Concilio di note "..Du...etti di musica"

Ritratto di Giuseppe Maggiore

26 Dicembre 2014, 17:53 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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CONCILIO DI NOTE   "..Du...etti di musica" (CD di Giuseppe Testa)

 

Nella mirifica cornice dell'ottocentesco Teatro Comunale "Cicero" di Cefalù, chicca architettonica sorta nel 1818 grazie all'impegno culturale ed economico di un gruppo di lungimiranti  notabili  cefaludesi, che, acquisito il terreno dal Comune, affidarono il progetto e la direzione delle opere all'Arch. Antonio Caruso (fabbrica che successivamente, verso il 1870 circa, venne ampliata con la sopraelevazione del loggione a cura dell'Arch. Emanuele Labiso e decorata nel soffitto dal pittore Rosario Spagnolo),  in questa bomboniera che riluce ancora degli onirici fasti di un periodo storico nel quale il pensiero regnava sovrano e le coscienze non erano ancora state inquinate, distratte o alienate dagli ultimi ritrovati della tecnica moderna (apparecchiature elettroniche, oggi indispensabili e di uso comune, che convivono con noi nelle nostre case e anche fuori) che ingenerano il miraggio di ineludibili sempre soddisfacibili maggiori bisogni presenti e futuri, in questo ambiente sicuramente riservato ad esclusivi fatti d'arte e di cultura, il 23 Dicembre scorso il musicista Giuseppe Testa ha presentato ad uno scelto pubblico il suo nuovo CD dal titolo "Du...etti di musica", comprensivo di 10 brani eseguiti da musicisti del Teatro Massimo di Palermo, da insegnanti del Conservatorio di Caltanissetta e da eminenti musicologi della nostra città e concepiti in linguaggi pentagrammatici differenti nei quali la fonetica lirica si estrinseca nella timbrica dei vari strumenti utilizzati (che vanno dal clarinetto al pianoforte, dall'oboé al sax, dal tamburo al fagotto e alla voce umana, mezzi che impegnano, in buona sostanza, un arco armonico di immancabile impatto culturale).

 

Fotografie di Giacomo Sapienza pubblicate su Cefalunews

 

La manifestazione è stata la prima di un susseguirsi di altre sei (su un totale di 32 appuntamenti previsti per le correnti festività natalizie e di fine d'anno) che saranno curate dall'Ass.ne Musicale S. Cecilia di Cefalù.

Come ha chiarito l'Autore, il CD prende spunto da una divertente vignetta del M° Corrado Cristaldi, disegno che ha connotato anche la copertina del disco.

 

 

Introdotti da una brillante ed estrosa Cinzia Matassa (fra l'altro consorte dell'artista), che ha spiegato l'iniziativa della compagine musicale impegnata a costo zero nei programmi e patrocinata dal Comune che ha graziosamente concesso il locale del teatro, si sono alternati in una acculturata ed acculturante disamina lo stesso Testa, Livio D'Angelo e Nicola Mogavero dando vita alla indetta presentazione del citato CD.

 

 

Una lectio magistralis, insomma, esplicativa di una tecnica laboriosa che sta alle spalle di una determinata composizione musicale e che ne anima la dimensione armonica.

Tecnica, a me che in fatto musicale mi attengo superficialmente al risultato compiuto, possibilmente melodico, del tutto sconosciuta ma all'esplicazione delucidante e gradita.

Sappiamo tutti chi è Giuseppe Testa, artista universalmente apprezzato nel circondario ed oltre, sul quale nel Maggio scorso già ebbi modo di scrivere.  

Per onore di firma, come si dice, ripetiamone, comunque, un brevissimo profilo in tratto di penna e per sommi capi (perché le benemerenze e le prove sostenute e superate dal Nostro sono molteplici): nato nel 1967, da giovanissimo intraprende gli studi musicali sotto la sapiente guida del M° Vilardi e si diploma nel 1986 al Conservatorio Bellini di Palermo. Inizia l'attività concertistica sia come solista sia in formazioni cameristiche, quali le associazioni "Amici della Musica" di Termini Imerese, di Caccamo, di Modica, di Palermo, di Alcamo, della Fidapa di Cefalù, ecc.

Nel 1987 risulta finalista al Concorso Nazionale per orchestra Giovani e sempre nello stesso anno vince il 3° premio al 3° Concorso Nazionale Giovani Musicisti di Modica; nel 1992 vince il 4° premio alla Prima Rassegna Naz.le Giovani Solisti a Bagheria; nel 1993 lo vediamo vincitore del 1° premio alla Rassegna Naz.le Musicale ancora a Modica; nel 1994 diviene Direttore del Coro M. SS/ma di Gibilmanna e nel 1995 consegue il Diploma di strumentazione per Banda al Conservatorio G. Martini di Bologna.

