Quarta "stazione" de "I Narratura" al "Largo Eroi del Mare"

Ritratto di Giuseppe Maggiore

29 Giugno 2014, 10:53 - Giuseppe Maggiore   [suoi interventi e commenti]

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QUARTA  "STAZIONE"  de "I NARRATURA"
al "Largo Eroi del Mare"

"...a egregie cose il forte animo accendono..." gli exempla "...dei forti..."  (parafrasando Foscolo).

 

Prima, il "Largo Eroi del Mare", recente intitolazione dell'atavico sito, veniva inteso "Il molo", realizzato nell'anno 1623 su una teoria di scogli che si protendevano sul mare e allora denominato "Capo Marchiafava".

Si trovava contiguo a un possente bastione, fortezza munita d'armi e d'armati, eretto a difesa della città e dedicato dal Vescovo di allora, don Pietro Corsetto, a San Michele.

Era chiamato "Bastione del Granaro", appunto perché, pare, che infrangendosi sugli scogli durante un cruento fortunale, vi fosse naufragata una nave piena di grano che portava i rifornimenti alla città.

Da "grano" a "Granaro", la differenza è minima.

Nel periodo dell'ultima guerra la punta della banchina venne dotata di una garitta, che poi, però, fu debitamente smantellata.

Da questo "Largo Eroi del Mare", ex "Molo" e prima ancora "Capo Marchiafava", ogni sera, sessant'anni fa, seguendo un rito, ricordo che si dipartivano per andare a pesca le barche a remi dei pescatori  che erano tirate in secco sulla spiaggetta oggi attrezzata per la balneazione.

Come tutto cambia da un'epoca all'altra!

E "...l'uomo e le sue tombe e le estreme sembianze della terra e del ciel traveste il tempo..." dice ancora Foscolo.

In tal storico luogo, ieri sera eretto a prestigiosa ribalta, il pluriconosciuto  Antonio Barracato e la sua non meno acclarata compagine formata dal musicista Salvo Leggio (artista e compositore, come altrove asserito, di puro stampo melodico, nonché esecutore virtuoso e d'eccezione, che, come di consueto, nell'arco della serata ha pure eseguito alla chitarra un assolo del suo repertorio) e, per l'occasione, dal fine dicitore Vincenzo Antonio Giannone  (personaggio di spicco dotato di indubbia presenza scenica, che, con appropriato tono da consumato attore ha letto delle liriche dello stesso Barracato), "I Narratura" insomma, hanno esplicato il loro quarto intervento inerente all'ormai collaudato programma "Cefalù, la poesia si fà strada", risaputa silloge narrativa di concezione barracatiana, diretta discendente dalla popolare tradizione itinerante dei cantastorie; fenomeno, questo, che, assieme alla tradizionale "opera dei pupi" rappresenta il vero fautore della commedia dell'arte siciliana.

Le fotografie prive di indicazione presenti nell'articolo sono state realizzate da Leo Ruvituso

Questa volta la corale esibizione è stata opportunamente presentata dalla poliedrica Angela Macaluso, insostituibile musa di una dimensione culturale divulgativa, adusa a ruoli del genere, che col suo inimitabile stile ha connotato con un tocco di squisita elegiaca classe l'intera performance, plasmandola con quella sua personalissima adamantina  verve di cui spesso molti speakers risultano privi.

Pregevolissimo il suo apporto professionale, impreziosito dal riferimento alla valenza della "sicilianità", espresso a braccio e sgorgato dall'intimo impulso del suo gusto e dalla sua innata sensibilità.

Il poeta di turno, o, meglio, questa volta, la poetessa, oltre allo stesso Barracato, che, in quanto creatore della compagine permane doverosamente onnipresente in tutte le edizioni del programma sia come autore delle  liriche dallo Stesso declamate con passione e sentimento che come direttore del complesso, è stata la termitana Rosaria Lo Bono, profonda e perspicace artista che ha al suo attivo numerose partecipazioni a concorsi di poesia in vernacolo.

Nello scorso Natale, nella chiesa del Purgatorio in Cefalù la Stessa ha conseguito il primo premio nella manifestazione poetica indetta.

L'incipit della serata è stato attuato dallo stesso Barracato con la sua lirica "U vecchiu misteri", componimento a tematica sociale che con occhio accorato focalizza una situazione umana non accettata e spesso criticata ed emarginata da un perbenismo saccente degno di miglior causa: il fenomeno della prostituzione.

E' indicativo il verso di apertura che riconduce ad una realtà esistenziale amara che fà parte del nostro tempo così come ha fatto parte delle epoche passare sin dagli albori della vita: ".. Appena fà scuru vinninu amuri..."; un verso che (multum in parvo) con cinque battute dice tutto, catechizzando l'interlocutore in maniera irreversibile.

"...Ne facci (delle donne aduse al meretricio) ci leggi disperazioni..." continua ancora Barracato, partecipe del pathos delle prostitute, compenetrandosi nel loro problema esistenziale;  e poi prorompe nella ineluttabile considerazione che dà la stura alla sua contenuta amarezza  "..Su poviri fimmini, nun basta criticari...".

Qui l'animo del poeta si commuove al cospetto di una impietosa realtà.

La Lo Bono ha recitato, fra le altre,  una sua toccante lirica dal titolo "Famigghia d'oggi". In essa l'autrice innalza un intimo canto, pura espressione di un'anima  altruista, fomentando la speranza di un ritorno ai veri valori della vita che oggi appaiono alterati e misconosciuti, per non dire quasi del tutto scomparsi.

Ha anche declamato, la Lo Bono, un'altra sua composizione dall'espressivo titolo "U Piscaturi", nella quale il lirismo di un realismo cocente ha tracimato gli argini di una nomenclatura letteraria a volte impari all'assunto.

Originale e interessante e, sotto certi aspetti, addirittura mirifica, la "lectura Dantis", operata in finale dal Barracato con una pregevole trasposizione in siciliano del tratto iniziale del testo dantesco.

Assenti, purtroppo, per concomitanti manifestazioni o per impegni inerenti alle pubbliche cariche ricoperte, i maggiori esponenti delle Istituzioni cittadine.

Fra il pubblico, la Signora Miriam Agnello Antinoro, raffinata e attenta cultrice di similari manifestazioni, già presente in altre precedenti performances, oltre a poeti vernacolari del calibro di Franco Catalano e di Pina Granata, artisti di meritata fama e a vari rappresentanti della cultura.

Nota, se vogliamo, folkloristica: due spose con i relativi compagni, pervenute in loco per le rituali fotografie sullo sfondo del paesaggio marino, hanno impremeditatamente attraversato l'improvvisato set determinando al loro apparire un più che nutrito applauso.

 

Cefalù, 29 Giugno 2014                                                                                                                                                Giuseppe Maggiore

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Interventi precedenti:

Terza "stazione" de "I Narratura" – Giuseppe Maggiore – 21 giugno 2014 (http://www.qualecefalu.it/node/11468)

"I Narratura" al "Lavatoio" – Giuseppe Maggiore – 16 giugno 2014 (http://www.qualecefalu.it/node/11418)

Palcoscenico aperto – Giuseppe Maggiore – 8 giugno 2014 (http://www.qualecefalu.it/node/11315)

Cefalù, la poesia si fà strada – Giuseppe Maggiore – 14 maggio 2014 (http://www.qualecefalu.it/node/10965)

ed inoltre

Locandina e programma degli incontri al link: http://www.qualecefalu.it/node/10815

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