Quindi, da parte mia, figuriamoci se non lo manderei al consiglio domani mattina! E’ quello che proporrò di fare alla giunta, quello che spero si decida di fare immediatamente. Quindi poi sarà la presidenza del consiglio, insieme alla conferenza dei capigruppo, a stabilire l’ordine del giorno, e quando inserirlo.
Su un aspetto voglio intervenire perché non vorrei che - non è il caso vostro -, domani, ci fosse un ipotetico quotidiano che intitolasse: “l’assessore Patanella mette la tassa di un euro a Cefalù”; perché questa sarebbe una menzogna terribile, falsa, sarebbe una bugia che immediatamente dovrei smentire; sono sicuro che così non sarà. Ho spiegato che non si parla di una tassa di un euro; ho immaginato un percorso che dìa alla città, e al turista, dei servizi che, evidentemente, dovranno essere pagati. Ho fatto l’esempio di un euro per ricordare altre strutture, altre realtà, dove questo già avviene, ma non è detto che necessariamente si debba porre questo euro come accesso ai luoghi. Se, per esempio, già in un albergo tu compri un pacchetto di iniziative. Allora, se io, per esempio, prenoto la guida, o l’audio-guida, non pagherò l’euro, ma se io devo usufruire semplicemente della visita libera, per godere di un bene, se quel bene - come bene ricordavi tu - si presta a presentarsi con pulizia, cultura, tradizione, rispetto; se quel bene - in una sola parola - ti riesce a dare “emozione”, perché, tu che vieni qui, non devi metterci in condizione di conservarla, dando il tuo aiuto economico? Quindi, non una “tassa” ma uno “spirito di servizio” da parte del turista, che mi dà un aiuto economico per conservare un bene che - come dice bene il professore Pes - è un patrimonio per l’umanità intera, e lo diventa se fa sistema, se valorizza le sue risorse intellettuali, prima, e manuali, dopo. Se, invece, resta nella sua nicchia, fa bene l’Unesco a dire: non siamo interessati, abbiamo di meglio! Se quello invece è un sistema - come ce l’ha ben spiegato il professor Aurelio Pes -, evidentemente l’Unesco dovrà prestarci attenzione.