E potrei anche continuare; ma, così facendo, mi mancherebbe l'agio per accennare al contenuto di questo CD elegantemente profferto alla pubblica fruizione; perché l'argomento è vasto, lo spazio è carente e questa è soltanto una semplice disamina e non un accreditato trattato.

Mi limiterò, pertanto, soltanto ad annotare che oggi, oltre a varie altre direzioni di complessi bandistici, Giuseppe dirige la Banda Musicale S. Cecilia di Cefalù (con la quale ha vinto prestigiosi premi in numerosi concorsi) e coopera come compositore con varie case editrici.

Accanto all'Autore sul palco, così come in precedenza si è accennato, Livio D'Angelo, esperto professionista clinico, nonché apprezzato musicologo e direttore del complesso vocale, da lui formato, Associazione Siciliana Musica per l'Uomo, con il quale si esibisce un pò dovunque mietendo meritatissimi successi.

Il terzo relatore, il musicista Nicola Mogavero, sassofonista, compositore, orchestratore, diplomato col massimo dei voti nel 2003 presso il Bellini di Palermo e detentore di altri svariati diplomi e specializzazioni  con al suo attivo numerose partecipazioni.

Ciò che accomuna i due musicisti, Testa e Mogavero, è l'essere stati discepoli del M° Betta, di chiara fama e dottrina musicale.

Durante la performance esplicativa è stata offerta al pubblico l'audizione di numerosi brani contenuti nel CD presentato, diversificati da una connotazione artistica ben definita e scanditi da una altrettanto determinata titolazione e per i quali ci sembra utile riportare le spiegazioni, attinenti a ciascuna composizione, fornite dall'artista stesso: Cigola la Carrucola, per soprano e clarinetto ( "... la lirica, costruita intorno alla figura di un secchio... che viene tirato su dal fondo di un pozzo o che ne ridiscende, ...presenta suoni duri ed aspri e, a tratti, dolci e vellutati, che il clarinetto rende mirabilmente e dove le assonanze, le consonanze e le iterazioni foniche creano un effetto d'eco e rendono compatto e musicale il ritmo..."); Inseguendosi così... per caso, per clarinetto e fagotto ("...rapsodia che miscela vari linguaggi..."); Ninfea, per òboe e pianoforte ("...romanza molto melodica dal carattere amoroso e sentimentale..."); Opposti, per clarinetto piccolo e clarinetto basso ("...riflessioni in musica su modi diversi di concepire sentimenti...");  Amore tatta ta, per due tamburi ("...composizione scritta in occasione del matrimonio di due amici...");  Che fine ha fatto,  per soprano e pianoforte (su testo del bravo attore Tony Forte "...brevissima lirica che sottolinea la nostalgìa per una terra che col passare del tempo è divenuta quasi irriconoscibile..."); Vorrei volare, per soprano e pianoforte (su testo di Salvatore Gugliuzza "...descrive la voglia di libertà e nel contempo di amore...."); Momenti,  tre movimenti per sax soprano e fagotto (riflessioni ispirate a tre quadri del pittore Forte in cui ogni quadro è rappresentato da un movimento...", componimenti, dei quali l'ultimo, molto pregnante e virtuosistico, vuole significare  (" ... la frenesìa e la gioia dell'incontrarsi, del raccontarsi..."); Impulsi,  in 5 tempi per clarinetto e percussioni ("...brano in cui si esplorano le possibilità timbriche e tecniche del clarinetto in unione alle percussioni...") e Note d'amore, composizione elegante per clarinetto e pianoforte scritta in occasione del matrimonio della nipote.

Intanto, di primo acchito, c'è da osservare che il motivo catalizzatore di tali espressioni liriche è l'evidente intimistica partecipazione degli interpreti all'assunto della tematica che ha determinato la scrittura; l'afflato creativo che, in altri settori, amalgama materia e forma; il partecipe sentimento artistico che accomuna la linfa creatrice del pezzo al virtuosismo dell'esecuzione; l'armonica simbiosi dello stimolo esaltativo proteso nella spasmodica ricerca del bello.

Fra queste esternazioni  intimistiche risalta il 3° tempo dei  Momenti suonato dal vivo dal duo, Nicola Mogavero (sax soprano) e Filippo Barracato (fagotto), in cui, con estrema evidenza, palpabile, se vogliamo, la magistrale prestazione degli interpreti si stempera nel sentimento profuso dall'autore sul pentagramma.

 

 

Anche Filippo Barracato non è affatto nuovo a partecipazioni,  a concorsi, a collaborazioni o a docenze.  Intrapresi gli studi nel 1998 presso il Conservatorio Bellini di Palermo si diploma nel 2005 col massimo dei voti. Oggi svolge  attività concertistica da solista e con i più svariati gruppi da camera.

