Il Comune apre le porte al dissesto

Ritratto di Angelo Sciortino

24 Febbraio 2015, 07:54 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Simile a una valanga, che, a mano a mano che procede verso la valle, s'ingrossa sempre più, il Piano di riequilibrio decennale sta per travolgere l'intera Cefalù. Era una previsione, che avevo fatto, e per questa mia opinione ero stato quasi sbeffeggiato da chi giudicava con la sicumera del presuntuoso. Le mie osservazioni, sparse in più interventi, furono pazientemente raccolte per definirle, ironicamente, perle di saggezza. Forse non lo erano, ma speravo che esse facessero riflettere per tempo chi allora era, e ancora è, a capo dell'Amministrazione. Una riflessione o un esempio di modestia avrebbero forse evitato al Paese l'ignominia del dissesto, specialmente se essa avesse seguito il mio primo intervento sull'argomento, che risale all'otto novembre 2012(!): https://www.qualecefalu.it/node/1178.

Invece in quella e in altre occasioni fu preferita la strada dell'agitazione, scelta che oggi pone tutti i consiglieri comunali, anche quelli che non hanno responsabilità di avere sostenuto tale agitazione, di fronte all'assurda scelta di votare il dissesto oppure di andare a casa, lasciando solo al comando chi di questa agitazione è stato l'autore, come se essa fosse una sorta di danza della pioggia ed egli lo stregone.

Ormai è innegabile che la danza della pioggia non ha funzionato: le casse comunali sono aride e i creditori sono destinati a perdere un'alta percentuale dei loro crediti; i cittadini vedranno scemare ancora di più i loro redditi, che comunque saranno sempre più inghiottiti dai balzelli comunali, fino alla completa falcidia.

Io non so, se fossi uno dei consiglieri, che cosa farei in queste condizioni questa sera. Da una parte sarei spinto sicuramente a non votare il dissesto e spererei che la maggioranza decidesse altrettanto, per poter dire al Sindaco: noi andiamo a casa non perché abbiamo responsabilità sul dissesto, ma perché non vogliamo perdonare le tue responsabilità. Restatene solo e continua in compagnia dei commissari l'opera di distruzione.

Dall'altra parte, però, in questo modo sarebbe come arrendersi e lasciare campo libero a chi ha dimostrato grande bravura nella ricerca di responsabili capri espiatori e non soluzioni. Una resa che segnerebbe un tradimento dei miei elettori.

Insomma, una decisione troppo difficile, che forse soltanto con l'astuzia potrebbe risolversi: restare in aula in numero sufficiente per mantenere il numero legale, ma non in tanti da impedire che gli ascari del Sindaco votino il dissesto, per la cui preparazione hanno finora collaborato.

Lo so, sarebbe soltanto un'astuzia e non una soluzione, ma giunti a questo punto non c'è altro da fare. D'altra parte che cosa si potrebbe fare di diverso, se fino a oggi si è usata l'astuzia per sopravvivere?

Commenti

Nell’ultimo Decreto Legge n. 192/2014, meglio conosciuto da tutti con il nome di “Milleproroghe”, è stato inserito un emendamento all’art. 4 (proponente l’on. Ribaldo – P.D.) con il quale “si dà la possibilità agli Enti che hanno avuto il diniego d’approvazione da parte del consiglio comunale o della Corte dei Conti del piano di riequilibrio finanziario e che non abbiano, tuttavia, ancora dichiarato il dissesto finanziario, di riproporre la procedura di riequilibrio finanziario pluriennale prevista dal TUEL (art.243-bis del D.Lgs. 267/2000) entro il 30 giugno 2015 così come stabilito ora dal comma 5-bis”.

Devo ritenere che anche il nostro Comune possa avvantaggiarsi di tale ennesimo salvagente normativo.

I nostri consiglieri comunali sono al corrente di ciò ?

La nostra Amministrazione cosa intende fare alla luce di questa possibilità ?

...sarebbe non un rimedio, ma un ulteriore affossamento del nostro Comune. Almeno finché l'Amministrazione approfitta delle occasioni non per cercare soluzioni, ma soltanto per guadagnare tempo. E io, caro Saro, di proposte di soluzioni, che non siano proclami mistificatori,  non ne vedo.

Non dubito dell'emendamento dell'on. ribaudo ma non vedo nel testo approvato il suo recepimento. Salvo che non sia sufficientemente informato.