22 Febbraio 2018, 13:49 - Deborah Maranto [suoi interventi e commenti] |
La voglia di libertà e la sete di conoscenza è ciò che ha spinto Luca Sciortino, nel luglio del 2016, a intraprendere un lungo viaggio, che lo ha visto impegnato per oltre quattro mesi ad attraversare parte del globo, partendo dalla Scozia per arrivare fino al Giappone, spostandosi da un luogo all'altro senza mai prendere l'aereo.
Il libro “Oltre e un cielo in più”, che non può definirsi un mero diario di viaggio, è soprattutto il racconto del percorso interiore di un uomo che, stanco della routine quotidiana, sente il bisogno di dare una direzione diversa a ciò che sembra ormai deciso e programmato. E così, lasciandosi ispirare da una barca a vela che “ fendeva le onde increspate oscillando su e giù tra voli di gabbiani”, Luca decide di lasciare tutto per inseguire la sua voglia di libertà all'insegna della scoperta di luoghi mai visitati prima, potendo contare soltanto su stesso e mettendo alla prova i propri limiti.
Una lunga traiettoria, spesso modificata, che però lo ha condotto alla sua Itaca, il tanto agognato Giappone.
La scrittura semplice e chiara rende la lettura davvero piacevole ed emozionante. Chi lo leggerà avrà, infatti, la sensazione di accompagnare lo scrittore passo dopo passo in questa affascinante avventura e con lui visiterà luoghi insoliti come la Calais Jungle; viaggerà in un vecchio treno kazako diretto in Asia, aspettando con ansia di vedere le montagne del Tien Shan, che dividono il Kazakistan dalla Cina; vivrà nelle iurte insieme ai pastori mongoli e, infine, arriverà in Giappone.
Un lungo cammino in cui si respira l'amore per la natura e il rispetto per le culture diverse .
A rendere così coinvolgente il libro è proprio la sensibilità dell'autore; sensibilità grazie alla quale è stato in grado prima di cogliere e poi di trasmettere ai lettori non solo la meraviglia dei luoghi visitati, ma anche la gentilezza d'animo delle tante persone incontrate lungo la sua strada, che lo hanno fatto sentire “parte di un'unica razza, la razza umana”.
Il viaggio di Luca è un po' una metafora della vita, intesa come un lungo percorso, durante il quale ci poniamo obiettivi, che qualche volta possono anche sembrarci impossibili per le nostre capacità, ma che, nonostante le difficoltà, non smettiamo mai di perseguire per arrivare poi al loro raggiungimento. Proprio come ha fatto il nostro scrittore, che non si è mai arreso alla stanchezza e alle complicanze, che ha dovuto affrontare, pur di raggiungere il Giappone, che “era un'Itaca interiore, il termine di un percorso umano”, che lo ha portato persino a conoscere una parte di se stesso, che gli era ignota “come un uomo che scopre la sua immagine tra le increspature di un lago”.
Tutto ciò mi ha ricordato quanto già tanti secoli fa ci hanno insegnato i latini, quando dicevano “per aspera ad astra”.
Non mi resta che ringraziare l'autore per aver deciso di condividere con noi tutti questa esperienza unica e per averci condotto in luoghi tanto rari quanto ammalianti.
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