Un esame capillare, un'indagine approfondita, non esaustiva, comunque (per gli innumeri elementi qualificativi da vagliare), che focalizzi in generale la complessione psicologica di un artista, in qualunque campo esso si protenda, considerandone le multiformi sfaccettature propulsive, si rivela abbastanza arduo, sia perché la linfa creativa sfugge in massima parte alle aliene osservazioni e non rimangono all'osservatore che delle semplici intuizioni derivate dalla sostanza dell'opera che si esamina, sia perché le vere motivazioni che l'hanno prodotta è solo l'artista a poterle conoscerle profondamente; e i fruitori, benché accreditati, possono solo congetturarle.

Ora, volendo tentare un giudizio, più o meno pertinente e sereno, per quanto si possa alla luce della precedente considerazione, è da dire che il Testa affonda le sue radici ispirative in una perfetta conoscenza tecnica del pentagramma e dei suoi attributi, dimensione per niente sottovalutabile, alternando il classico al moderno e inoltrandosi nello studio delle possibilità canore dei vari strumenti da lui adoperati.

A ciò si aggiunga la costante sua ricerca formale, timbrica, tonale e la sua sperimentazione in campo lirico tendente al raggiungimento di una fusione armonica dei vari linguaggi musicali trattati, alla luce della primaria considerazione che tutto il suo processo creativo è determinato dall'incondizionato amore per la musica.

Du...etti di musica rappresenta, in sostanza, un coacervo compositivo multisonante che lega i rapporti interdipendenti di una musicalità armonicamente cromatica.

Elegiaci, per me, il 3°, il 6° ed il 7° brano della nutrita raccolta; rispettivamente titolati: Ninfea, Che fine ha fatto e Vorrei volare. In essi l'assunto melodico emerge e prepondera generando un'armonia ed una ricettività di tutto rispetto: elementi determinanti che accomunano i pezzi alle grandi espressioni liriche di un passato classico.

"....Gli artisti... (recita Nietzsche)...non hanno il pudore delle proprie esperienze: le sfruttano..." e  "...Grazie alla musica le passioni godono di se stesse..."

È indiscutibile che la sensibilità individuale sostanzi gli esternati flussi creativi.

L'artista, ogni artista, di essi si avvale facendo leva sulla proprie più intime conoscenze acquisite negli anni giovanili se non addirittura nella prima infanzia. Sono le impressioni, frutto delle primarie percezioni, i desideri, gli ancestrali apprendimenti, che rappresenteranno poi la base formativa dell'anima dell'individuo e della conseguente volitiva sua caratteriale determinazione.

I suoni, quindi, prodotti  dagli assolo, cioè, del flauto, del clarinetto, del fagotto, o dell'òboe, che a primo udito potrebbero ingenerare la parvenza di dissonanze che vagamente indurrebbero all'ipotesi di una comune matrice dodecafonica (disciplina, quest'ultima, per farvi toccar con mano che in fondo in fondo qualche parvenza di cultura musicale ce l'ho anch'io quantunque prima per estrema modestia abbia asserito di non averne conoscenza, individuata da M. Hauser e da A. Schouberg e basata sulla equivalenza dal punto di vista armonico dei 12 semitoni della scala temperata, attorno alla quale gravitano gli altri suoni senza che si formino funzioni tonali), sono invece elementi rappresentativi che, sotto forma di voler saggiare le possibilità canore del mezzo, come ho accennato prima, denunziano e mettono a nudo la sensibilità di uno stato d'animo particolare, di un affetto (per dirla con Freud), di un sentimento, cioè, che pervade l'animo del musicista nel particolare momento di grazia in cui il suono viene concepito ed emesso.

L'ho detto e scritto già altrove: certa musica di Testa riecheggia i paesaggi assolati o bianchi privi di nuvole o le vaste desertiche steppe, irreali paesaggi dove il personaggio, solitario,  si trova a muoversi in una dimensione pressoché onirica rapportando il proprio confuso stato d'animo all'ambiente circostante, immagini d'effetto molto care al primo Antonioni se non addirittura a Bergman o a Fellini (si veda, di quest'ultimo, il finale de La dolce vita, quando i personaggi, sulla rena, sono catalizzati dalla visione sconcertante del grosso pesce morto),  si rivela consona ad una realtà eminentemente cinematografica, d'essai, esaustiva di una particolare tensione emotiva, determinando un processo evolutivo sempre in progress e di rara efficacia visiva; musica che in parte, grazie alla cortesia dell'autore, io ho anche avuto modo di utilizzare in qualche mio lavoro filmico.

Resta, comunque, culturalmente, Testa, un attento ricercatore musicale; oltre che un caro amico.

 

Cefalù. 26 Dicembre 2014.                                                                                                                                       Giuseppe Maggiore