Lettera aperta alle Acque Potabili Siciliane

ritratto di Saro Di Paola

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È opinione diffusa ed assolutamente condivisa che in tutti i Comuni d’Italia le reti idriche siano autentici “colabrodo”.
Come dire che, nella generale fatiscenza delle reti idriche italiane, quella di Cefalù non costituisca eccezione ma sia la regola.
La regola della vetustà e della obsolescenza delle reti che, nel loro impianto originario, sono generalmente coeve e realizzate con materiali e con tecniche pressoché uguali.
Reti che, da oltre trenta anni, sono in stato di abbandono per l’insufficienza degli investimenti pubblici che, nel settore, sono progressivamente diminuiti dai 2,3 milioni di euro del 1985 ai 700 milioni del 2005.
Secondo una stima del 2000, per il rifacimento degli acquedotti, in Italia, sarebbe necessaria una spesa di centomila milioni di euro.
Una spesa cui, a prescindere da quella che è l’attuale congiuntura economica, nessun Governo della Repubblica potrà fare fronte.
Mai!
Peraltro, non risulta che, nel settore del rifacimento delle reti idriche, vi sia una sola forza politica che abbia nella sua agenda una sola proposta di legge quadro pluriennale.

In un siffatto quadro generale, piuttosto desolante, non ci si può, certamente, aspettare che siano i gestori delle reti, vecchi o nuovi che siano, a farsi carico del rifacimento delle stesse.
Ai gestori, nell’immediato, non resta che puntare a migliorarne l’efficienza e a ridurne le perdite mettendoci, è il caso di dirlo, le pezze.
Perdite, occulte e non,che secondo alcune stime raggiungono, la media del 30% con punte superiori al 50%.
Secondo altre, la media del 42% con punte intorno al 73 %.

Da quando l’APS ha preso in consegna la rete idrica di Cefalù, da cittadino utente, ho potuto constatare, con grande soddisfazione, che le perdite di superficie sono notevolmente diminuite e che, allorquando, si sono verificate sono state riparate con grande tempestività.
Ma le perdite quantitativamente più significative sono quelle occulte.
Cioè quelle che disperdono le acque nel sottosuolo e che, in qualche caso, le immettono direttamente nella rete fognaria.
Sono perdite che, oramai da anni, importanti associazioni internazionali come la IWA (International Water Association) o centri studi come il WARREDOC (Water Resources Research and DOcumentation Centre) ritengono debbano essere localizzate con l’impiego di idonei sistemi di monitoraggio.
Ciò al fine di riabilitare le reti e di ottimizzarne la gestione

Nel caso di Cefalù, quelle occulte sono perdite che, subito dopo l’entrata in funzione del potabilizzatore, l’analisi statistica delle letture delle quantità d’acqua trattata ed immessa in rete nelle diverse fasce orarie ha fatto ritenere, oltre che assai probabili, anche assai abbondanti.
Ciò per l’anomalia delle letture medesime che, nelle ore notturne, hanno evidenziato consumi troppo elevati rispetto a quelli delle ore di punta.

Ora che, dopo la cessione della rete e del servizio idrico, per la “politica” di Cefalù, impegnata com’è in ben altre faccende, il problema dei costi del servizio medesimo e della relativa bolletta è come se non la riguardasse più, l’intendimento di utente che con questa mia perseguo è quello di sapere se Codesto gestore abbia avviato, o abbia in programma di avviare, iniziative mirate alla localizzazione di eventuali perdite occulte nella rete idrica cittadina.
Ciò, ovviamente, se dovesse persistere l’anomalia nelle letture di cui ho detto.

L’interesse, oltre che mio, è di tutti gli utenti.
Non fosse altro perché l’acqua immessa in rete dal potabilizzatore che si dovesse disperdere occultamente ha, per gli utenti del servizio idrico di Cefalù, oltre al costo della potabilizzazione anche quello del sollevamento da Presidiana e dal pozzo di Santa Barbara.

Saro Di Paola, 9 gennaio 2010