Covid, la doppia epidemia a Cefalù

Ritratto di Angelo Sciortino

29 Aprile 2021, 17:14 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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L'epidemia da Covid ha fatto il suo ingresso a Cefalù, colpendo soprattutto i bambini. A tale epidemia ne è seguita un'altra che, anche se non più grave, è meno curabile: l'allarmismo che si nutre di dicerie senza verità.

Il tutto ha inizio con un dipendente cefalutano di un centro commerciale termitano, che viene ricoverato all'ospedale per un intervento. Il tampone di controllo dà esito negativo e così egli può essere curato e viene dimesso appena guarito. Dopo il suo rientro a casa, un suo figlio di quattro anni a scuola denunzia disturbi, ma non ci si accorge che i sintomi erano quelli tipici del Covid.

Rassicurati, i genitori accompagnano il figlio a scuola, che così contagia alcuni suoi compagni. Si decide pertanto di chiudere la scuola materna, ma alcune mamme decidono di rimediare, accompagnando i propri figli in una ludoteca, favorendo così una ulteriore diffusione dei contagi.

Quando al centro commerciale dove lavora il padre del bambino, esso viene chiuso per un giorno e tutti i dipendenti si sottopongono al tampone, che per tutti risulta negativo, per cui esso viene riaperto con sicurezza.

Accade, però, che tutto ciò viene utilizzato per diffondere terrorismo sia da parte delle Istituzioni locali e sia da parte dei più paurosi. Questi ultimi, tra l'altro, sempre alla ricerca di un colpevole, godono nell'indicare i genitori del bambino e il bambino, quando non pure il centro commerciale stesso, di essere untori.

Chiedo a chi mi legge: abbiamo così facendo curato il bambino? Abbiamo allontanato il pericolo pandemico?

Commenti

Se abbiamo a che fare con la variante indiana, è probabile che si debbamo usare numeri a tre cifre!

Anche se nel post è evidente che coloro che sono ritenuti untori, tali non sono, ma semmai sono vittime per aver subito il contagio da parte di altri, non è male sottolinearlo ancora, visto che con troppa facilità si continua ancora a definirli responsabili della diffusione del virus.