La prostituzione combatte l'epidemia?

Ritratto di Angelo Sciortino

5 Giugno 2020, 13:22 - Angelo Sciortino   [suoi interventi e commenti]

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Si dice che tiri più un pelo di f… che una pariglia di buoi. Al tempo del coronavirus però il detto potrebbe essere parafrasato così: contagia più un locale di lap dance che uno stadio con gli spettatori. E infatti tra gli esterrefatti imprenditori di tanti settori del commercio e dell’industria, che stentano a ripartire, si segnala da più parti come in quasi tutte le regioni, che il 3 giugno sono più o meno riaperte, impazzi questo ritorno discretamente imprudente dei locali erotici. Quelli nei quali più o meno sotto mentite spoglie si esercita il mestiere più antico del mondo. Nulla quaestio dal lato moralistico, ci mancherebbe. È un mestiere come un altro, anche se andrebbe regolarizzato meglio e magari anche tassato. Ma con le distanze tra lap dancer e cliente come la mettiamo? Per non parlare dei famosi massaggi tantra o di quelli – molto più a buon mercato – dei saloni cinesi. Da uno dei quali a Codogno sembra sia partito il Covid-19 in Italia.

Tuttora sono autorizzate le partite di pallone – devono però ancora iniziare quelle di serie A – ma senza pubblico non si possono celebrare matrimoni né feste religiose di ogni tipo, se non rispettando grottesche regole, e i funerali si possono seguire da parte di un numero massimo di 15 persone. In compenso movida e bordelli di ogni tipo impazzano. È la via italiana all’uscita dall’emergenza sanitaria quella del puntare sulle sex workers a go-go o la maniera migliore di ricascarci dentro? Ai posteri l’ardua sentenza.